Carlisle ed Esme rientrarono una settimana dopo la loro partenza, seguiti a distanza di pochi giorni da Emmett e Rosalie, e quando furono a casa ci sentimmo tutti meglio. Carlisle portò con sé un altro amico, anche se forse
Il cupo vampiro bruno prese in parola Carlisle sulle origini di Renesmee, rifiutandosi, come Amun, di toccarla. Edward disse a Carlisle, a Esme e a me che Alistair aveva paura di trovarsi fra noi, e ancora più paura di non sapere come sarebbe andata a finire. Nutriva profondi sospetti verso qualsiasi autorità, e quindi anche nei confronti dei Volturi. Ciò che stava accadendo sembrava confermare tutti i suoi timori.
«Ovvio, ora sapranno che sono stato qui», lo sentimmo mugugnare fra sé in soffitta, il suo posto preferito per andare a tenere il broncio. «A questo punto non ha nessun senso nasconderlo ad Aro. Per colpa di questa faccenda mi toccherà darmi alla macchia per secoli e secoli. Metteranno sulla lista nera chiunque abbia parlato con Carlisle nell’ultimo decennio. Come diavolo ho fatto a farmi trascinare in questo pasticcio? Bel modo di trattare gli amici!».
Ma se aveva ragione sul fatto di dover scappare dai Volturi, quantomeno aveva più speranze di riuscirci rispetto a noi. Alistair era un segugio, sebbene non preciso ed efficiente quanto Demetri. A lui capitava di sentire soltanto un’attrazione fuggevole verso l’oggetto delle sue ricerche, però sufficiente a dirgli in quale direzione correre: quella opposta rispetto a Demetri.
Poi arrivò un’altra coppia di amiche: inattese, perché né Carlisle né Rosalie erano riusciti a mettersi in contatto con le amazzoni.
«Carlisle», lo salutò la più alta delle due donne altissime e ferine, al loro arrivo. Sembrava che qualcuno avesse stirato le membra a entrambe: avevano braccia e gambe lunghe, dita lunghe, lunghe trecce nere e lunghi visi con lunghi nasi. Indossavano solo abiti in pelle: gilet di cuoio e pantaloni aderenti allacciati sui fianchi con legacci di pelle. Non erano solo i loro vestiti eccentrici a farle sembrare selvagge, ma tutto ciò che le riguardava, dagli occhi cremisi e inquieti ai movimenti subitanei e guizzanti. Non avevo mai conosciuto vampiri meno civilizzati.
Ma era stata Alice a mandarle da noi, notizia a dir poco interessante. Perché Alice si trovava in Sudamerica? Solo perché aveva già visto che nessuno sarebbe riuscito a entrare in contatto con le amazzoni?
«Zafrina e Senna! Ma dov’è Kachiri?», chiese Carlisle. «Non vi ho mai visto separate».
«Alice ci ha detto che dovevamo separarci», rispose Zafrina con una voce profonda e roca che ben s’intonava al suo aspetto selvaggio. «È un fastidio stare lontane, ma Alice ci ha garantito che voi avevate bisogno di noi, mentre lei aveva bisogno che Kachiri andasse da un’altra parte. Non ci ha detto altro, se non che era davvero... urgente?». La frase di Zafrina terminò in tono interrogativo e io, i nervi scossi come accadeva a ogni nuova presentazione sebbene ormai avessi già compiuto quell’azione numerose volte, portai Renesmee a incontrarle.
Nonostante il loro aspetto feroce, ascoltarono con molta calma il nostro racconto, poi permisero a Renesmee di dargliene dimostrazione. Restarono molto colpite dalla piccola, proprio come gli altri vampiri, ma vedendo i loro movimenti rapidi e convulsi vicino a lei non riuscivo a fare a meno di preoccuparmi. Senna stava sempre vicina a Zafrina, senza mai parlare, ma non aveva lo stesso rapporto di Kebi con Amun. Kebi sembrava mantenere un atteggiamento di obbedienza, mentre Senna e Zafrina erano più simili a due arti di uno stesso organismo, di cui solo per caso Zafrina fungeva da portavoce.
Quelle informazioni su Alice furono stranamente confortanti. Era evidente che si trovava impegnata in qualche misteriosa missione tutta sua, che l’avrebbe tenuta lontana da qualsiasi cosa Aro avesse in serbo per lei.
Edward era entusiasta della presenza delle amazzoni, perché Zafrina era dotata di un talento enorme, un dono che poteva costituire un’arma molto pericolosa. Non che Edward intendesse chiederle di prendere le nostre parti nello scontro, ma se i Volturi non si fossero fermati vedendo i nostri testimoni, forse un paesaggio diverso sarebbe riuscito a trattenerli.