— Tu come la chiameresti? — Carewe si scostò leggermente da Athene. — Quando un uomo con due secoli d’esperienza permette che un’azienda ben avviata come la Farma finisca in…
— La Farma! — esclamò Barenboim. — La Farma non conta niente di niente. Nel giro di poche ore, io, io personalmente, mi guadagnerò un miliardo di neodollari… Questa la chiameresti incompetenza?
— Non… — La tensione di portare avanti quella conversazione fasulla riempiva di sudore la fronte di Carewe. Cercando di essere il più naturale possibile, si liberò completamente dall’abbraccio di Athene. — Non capisco…
— Certo che non capisci. Non hai nemmeno capito che l’E-ottanta, il biostatico miracoloso che ti sei iniettato, era una balla. Non hai capito che mi stavo servendo di te, Willy. Di te e di tua moglie.
— Ti servivi di noi? — Carewe guardò Athene: la faccia di lei era quasi fosforescente per il pallore. — Ma…
— Sono stato io a inventare la storia dell’E-ottanta, Willy. E non l’ho tenuta segreta, come credevi tu. Ho fatto in modo che un gruppo eurasiatico ricevesse le poche informazioni sufficienti a…
— Al diavolo queste porcate — sbottò Carewe, invaso da un senso di premonizione. — Cos’hai fatto a me e ad Athene?
Barenboim tornò padrone di sé, sorrise gelido. — Naturalmente, Willy, non avevo calcolato che la tua strana fissazione emotiva avrebbe distorto il tuo giudizio sull’intera operazione.
Carewe fece un passo in avanti, incurante del laser. — Allora? Cosa ci hai fatto?
— Eravate solo due cavie, amico. E per dimostrare l’efficienza dell’E-ottanta dovevate fare un figlio. La tua iniezione era soltanto acqua pura. Quella di tua moglie era una cosa molto diversa.
— Cioè?
— Non hai notato niente di strano nel suo comportamento, dopo l’iniezione?
Carewe ripensò ai tre giorni trascorsi al lago Orkney. Athene era stata invasa da un fuoco erotico praticamente impossibile in condizioni normali. — Vuoi dire…
— Un afrodisiaco alquanto costoso, Willy, ma era indispensabile per far restare subito incinta tua moglie. — Barenboim sorrise ancora. — E senz’altro anche tu ci avrai guadagnato qualcosa.
Carewe si voltò verso la moglie. — Athene, io… — Gli mancò la voce.
— Tutto a posto, Will.
Carewe si mosse verso Barenboim, lentamente, le gambe irrigidite. — Sarà meglio che tu mi uccida adesso — sussurrò. — Altrimenti…
Barenboim si strinse nelle spalle, accese la torcia, spinse avanti il cursore.
— Fermo — urlò una voce dalla scala. — Cosa stai facendo.
— Hy? — Manny Pleeth apparve sugli scalini, gli occhi venati di rosa puntati su Barenboim.
— A te cosa sembra?
— Mi sembra un omicidio… E questo non l’ho mai accettato. — Pleeth scese gli ultimi scalini, avanzò nel laboratorio. Il solito sigaro d’oro gli pendeva dal collo. Il cervello di Carewe, prigioniero di una stasi gelida, notò un particolare assurdo: Athene si ritraeva davanti a Pleeth, davanti all’uomo che stava tentando di salvarle la vita.
E dai, Manny. — Barenboim sembrava stanco. — Pensavo che tu fossi un realista.
— Niente omicidi!
— Manny, tra qualche ora tu e io riceveremo un miliardo di neodollari. — Barenboim teneva la torcia puntata sul petto di Carewe. — In cambio di questo miliardo di neodollari, daremo una formula che vale esattamente zero. Quando i nostri clienti scopriranno la verità, si infurieranno. Mi segui? È abbastanza semplice fin qui?
— Non ho mai accettato di arrivare all’omicidio.
Barenboim proseguì con una precisione estrema, beffarda. Prevedendo la collera dei nostri clienti, e quindi il desiderio molto naturale di vendicarsi, noi due abbiamo predisposto le cose in modo da sparire. Per riuscirci, ci occorrono parecchi giorni di vantaggio. E dove credi che potremmo arrivare, nel mondo di oggi, se i nostri due amici si mettessero a strillare?
— Potremmo legarli e imbottirli di droga.
— Vero, però qualcun altro potrebbe slegarli e annullare l’effetto della droga. Lo sapevi che il nostro Willy è già stato alla polizia?
La faccia liscia come la plastica di Pleeth si girò verso Carewe. — Ma perché?
— Perché il tuo socio — Carewe caricò d’enfasi quel termine, — cerca di uccidermi da diversi giorni. Sei in guai grossi, Manny.
— Esattissimo — intervenne Barenboim. — Persino Willy ha capito che ormai è troppo tardi perché tu ti lasci prendere dagli scrupoli, Manny. Ora…
Athene, che era indietreggiata verso la scala, emise un singhiozzo tremulo, e Barenboim puntò su di lei la torcia. Carewe si lanciò in avanti, ma fu troppo lento: Pleeth, molto più veloce, si era già messo tra Athene e il laser.
— Va bene — disse Pleeth. — D’accordo, bisogna chiudere la bocca a Carewe. Ma non alla donna. Portiamola… portiamola con noi.
— Che cosa ti è successo, Manny?
— Ma è incinta! — Le parole parvero squassare la gola di Pleeth.
— E allora? — La fronte di Barenboim si corrugò leggermente. — Non sei tu il padre.
— Io… — La gola di Pleeth si agitò freneticamente. La sua bocca priva di labbra si tese nella parodia di un sorriso. — Il padre sono io, Hy. Non vorrai farmi rinunciare a mio figlio.
— Sei impazzito?