Che la famiglia di Tanya e gli ospiti della riserva Quileute, ovvero il padre di Jacob e i Clearwater, fossero nello stesso luogo nello stesso momento rappresentava una faccenda più che delicata. Quelli di Denali non amavano i licantropi. Irina, la sorella di Tanya, aveva persino rifiutato l’invito al matrimonio. Covava ancora un sentimento di vendetta contro i licantropi che avevano ucciso il suo amico Laurent (il quale a sua volta stava per uccidere me). A causa del suo rancore, la comunità di Denali aveva abbandonato la famiglia di Edward nel suo momento di maggiore difficoltà. Era stata l’improbabile alleanza con i lupi Quileute a salvarci la vita quando l’orda di vampiri neonati aveva sferrato l’attacco...
Edward mi aveva promesso che non sarebbe stato pericoloso che il clan di Denali e i Quileute si tenessero vicini. Tanya e la sua famiglia, con l’eccezione di Irina, si sentivano tremendamente in colpa per la loro defezione. La tregua con i licantropi faceva parte del prezzo che erano disposti a pagare per risarcire il debito.
E se questo costituiva il problema maggiore, ce n’era anche uno minore: la fragilità della mia autostima.
Non avevo mai visto Tanya, ma ero certa che conoscerla non sarebbe stata una bella esperienza per il mio ego. Un tempo, probabilmente prima ancora che io nascessi, aveva fatto il filo a Edward. Non che potessi dare la colpa a lei o a chissà chi altra per averlo desiderato, ma la immaginavo come minimo bellissima e al massimo straordinaria. Malgrado Edward preferisse me, cosa evidente quanto incomprensibile, sapevo che non mi sarei trattenuta dal fare paragoni.
Avevo brontolato un po’ finché Edward, che conosceva le mie debolezze, non mi aveva fatto sentire in colpa.
«Per loro siamo la cosa più simile a dei parenti, Bella», mi aveva ricordato. «Si sentono ancora orfane, sai, malgrado sia passato tanto tempo».
Dovetti riconoscerlo e nascosi il mio broncio.
Tanya aveva adesso una famiglia numerosa quasi come quella dei Cullen. Erano in cinque: alle sorelle Tanya, Kate e Irina si erano aggiunti Carmen ed Eleazar, più o meno allo stesso modo in cui ai Cullen si erano aggregati Alice e Jasper, uniti dal desiderio di vivere in maniera più compassionevole rispetto ai vampiri normali.
Malgrado la compagnia, però, Tanya e le sorelle erano, in un certo senso, ancora sole. Ancora in lutto. Perché, tantissimo tempo prima, anche loro avevano avuto una madre.
Riuscivo a immaginare il vuoto lasciato dalla perdita, persino dopo mille anni. Tentai invano di visualizzare la famiglia Cullen senza colui che ne era il creatore, il centro e la guida: Carlisle, il padre di tutti.
Carlisle aveva raccontato la storia di Tanya una delle tante notti in cui avevo fatto tardi a casa Cullen, cercando di imparare il più possibile e di prepararmi al meglio per il futuro che avevo scelto.
La storia della madre di Tanya era, fra le altre, un ammonimento a non dimenticare, dopo il mio ingresso nel mondo degli immortali, una regola ben precisa. Una sola e unica legge, che si ramificava in migliaia di conseguenze diverse:
Mantenere il segreto significava parecchie cose: vivere senza dare nell’occhio come i Cullen e traslocare prima che gli umani potessero sospettare che non invecchiavano. Oppure starne lontani a ogni costo — pasti esclusi — come avevano vissuto James e Victoria, e come tuttora vivevano Peter e Charlotte, gli amici di Jasper. Significava tenere sotto controllo tutti i nuovi vampiri che si creavano, proprio ciò che aveva fatto Jasper quando viveva con Maria. E ciò in cui Victoria non era riuscita con i suoi neonati.
E significava non creare certe altre cose, soprattutto, perché certe creature non erano controllabili.
«Non conosco il nome della madre di Tanya», aveva ammesso Carlisle, mostrando gli occhi dorati, quasi della stessa sfumatura dei capelli chiari, tristi al ricordo del dolore di Tanya. «Se possono, non parlano mai di lei e non pensano mai volontariamente a lei. La donna che creò Tanya, Kate e Irina, e che le ha amate, credo, visse molti anni prima della mia nascita, in un’epoca disgraziata per il nostro mondo, l’epoca dei bambini immortali. Cosa pensassero di fare gli antichi non l’ho mai capito. Crearono vampiri a partire da esseri umani che erano poco più che lattanti».
Dovetti ingoiare la bile che mi sentii risalire in gola mentre visualizzavo la scena.