«È un’illusione molto semplice», mi spiegò Edward quando fu chiaro che, come al solito, non vedevo niente. Zafrina era affascinata e divertita dalla mia immunità, che non le era mai capitato di incontrare prima, e ronzava inquieta intorno a noi mentre Edward mi descriveva quello che mi stavo perdendo. Lo sguardo gli si fece vacuo per un attimo mentre continuava. «Riesce a mostrare ciò che vuole alla maggior parte delle persone: quello e nient’altro. Per esempio, in questo momento mi sembra di trovarmi da solo nel bel mezzo della foresta pluviale. È una visione così nitida che potrei persino crederci, se non fosse che ti sento ancora fra le mie braccia».
Zafrina storse le labbra nella sua versione grossolana di un sorriso. Un secondo dopo, lo sguardo di Edward tornò saldo e lui ricambiò il sorriso.
«Davvero notevole», disse.
Renesmee era affascinata da quel dialogo e si avvicinò impavida a Zafrina.
«Posso vedere?».
«Cosa vuoi vedere?», chiese Zafrina.
«Quello che hai mostrato a papà».
Zafrina annuì e io fissai ansiosa lo sguardo di Renesmee che si perdeva nel vuoto. Ma, un attimo dopo, il viso le si illuminò del suo sorriso smagliante.
«Ancora», ordinò.
Dopo quell’episodio, fu difficilissimo tenere lontana Renesmee da Zafrina e dalle sue
Anche se non me ne separavo volentieri, dovevo ammettere che era un bene che Zafrina tenesse impegnata Renesmee. Avevo bisogno di avere le mani libere. Avevo così tanto da apprendere, sia con il corpo che con la mente, e in così poco tempo.
Il mio primo tentativo di imparare a combattere non andò a buon fine.
Edward m’immobilizzò nel giro di due secondi. Ma invece di lasciare che mi liberassi lottando, cosa che ero perfettamente in grado di fare, si allontanò con un fremito. Capii subito che c’era qualcosa di storto: era immobile come una roccia e fissava dall’altra parte del prato su cui ci stavamo allenando.
«Scusami, Bella», disse.
«No, tutto bene», risposi. «Riproviamoci».
«Non posso».
«Come, non puoi? Abbiamo appena cominciato».
Non rispose.
«Senti, lo so che sono una frana, ma non posso migliorare senza il tuo aiuto».
Continuò a tacere. Gli saltai addosso, scherzando. Lui non oppose resistenza e cademmo entrambi a terra. Restò immobile mentre gli premevo le labbra sulla giugulare.
«Ho vinto», annunciai.
Lui socchiuse gli occhi, ma non disse nulla.
«Edward? Cosa c’è che non va? Perché non mi puoi insegnare?».
Passò un minuto prima che lui riaprisse bocca.
«Non riesco proprio a... sopportarlo. Emmett e Rosalie sono bravi quanto me. E Tanya ed Eleazar probabilmente ancora di più. Chiedilo a qualcun altro».
«Non è giusto! Tu sei bravo. Hai già aiutato Jasper, hai combattuto con lui e anche con tutti gli altri. Perché non con me? Cos’ho fatto di male?».
Sospirò, esasperato. Aveva gli occhi scuri, il nero era schiarito solo da qualche rara pagliuzza dorata.
«Guardarti in quel modo, analizzarti come un bersaglio. Vedere tutti i modi in cui potrei ucciderti...». Fece una smorfia. «Rende tutto troppo reale, ai miei occhi. Non abbiamo poi tanto tempo a disposizione, non fa differenza chi sia il tuo insegnante. Chiunque ti può insegnare i fondamenti».
M’imbronciai.
Mi toccò il labbro increspato e sorrise. «E poi non serve. I Volturi si fermeranno. Riusciremo a fargli capire come stanno le cose».
«E se non si fermano? Devo
«Trovati un altro maestro».
Quella non fu la nostra ultima conversazione sull’argomento, ma non riuscii a spostarlo di un centimetro dalla sua decisione.
Emmett fu più che felice di aiutarmi, anche se i suoi insegnamenti mi sembravano molto simili a una vendetta per tutti gli incontri di braccio di ferro persi. Se avessi potuto ancora avere dei lividi, sarei stata viola dalla testa ai piedi. Rose, Tanya ed Eleazar furono tutti molto pazienti e utili. Le loro lezioni mi ricordavano le istruzioni per la lotta impartite agli altri da Jasper il giugno precedente, sebbene quei ricordi fossero confusi e indistinti. Certi ospiti trovavano la mia istruzione molto divertente e alcuni di loro si offrirono persino di dare una mano. Il nomade Garrett si accollò qualche turno, sorprendendomi con la sua bravura di insegnante: interagiva così facilmente con gli altri in generale che mi chiesi perché non avesse mai trovato un clan. Combattei persino con Zafrina una volta, mentre Renesmee assisteva, in braccio a Jacob. Imparai diversi trucchi, ma non le chiesi mai più di aiutarmi. In realtà, anche se Zafrina mi era molto simpatica e sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male, quella donna selvaggia mi spaventava a morte.