Carewe diede il codice di priorità, volutamente complicato, che tutti i dirigenti della Farma conoscevano a memoria e che serviva per le comunicazioni d’emergenza. La segretaria, una visione nella mente del computer, annuì dolcemente. — Il signor Barenboim sarà a casa del signor Emmanuel Pleeth all’incirca fino a mezzanotte. Devo passarvi la linea? — Carewe spense il comunicatore, e l’immagine, delusa, svanì in una nube di luce. Carewe, d’istinto, aveva pensato di chiamare Barenboim, ma se la presunta scomparsa di Athene aveva a che fare col progetto dell’E-80, bisognava usare la massima cautela. Era difficile tenere sotto controllo le linee di comunicazione, ma Carewe era sicuro che si potesse fare.
Tornò alla sua pallottola. Ormai aveva imparato a camminare a una buona velocità, con un passo un po’ storto e irregolare, senza che il polmone destro gli saltellasse dentro il petto. Si sentiva le gambe deboli: praticamente non mangiava da due giorni. Non era mai stato a casa di Pleeth, per cui aveva solo una vaga idea di dove si trovasse, ma diede l’indirizzo all’orientatore della pallottola, e l’orientatore gli consigliò il percorso più breve. Mezz’ora dopo, superava i cancelli di una villa, circa dieci chilometri a nord di Three Springs. L’edificio era basso, costruito in pietra vera. Una luce calda usciva dalle finestre e scivolava lungo i prati a terrazza. La vegetazione foltissima, il tepore innaturale dell’aria gli fecero capire che l’intero appezzamento di terreno era protetto da un impianto di controllo ambientale. Sceso dalla pallottola, Carewe si guardò attorno sbalordito, respirando quell’aria profumata. Era prevedibile che il vice-presidente della Farma guadagnasse parecchio; ma fino a quel momento Carewe non aveva capito in quale lusso potesse vivere Pleeth, l’uomo dal sorriso imperscrutabile. Superò il patio. Stava per raggiungere l’ingresso, quando la porta si spalancò. Barenboim corse fuori, le mani protese verso Carewe, mentre la faccia enigmatica di Pleeth scrutava dalla soglia.
— Devo parlarti, Hy. — Carewe notò la sollecitudine esagerata di Barenboim, capì che l’altro stava recitando a suo esclusivo beneficio, ma non riuscì a spingersi più oltre nell’analisi del comportamento di un uomo vecchio di due secoli.
— Certo. Entra, vieni a sederti. — Barenboim gli afferrò il braccio e lo spinse avanti, mentre Pleeth si spostava in silenzio. — Mi è giunta notizia che in Africa sei stato ferito e ricoverato in infermeria, poi ho saputo che sei scomparso. Eravamo preoccupati. — Entrarono in una stanza grande, piena di libri. Chiazze di luce soffusa illuminavano i mobili di legno. Sul tavolo al centro c’era un piccolo mappamondo. Carewe si lasciò cadere in una comoda poltrona, davanti a un fuoco che scoppiettava nel camino e che sembrava molto vero.
— Io non sono scomparso — disse. — Però è scomparsa mia moglie.
— Al giorno d’oggi, una donna non può sparire, Willy. Si lasciano sempre dietro una traccia di prelievi di crediti nel…
— È una faccenda seria — scattò Carewe, e scoprì, sorpreso, che il timore reverenziale che Barenboim gli ispirava era svanito completamente.
— Certo, Willy. Non intendevo… — Barenboim lanciò un’occhiata a Pleeth che, immobile in un angolo della stanza, ascoltava attentamente. — Forse sarà meglio che mi racconti cos’è successo.
— Qualcuno ha cercato di uccidermi, e adesso Athene è scomparsa. — Carewe s’interruppe un attimo, osservò la faccia di Barenboim, poi raccontò gli avvenimenti degli ultimi due giorni.
— Vedo — disse Barenboim, alla fine. — E tu pensi che c’entri in qualche modo l’E-ottanta?
— Tu cosa ne dici?
La faccia di Barenboim era una maschera di preoccupazione. — Mi dispiace ammetterlo, Willy, ma sono portato a darti ragione. Si tratta esattamente del tipo di cose che abbiamo fatto del nostro meglio per evitare.
— Ma… — Carewe si era cullato nella speranza che l’altro rifiutasse la sua teoria. — Se qualcuno ha rapito Athene, cosa ne sarà di lei?
Barenboim si avvicinò a una credenza, versò da bere. — Se per caso credi che possano farle del male, scordatelo. Le ricerche che interesserebbero a uno specialista della biostasi devono per forza svolgersi su un soggetto in buona salute.
— Che tipo di ricerche?
— Va bene il whisky? — Barenboim gli passò il bicchiere.
— Manny potrebbe essere molto più preciso di me; comunque, fondamentalmente potrebbero volersi assicurare che il feto si sviluppi in modo normale. È un lato molto importante. Hai mai sentito parlare del tali domide?
— Ah… no.
— Poi c’è il problema dell’ereditarietà. Ammettendo che tuo figlio sia maschio, la sua struttura cellulare e i meccanismi di riproduzione biochimica saranno quelli di un mortale o di un immortale? Può anche darsi che i figli di un immortale trattato con l’E-ottanta, cioè di un immortale attivo,siano inattivi dal punto di vista sessuale.
— Non mi sembra che questo cambi molto le cose — disse Carewe, impaziente.