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Mentre parlavo, le dita della mia mano destra s’intrecciarono ai suoi capelli color bronzo e la sinistra strinse con più forza la base della sua schiena. Le sue mani fredde mi accarezzarono il volto.

«Gli addii al celibato sono fatti per quelli che rimpiangono i propri giorni da scapoli. Io non potrei essere più impaziente di lasciarmeli alle spalle. Quindi la cosa non ha senso».

«Giusto». Respirai sulla pelle del suo collo, fredda come l’inverno.

Somigliava molto al mio rifugio felice. Charlie dormiva ignaro nella sua stanza e praticamente era come se fossimo soli. Stavamo rannicchiati sul mio lettino, intrecciati quanto ci permetteva il plaid pesante che mi avvolgeva come un bozzolo. La coperta era un fastidio necessario, se non volevo rovinare l’atmosfera mettendomi a battere i denti. E se avessi acceso il riscaldamento in pieno agosto, Charlie se ne sarebbe accorto...

Se non altro, è vero che io dovevo infagottarmi, ma la camicia di Edward era rimasta per terra. Non ero mai riuscita a superare lo shock della perfezione del suo corpo: bianco, freddo e levigato come il marmo. Feci scorrere la mano sul suo petto roccioso e seguii la linea piatta del ventre, incredula. Un leggero tremore lo percorse e la sua bocca ritrovò la mia. Con cautela avvicinai la punta della lingua alle sue labbra lisce come il vetro e lui sospirò. Il suo respiro dolce inondò, freddo e delizioso, il mio viso.

Fece per allontanarsi: il gesto automatico di quando decideva che eravamo andati troppo in là; una reazione spontanea proprio nel momento in cui più avrebbe desiderato continuare. Per gran parte della sua vita Edward si era impegnato a negarsi ogni gratificazione fisica. Sapevo che il tentativo di cambiare abitudini costituiva per lui uno sforzo tremendo.

«Aspetta», dissi stringendogli le spalle e abbracciandolo ancora più forte. Liberai una gamba con la quale avvolsi i suoi fianchi. «È tutta questione di esercizio».

Ridacchiò. «Be’, mi pare che di esercizio ne abbiamo fatto abbastanza ormai, no? Hai dormito qualche ora nell’ultimo mese?».

«Ma questa è la prova generale», puntualizzai, «e non abbiamo ancora ripassato tutte le scene. Vale la pena di correre il rischio».

Mi aspettavo un’altra risata ma Edward non rispose e il suo corpo s’immobilizzò sotto un’improvvisa tensione. Il liquido oro dei suoi occhi sembrò solidificarsi.

Ripensai alle mie parole, a come poteva averle interpretate.

«Bella», sussurrò.

«Non ricominciare», dissi. «Un accordo è un accordo».

«Non so. È troppo difficile concentrarmi quando stai con me così. Non... non riesco a pensare. Potrei non controllarmi. Ti farai male».

«Andrà tutto liscio».

«Bella».

«Sssh!». Premetti le mie labbra sulle sue per bloccare l’attacco di panico che rischiava di travolgerlo. Sapevo cosa intendeva. Non era disposto a ritirarsi dall’accordo. Non dopo aver insistito perché prima lo sposassi.

Per un istante mi restituì il bacio, ma capii che non era più rapito come poco prima. Era preoccupato, come sempre. Chissà come sarebbe stato diverso quando non si fosse più preoccupato per me. Come avrebbe impiegato tutto quel tempo libero? Avrebbe dovuto trovarsi un nuovo hobby.

«Come vanno le gambe?», domandò.

Certa di non doverlo prendere alla lettera, risposi: «Non tremano più».

«Davvero? Niente ripensamenti? Non è tardi per cambiare idea».

«Stai cercando di mollarmi?».

Ridacchiò. «Tanto per essere certo. Non voglio che tu faccia niente di cui non sei sicura».

«Di te sono sicura. Al resto posso sopravvivere».

Esitò, forse l’avevo detta grossa.

«Davvero?», domandò a bassa voce. «Non parlo del matrimonio: a quello sono convinto che sopravviverai, malgrado i tuoi scrupoli. Ma dopo, come farai con Renée, con Charlie?».

«Mi mancheranno». Anzi, peggio ancora: sarei mancata io a loro, ma non volevo gettare benzina sul fuoco.

«Angela, Ben, Jessica e Mike».

«Anche i miei amici mi mancheranno». Sorrisi nel buio. «Soprattutto Mike. Oh, Mike! Come farò senza di lui?».

Si lasciò sfuggire un brontolio.

Risi ma tornai subito seria. «Edward, ne abbiamo parlato e riparlato. So che sarà difficile, ma è ciò che voglio. Voglio te e ti voglio per sempre. Una vita sola non mi basta, punto».

«Per sempre sospesa nei tuoi diciott’anni», sussurrò.

«Il sogno di ogni donna», scherzai.

«Senza cambiare né crescere mai».

«Che vuol dire?».

Rispose lentamente. «Ricordi quando abbiamo detto a Charlie che ci saremmo sposati? Lui ha creduto che tu fossi incinta».

«E gli è venuta la tentazione di spararti», conclusi con una risata. «Ammettilo: per un istante ci ha pensato sul serio».

Non mi rispose.

«Che c’è, Edward?».

«Be’, ecco... mi dispiace che non sia come pensava Charlie».

Sbuffai.

«Sempre che potesse andare così. Che noi avessimo quel genere di possibilità. Detesto l’idea che sia fra le cose di cui ti priverò».

Ci pensai su. «So quello che faccio».

«Come fai a dirlo, Bella? Guarda mia madre, guarda mia sorella. Non è un sacrificio facile come immagini».

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