Ricerche condotte da un’intera generazione di eroici ma non celebrati volontari erano state utilizzate per costruire la toletta, che veniva ora considerata più o meno sicura, anche per gli inesperti. Floyd la mise alla prova non appena la caduta libera ebbe inizio. Venne a trovarsi in un piccolo cubicolo, con tutti gli impianti igienici di una normale toletta da aereo, illuminato però da una luce rossa molto forte e sgradevole per gli occhi. Un avviso in grandi lettere annunciava: IMPORTANTISSIMO! PER IL VOSTRO COMFORT SIETE PREGATI DI LEGGERE ATTENTAMENTE QUESTE ISTRUZIONI!
Floyd sedette (si tendeva ancora a farlo, anche in assenza di peso) e lesse le istruzioni parecchie volte. Quando fu certo che non vi erano state modifiche dall’ultimo suo viaggio, premette il pulsante con l’indicazione AVVIO.
Nei pressi immediati un motore elettrico cominciò a ronzare, e Floyd sentì che stava muovendosi. Come lo avevano consigliato di fare le istruzioni, chiuse gli occhi e aspettò. Dopo un minuto una campanella suonò sommessamente ed egli si guardò attorno.
La luce era adesso passata a un rasserenante rosabiancastro; ma, quel che più contava, egli si trovava di nuovo in condizioni di gravità. Soltanto una debolissima vibrazione rivelava che si trattava di una gravità spuria, causata dalla rotazione tipo giostra dell’intero cubicolo della toletta. Floyd prese una saponetta e la osservò cadere con un movimento lento; ritenne che la forza centrifuga equivalesse a circa un quarto della gravità normale. Ma era più che sufficiente; bastava a far sì che ogni cosa si muovesse nella direzione giusta, nell’unico luogo in cui la cosa rivestiva un’importanza essenziale.
Premette il pulsante con l’indicazione STOP PER USCITA, e di nuovo chiuse gli occhi. Il peso defluì adagio mentre la rotazione cessava, la campanella suonò due volte, e la luce rossa di avvertimento si riaccese. La porta si aprì poi nella posizione opportuna per consentirgli di scivolar fuori e ritornare nella cabina ove aderì il più rapidamente possibile al tappeto. La novità dell’assenza di peso si era esaurita già da un pezzo per lui, ed egli fu grato alle pantofole Velcro che gli con sentivano di camminare quasi normalmente.
Ebbe tutto il modo di occupare il proprio tempo, anche se non fece altro che restare seduto e leggere. Quando si stancava dei rapporti ufficiali, dei memorandum e delle minute, inseriva lo schermonotizie formato foglio protocollo nel circuito informazioni della nave spaziale e poteva leggere le ultimissime dalla Terra. A uno a uno captava i più diffusi quotidiani elettronici del mondo; conosceva a mente i numeri di codice dei più importanti e poteva fare a meno di consultare l’elenco dietro lo schermo. Spostando l’interruttore sulla memoria a breve termine dello schermo, manteneva ferma su di esso la prima pagina, mentre rapidamente scorreva i titoli e prendeva nota delle notizie che lo interessavano. Ognuna poteva essere inquadrata da un doppio cursore di riferimento; spostando quest’ultimo, un rettangolo formato francobollo si ampliava colmando completamente lo schermo e lo poneva in grado di leggere agevolmente la notizia. Dopo la lettura, tornava alla pagina completa e sceglieva una nuova notizia o un altro articolo da leggere integralmente.
Floyd si domandava a volte se lo schermonotizie e la tecnica fantastica che lo aveva realizzato sarebbero stati l’ultima parola nella ricerca umana di comunicazioni perfette. Eccolo in un punto remoto dello spazio, su una nave spaziale che si allontanava dalla Terra a migliaia di chilometri all’ora, eppure in pochi millesimi poteva esaminare i titoli di qualsiasi quotidiano avesse prescelto. (Questo stesso termine, «quotidiano», naturalmente, era un residuo anacronistico nell’epoca dell’elettronica.) I testi venivano aggiornati automaticamente ogni ora; anche leggendo soltanto le edizioni inglesi, si poteva trascorrere un’intera esistenza non facendo altro che assimilare il fiume di informazioni sempre rinnovato trasmesso dai satelliti delle notizie.
Era difficile immaginare in qual modo il sistema potesse essere perfezionato o reso più comodo. Ma, prima o poi, supponeva Floyd, esso sarebbe tramontato, per venir sostituito da qualcos’altro di inimmaginabile come lo sarebbe stato lo stesso schermonotizie per Caxton o per Gutenberg.
La lettura di uno di quei minuscoli titoli elettronici induceva spesso a un’altra riflessione. Quanto più erano miracolosi i mezzi di comunicazione, tanto più banale, di cattivo gusto e deprimente sembrava essere il contenuto delle notizie che trasmettevano. Incidenti, delitti, disastri naturali e causati dall’uomo, minacce di guerra, tetri articoli di fondo… tutte queste cose continuavano a essere il succo dei milioni di parole diffusi nell’etere. Eppure Floyd si domandava altresì se questo fosse, tutto sommato, un fatto negativo; i quotidiani di Utopia, aveva deciso già da un pezzo, sarebbero stati tremendamente noiosi.