«In ultimo… il suo specifico obiettivo. Sembra incredibile che forme di vita progredite possano esistere su Saturno, o possano mai essersi evolute su una qualsiasi delle sue lune. Avevamo progettato di esplorare l’intero sistema, e speriamo ancora che lei possa attuare un programma semplificato. Ma per il momento dovremo forse concentrarci sull’ottavo satellite… Giapeto. Quando giungerà il momento della manovra terminale, decideremo se lei dovrà avere il rendezvous con questo straordinario oggetto celeste.
«Giapeto è unico nel sistema solare… lei lo sa già, naturalmente, ma, come tutti gli astronomi degli ultimi trecento anni, probabilmente vi avrà pensato ben poco. Mi consenta quindi di ricordarle che Cassini, il quale scoprì Giapeto nel 1671, osservò altresì che esso era sei volte più luminoso su un lato della propria orbita che sull’altro.
«È questa una differenza straordinaria, e nessuno ha mai saputo darne una spiegazione soddisfacente. Giapeto è così piccolo, ha un diametro di circa milletrecento chilometri, che anche nei telescopi lunari si riesce a malapena a scorgerne il disco. Sembra però che su uno degli emisferi esista un punto brillante e curiosamente simmetrico, il quale potrebbe avere qualche rapporto con il TMA-1. Io penso a volte che Giapeto abbia lampeggiato verso di noi come un eliografo cosmico per trecento anni, e che noi siamo stati troppo stupidi per capirne il messaggio…
«Sicché ora lei conosce il suo vero obiettivo, e può rendersi conto dell’importanza vitale di questa missione. Ci auguriamo tutti che possa ancora fornirci alcuni dati per un annuncio preliminare; il segreto non può essere mantenuto all’infinito.
«Per il momento non sappiamo se sperare o temere. Non sappiamo se, sulle lune di Saturno, lei troverà il bene o il male… oppure soltanto rovine mille volte più antiche di Troia.»
PARTE V
LE LUNE DI SATURNO
31. SOPRAVVIVENZA
Il lavoro è il rimedio più efficace dopo qualsiasi spavento, e Bowman aveva ora lavoro a sufficienza per tutti i suoi compagni di viaggio perduti. Il più rapidamente possibile, incominciando dagli impianti vitali senza i quali lui e l’astronave sarebbero periti, doveva rendere di nuovo la Discovery completamente operativa.
Il mantenimento della vita aveva la precedenza assoluta. Molto ossigeno era andato perduto, ma le riserve continuavano a essere sufficienti per un solo uomo. La regolazione della pressione della temperatura era quasi completamente automatica, e soltanto di rado si presentava la necessità dell’intervento di Hal. Gli apparecchi di controllo a Terra potevano ora svolgere molti dei compiti più importanti del calcolatore ucciso, nonostante l’inevitabile ritardo prima che potessero reagire a nuove situazioni. Ogni inconveniente negli impianti di mantenimento della vita, tranne un grave squarcio nelle pareti esterne dell’astronave, avrebbe impiegato ore per rendersi manifesto, e vi sarebbe stato un lungo preavviso.
I generatori elettrici e i sistemi di navigazione e di propulsione dell’astronave erano intatti… e degli ultimi due, in ogni caso, Bowman non avrebbe avuto bisogno ancora per mesi, fino a quando non fosse giunto il momento del rendezvous con Saturno. Anche da grande distanza, senza l’ausilio di un calcolatore a bordo, la Terra avrebbe ancora potuto dirigere questa operazione. Le rettifiche finali dell’orbita sarebbero state alquanto tediose, a causa della costante necessità di controlli, ma questa non poteva essere considerata una difficoltà grave.
Il compito di gran lunga peggiore era consistito nel vuotare le bare che ruotavano entro il tamburo. Fortunatamente, pensava Bowman con gratitudine, i componenti della squadra di ricognizione erano stati suoi colleghi, ma non intimi amici. Si erano addestrati insieme soltanto per alcune settimane; rievocando la cosa, adesso, egli si rendeva conto che anche questa aveva costituito in vasta misura una prova di compatibilità.
Dopo aver finalmente chiuso gli hibernacula vuoti, si sentì alquanto simile a un predone di tombe egizie. Ora Kaminski, Whitehead e Hunter avrebbero raggiunto tutti Saturno prima di lui… ma non prima di Frank Poole.
Chissà perché, egli traeva una strana e bieca soddisfazione da questa certezza.
Non tentò di accertare se il resto dell’impianto di ibernazione funzionasse ancora a dovere. Anche se, in ultimo, la sua vita sarebbe potuta dipendere da esso, era questo un problema che poteva aspettare fino a quando l’astronave non fosse entrata nella sua orbita finale. Prima di allora sarebbero potute accadere molte cose.
Era addirittura possibile, sebbene non avesse ancora esaminato attentamente la situazione delle provviste, che con un severo razionamento egli potesse restare in vita, senza ricorrere all’ibernazione, fino all’arrivo dei soccorsi. Ma se sarebbe riuscito a sopravvivere psicologicamente, oltre che fisicamente, era tutta un’altra questione.