«Be’...». Fece una pausa. «Per prima cosa non ti ho fatto del male. Stavolta è stato più semplice controllarmi, incanalare gli eccessi», il suo sguardo balzò di nuovo ai danni sulla testiera, «forse perché avevo un’idea più precisa di cosa aspettarmi».
Un sorriso speranzoso iniziò ad aprirsi sul mio viso. «Te l’avevo detto che era tutta questione di esercizio».
Alzò gli occhi al cielo.
Il mio stomaco brontolò e lui rise. «È ora di colazione per gli umani?», domandò.
«Grazie», dissi e saltai giù dal letto. Troppo in fretta, però, e traballai come un’ubriaca per ritrovare l’equilibrio. Edward mi fermò prima che mi schiantassi contro l’armadio.
«Stai bene?».
«Se nella prossima vita non avrò un senso dell’equilibrio migliore, voglio essere rimborsata».
Cucinai io qualche uovo fritto, avevo troppa fame per pensare a ricette più elaborate. Impaziente, le rovesciai sul piatto dopo pochi minuti.
«Da quando ti piacciono le uova all’occhio di bue?», domandò Edward.
«Da adesso».
«Sai quante ne hai buttate giù questa settimana?». Sfilò il bidone della spazzatura da sotto il lavandino: era pieno di scatole da sei, vuote.
«Strano», risposi dopo aver deglutito un boccone gigantesco. «Questo posto mi sta stravolgendo l’appetito». E i sogni, oltre al mio già precario equilibrio. «Eppure mi piace. Però dovremo andarcene presto se vogliamo iniziare puntuali a Dartmouth, vero? Ehi, mi sa che dovremo trovarci anche una casa in cui stare e quello che ci occorrerà».
Si sedette accanto a me. «Puoi anche smettere di fingere che il college ti interessi, ora che hai ottenuto ciò che volevi. Non abbiamo stretto nessun patto, è tutto alla luce del sole».
Sbuffai. «Non ho fatto nessuna finta, Edward. Io non passo il tempo a tramare, come fa qualcun altro.
Mi lanciò un’occhiata dubbiosa. «Di
Scoppiai a ridere. «Forse sì».
«Sei così
«Lo so».
L’ombra di un sorriso sfiorò le sue labbra. «Andiamo a Dartmouth? Sul serio?».
«Probabilmente non supererò il primo semestre».
«Ti aiuterò io». Il sorriso si aprì. «Il college ti piacerà».
«Pensi che riusciremo a trovare ancora un appartamento?».
Fece una smorfia, con aria colpevole. «Be’, abbiamo già una specie di casa laggiù. Sai com’è».
«Hai comprato casa?».
«Gli immobili sono un buon investimento».
Alzai un sopracciglio senza commentare. «Perciò, siamo pronti».
«Devo capire se possiamo tenerci ancora un po’ la tua macchina del "prima"...».
«Eh sì, guai a me se non ci sarà nulla a proteggermi dai carri armati».
Sorrise.
«Quanto possiamo restare ancora?», domandai.
«Abbiamo tempo. Qualche altra settimana, se vuoi. E possiamo passare a trovare Charlie prima di trasferirci nel New Hampshire. A Natale potremmo andare da Renée...».
Le sue parole descrissero un futuro immediato felicissimo, privo di dolore per tutti. Il cassetto-Jacob, tutt’altro che dimenticato, sussultò e corressi i miei pensieri: per
La situazione non era per nulla facile. Ora che avevo scoperto le profonde gioie di un’esistenza umana, ero tentata di lasciar cadere i miei piani. Diciotto o diciannove anni, diciannove o venti... importava qualcosa? Non sarei cambiata granché nel giro di un anno. E restare umana accanto a Edward... il dilemma si faceva ogni giorno più spinoso.
«Sì, qualche settimana», dissi. E poi, visto che il tempo non sembrava mai abbastanza, aggiunsi: «Ecco, pensavo... hai presente quel che dicevo poco fa a proposito dell’esercizio?».
Rise. «Resta lì e non perdere il filo. Ho sentito una barca. Devono essere i domestici».
Non voleva interrompere il discorso. Quindi la sua intenzione non era di proibirmi un po’ di allenamento? Sorrisi.
«Aspetta che spieghi a Gustavo il casino nella stanza bianca, poi possiamo uscire. C’è un posto nella giungla, verso sud...».
«Non voglio uscire. Oggi non mi va di scarpinare sull’isola. Voglio restare qui a guardare un film».
Increspò le labbra, cercando di non ridere del mio tono scontento. «Va bene, come vuoi. Perché non ne scegli uno mentre vado ad aprire?».
«Non ho sentito bussare».
Reclinò la testa di lato, in ascolto. Mezzo secondo dopo udimmo un timido colpetto alla porta. Edward sorrise e si diresse verso il corridoio.
Mi avvicinai alle mensole sotto la grande TV e iniziai a scorrere i titoli. La scelta si presentava difficile. C’erano più DVD lì che in un videonoleggio.