Sapevo che stava studiando anche il mio stato d’animo e dovette avvertire la mia sensazione di sbalordimento mentre osservavo il suo viso, guardandolo da vicino per la prima volta.
Ai miei miopi occhi umani, le cicatrici lasciate dalla sua vita precedente con l’esercito dei neonati nel Sud erano quasi invisibili. Avrei potuto notarle soltanto sotto una luce forte, che ne mettesse a fuoco le sagome leggermente sporgenti.
Ora che ci vedevo bene, le cicatrici erano la sua caratteristica dominante. Era difficile non fissarsi sul collo e sulla mascella, devastati; difficile credere, persino per un vampiro, che fosse sopravvissuto a tutti quei denti conficcati nella gola.
Istintivamente m’irrigidii per difendermi. Qualsiasi vampiro avesse incontrato Jasper avrebbe avuto la stessa reazione. Le cicatrici erano come un’insegna luminosa.
Jasper vide e percepì al tempo stesso il mio giudizio, la mia cautela, e sorrise sardonico.
«Edward non mi ha dato la soddisfazione di metterti davanti a uno specchio prima del matrimonio», disse Alice, distraendo la mia attenzione dal suo spaventoso compagno. «E non ho più intenzione di farmi mettere i piedi in testa».
«In testa?», chiese Edward scettico, inarcando un sopracciglio.
«Forse sto esagerando», mormorò lei soprappensiero e girò lo specchio verso di me.
«E forse tutto questo ha a che fare soltanto con la tua gratificazione voyeuristica», considerò lui.
Alice gli fece l’occhiolino.
Prestai pochissima attenzione a questo scambio. La maggior parte della mia concentrazione era convogliata sulla persona nello specchio.
La prima reazione fu un piacere inconsapevole. La creatura aliena riflessa era indiscutibilmente bellissima, almeno quanto Alice o Esme. Era flessuosa persino se immobile e il suo viso perfetto, pallido come la luna, era incorniciato da una folta chioma di capelli neri. Gli arti erano sinuosi e forti, la pelle brillava leggermente, luminosa come perla.
La seconda reazione fu di orrore.
Chi
E gli occhi! Dovevo aspettarmeli, ma gli occhi mi crearono lo stesso un brivido di terrore.
Mentre studiavo e reagivo a quella figura, il volto rimase perfettamente composto, la scultura di una dea, e non mostrava niente del tumulto che mi si agitava dentro. Poi le sue labbra piene si mossero.
«Gli occhi?», sussurrai, incapace di dire
«Fra qualche mese saranno più scuri», disse Edward con voce tenera, confortante. «Il sangue animale diluisce il colore più velocemente del sangue umano. Prima diventeranno d’ambra, poi dorati».
I miei occhi sarebbero divampati come crudeli fiamme rosse per
«Mesi?», dissi con voce più alta, enfatica. Allo specchio, le sopracciglia perfette s’inarcarono incredule su quegli occhi cremisi ardente, più luminosi di quanto avessi mai visto.
Jasper fece un passo avanti, allarmato dalla repentina intensità della mia ansia. Conosceva troppo bene i giovani vampiri: queste emozioni erano il preludio a un passo falso?
Nessuno rispose alla mia domanda. Osservai Edward e Alice. I loro occhi erano leggermente distratti: una reazione all’inquietudine di Jasper. Ascoltavano ciò che l’aveva procurata e guardavano all’immediato futuro.
Feci un altro respiro profondo e inutile.
«No, sto bene», li rassicurai. I miei occhi guizzarono verso l’estranea allo specchio, poi verso di loro. «È solo che... non è facile accettare tutto».
Jasper corrugò la fronte, evidenziando le due cicatrici sull’occhio sinistro.
«Non lo so», mormorò Edward.
La donna allo specchio aggrottò la fronte. «Che domanda mi sono persa?».
Edward sorrise. «Jasper si chiedeva come fai».
«A fare che?».
«A controllare le tue emozioni, Bella», rispose Jasper. «Non ho mai visto un neonato in grado di frenare così le emozioni che sta provando. Eri turbata, ma quando hai notato la nostra preoccupazione ti sei dominata e hai ripreso il controllo di te stessa. Ero pronto a darti una mano, ma non ne hai avuto bisogno».
«C’è qualcosa che non va?», chiesi. Il mio corpo restò automaticamente impietrito, in attesa del verdetto.
«No», disse, ma la voce era insicura.
Edward mi accarezzò il braccio, un incoraggiamento a rilassarmi. «È impressionante, Bella, ma non lo capiamo. Non sappiamo quanto durerà».
Ci pensai un attimo. Avrei potuto esplodere in qualunque momento? Trasformarmi in un mostro?
Eppure non avvertivo nulla del genere. Forse non c’era modo di anticipare una cosa del genere.
«Piuttosto, che ne pensi?», chiese Alice, un po’ impaziente, guardando lo specchio.
«Non lo so», tergiversai, senza voler ammettere quanto ero spaventata.