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«Erano bellissimi», aggiunse subito Carlisle, accorgendosi della mia reazione. «Gentili e incantevoli come non puoi immaginare. Non si poteva fare a meno di stare accanto a loro e di amarli, come fosse automatico. Tuttavia non imparavano nulla. Restavano bloccati al livello di apprendimento raggiunto prima di essere stati morsi. Adorabili bimbi di due anni con le fossette e lo sguardo innocente, ma capaci di distruggere mezzo villaggio per capriccio. Si nutrivano seguendo gli stimoli della fame e nessun ammonimento riusciva a trattenerli. Gli umani li videro, le storie iniziarono a circolare, la paura si diffuse come fuoco fra le sterpaglie... La madre di Tanya creò uno di quei bambini. Come per gli altri antichi, non so comprendere le sue ragioni». Fece una pausa per ritrovare un equilibrio. «Ovviamente, intervennero i Volturi».

Quel nome mi fece trasalire come sempre, ma era ovvio che la legione di vampiri italiani, autoproclamatasi stirpe reale, avesse un ruolo centrale nella storia. Non poteva esserci legge senza castigo, e non poteva esserci castigo senza qualcuno che lo infliggesse. Gli antichi Aro, Caius e Marcus comandavano le forze dei Volturi; mi ci ero imbattuta una volta sola, ma in quel breve incontro mi era parso che Aro, con la sua formidabile capacità di leggere le menti — con un solo contatto conosceva i pensieri di una vita intera -, fosse il vero capo.

«I Volturi studiarono i bambini immortali, sia a Volterra, dove risiedono, sia nel resto del mondo. Caius stabilì che i giovani erano incapaci di proteggere il nostro segreto. Dunque dovevano essere distrutti. Come ti ho detto, erano adorabili. Bene, i clan combatterono fino allo stremo pur di proteggerli. La carneficina non fu estesa come nelle guerre del nostro Sud, ma a suo modo si rivelò più devastante. Di clan antichissimi, vecchie tradizioni, amici... gran parte andò persa. Alla fine, la pratica fu totalmente sradicata. I bambini immortali divennero innominabili, un tabù.

Quando vivevo con i Volturi conobbi due bambini immortali e vidi con i miei occhi che aspetto avevano. Aro studiò i due piccoli per anni e anni, ben dopo la fine della catastrofe che avevano scatenato. Sapete quanto sia curiosa la sua indole: sperava di riuscire ad ammansirli. Ma, alla fine, la decisione fu unanime: ai bambini immortali non fu concesso di esistere».

Avevo già dimenticato la madre delle sorelle di Denali, quando la storia tornò a lei.

«Non è chiaro cosa avvenne alla madre di Tanya», disse Carlisle. «Tanya, Kate e Irina restarono totalmente all’oscuro di tutto fino al giorno in cui i Volturi, fatte prigioniere lei e la sua creatura proibita, andarono a cercarle. Aver ignorato l’accaduto salvò la vita a Tanya e alle sue sorelle. Aro le toccò e vide la loro assoluta innocenza, perciò non vennero punite assieme alla madre. Nessuna di loro aveva mai visto il bambino né sospettato della sua esistenza, fino al giorno in cui venne arso fra le braccia della madre. Immagino che lei avesse mantenuto il segreto proprio per proteggerle dal suo ineluttabile destino. Ma perché lo aveva creato, allora? Chi era questo bimbo e perché era così importante da averla convinta a oltrepassare il più proibito dei confini? Tanya e le altre non ottennero mai risposta a queste domande. Ma non potevano dubitare della colpevolezza della madre e non penso l’abbiano mai davvero perdonata.

Malgrado Aro fosse certo dell’innocenza di Tanya, Kate e Irina, Caius voleva mandarle al rogo. Con l’accusa di complicità. Per loro fortuna, quel giorno Aro era in vena di dimostrarsi clemente. Tanya e le sorelle ottennero il perdono, ma da allora sentono una ferita incurabile nel cuore e hanno un profondo rispetto per la legge».

Non so bene quando, ma il ricordo si trasformò in sogno. Con la memoria ascoltavo e vedevo Carlisle, eppure di punto in bianco eccomi di fronte a una radura grigia e deserta, mentre un greve odore di incenso bruciato impregnava l’aria. Non ero sola.

La calca di sagome al centro dello spiazzo, avvolte in mantelli color cenere, avrebbe dovuto spaventarmi. Non potevano essere che i Volturi, mentre io, in barba a ciò che avevano decretato il giorno del nostro ultimo incontro, ero ancora umana. Ma sapevo, come spesso mi accadeva nei sogni, di essere invisibile ai loro occhi.

Disseminati intorno a me c’erano tumuli fumanti. Riconobbi l’aroma dolce nell’aria e non li esaminai troppo da vicino. Non mi andava di guardare i volti dei vampiri appena giustiziati, quasi temessi di riconoscere qualcuno nelle pire ancora roventi.

I soldati dei Volturi si disposero in cerchio attorno a qualcosa o a qualcuno, e sentii il bisbiglio delle loro voci alzarsi in fermento. Mi avvicinai alle figure avvolte nei mantelli, spinta dal sogno a osservare cosa o chi stessero esaminando con quell’intensità. Strisciai con cautela fra due mantelli alti e sibilanti, finché non scoprii l’oggetto della discussione, posto in alto su un montarozzo da cui li dominava.

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