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Facendo un bel respiro chiusi gli occhi e arrancai sulle scale fino alla mia stanza. Mi spogliai e, con la sola biancheria addosso, allungai le braccia davanti a me.

«Non sto per infilarti schegge di bambù sotto le unghie», mormorò Alice, che mi aveva seguita.

Non le prestai attenzione. Ero nel mio rifugio felice.

Nel mio rifugio felice tutto il casino del matrimonio era finito, concluso. Già alle mie spalle. Rimosso e dimenticato.

Eravamo soli, soltanto io ed Edward. Lo sfondo era confuso e in perenne cambiamento — dalle nebbie della foresta si trasformava in una città coperta di nubi e poi nella notte artica — perché Edward voleva tenermi nascosta la meta della nostra luna di miele, che doveva essere una sorpresa. Ma non era il dove a riempire i miei pensieri.

Stavo con Edward, dopo aver rispettato dalla prima all’ultima le clausole del nostro compromesso. Lo avevo sposato. Era la parte più importante. Inoltre avevo accettato i suoi regali esorbitanti e mi ero iscritta, per futile che fosse, ai corsi di Dartmouth. Ora toccava a lui.

Prima di trasformarmi in una vampira, il più importante dei suoi obblighi, doveva attenersi a un’altra clausola.

Edward si preoccupava fino all’ossessione delle gioie umane alle quali stavo per rinunciare, le esperienze di cui non voleva privarmi. Ma la maggior parte, per esempio il ballo di fine anno, mi apparivano sciocche. Ce n’era soltanto una che non volevo perdermi. Ovviamente era l’unica di cui, nei suoi desideri, avrei dovuto dimenticarmi del tutto.

Invece era proprio questo il punto. Sapevo poco di ciò che sarei diventata dopo la trasformazione. Avevo visto con i miei occhi i vampiri neonati e ascoltato i racconti dei miei futuri parenti riguardo ai primi giorni fuori da ogni controllo. Per molti anni il tratto principale della mia personalità sarebbe stata la sete. Ci avrei messo tanto tempo prima di tornare me stessa. E anche una volta riacquistato il controllo, non mi sarei mai più sentita come in questo istante.

Umana e appassionatamente innamorata.

Volevo godermi l’esperienza completa prima di cedere il mio corpo caldo, fragile, zeppo di feromoni, in cambio di qualcosa di bellissimo, forte e sconosciuto. Volevo una vera luna di miele con Edward. E malgrado il pericolo a cui temeva di espormi, lui aveva accettato di provare.

Mi accorsi appena di Alice e della carezza della seta sulla pelle. Per il momento non m’interessava che la città intera parlasse di me. Non pensavo allo spettacolo del quale, di lì a poco, sarei stata protagonista. Non mi preoccupavo di inciampare nello strascico, di scoppiare a ridere nel momento sbagliato, di essere troppo giovane, degli sguardi di tutti i presenti fissi su di me e nemmeno del posto vuoto lasciato dal mio migliore amico.

Stavo con Edward nel mio rifugio felice.

2

Lunga notte

«Già mi manchi».

«Non sono obbligato ad andarmene. Posso restare».

«Mmm».

Per qualche istante tacemmo e rimasero soltanto il battito del mio cuore, il ritmo spezzato dei nostri respiri agitati e il mormorio delle labbra che si muovevano in sincrono.

A volte era così facile dimenticare che baciavo un vampiro. Non perché il suo aspetto fosse comune o umano — nemmeno per un secondo riuscivo a dimenticare che fra le braccia stringevo qualcuno che era più un angelo che un uomo — ma perché Edward trasformava in una cosa da nulla il fatto che le sue labbra fossero sulle mie, sul mio viso e sul mio collo. Diceva che il mio sangue ormai non era più una tentazione, che il timore di perdermi aveva neutralizzato ogni brama. Eppure sapevo che l’odore del mio sangue lo faceva ancora soffrire, gli bruciava ancora la gola come se respirasse fuoco.

Socchiusi gli occhi e vidi i suoi fissi sul mio viso. Era assurdo quando mi guardava così. Come fossi il premio anziché la vincitrice, sfacciatamente fortunata.

I nostri sguardi s’incrociarono per un istante; i suoi occhi dorati erano così profondi che immaginai di potermi immergere nella sua anima. Certo, lui era un vampiro, ma trovavo incredibile che mettesse in dubbio di possederne una. La sua era l’anima più bella, più della sua mente brillante, del suo viso incomparabile o del suo corpo magnifico.

Anche lui mi guardò come se riuscisse a vedere la mia anima e questa visione gli piacesse.

Tuttavia, non poteva vedere nella mia mente come invece gli accadeva con chiunque altro. Chissà perché? Forse una strana anomalia del cervello mi rendeva immune ai poteri straordinari e spaventosi di certi immortali. (Soltanto la mia mente era immune: il corpo poteva essere vittima di vampiri con facoltà diverse da quelle di Edward). Qualunque fosse il difetto che proteggeva i miei pensieri segreti, ne ero comunque grata. Troppo imbarazzante pensare a cosa sarebbe stato altrimenti.

Avvicinai di nuovo il suo volto al mio.

«Resto qui», mormorò un istante dopo.

«No, no. È il tuo addio al celibato. Devi andarci».

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