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«Allora per prima cosa liberati della bionda. Quelli della tua specie si possono ricomporre, no? Falla a pezzi e intanto prenditi cura di Bella».

«Emmett ed Esme stanno dalla sua parte. Emmett non ce lo permetterebbe mai... e con Esme contro, neanche Carlisle mi aiuterebbe».

Si affievolì, come se d’improvviso gli mancasse la voce.

«Avresti dovuto lasciare Bella a me».

«Sì».

Era un po’ tardi, però. Forse avrebbe dovuto pensarci prima di metterla incinta di quel mostro succhiavita.

Mi fissò dal suo inferno personale e vidi che era d’accordo con me.

«Non lo sapevamo», disse soffiando le parole. «Non potevamo immaginarlo. Non era mai successa prima una cosa come quella fra me e Bella. Non potevamo sapere che un’umana fosse in grado di concepire un figlio con uno di noi».

«E che allo stesso tempo l’umana si sarebbe ridotta uno straccio?».

«Già», concordò sospirando. «Esistono i sadici, gli Incubi, i Succubi. Ma per loro la seduzione non è che un preludio al banchetto. Nessuno sopravvive». Scosse la testa, disgustato all’idea, come se neanche lui fosse diverso.

«Non sapevo ci fosse un nome speciale per definirvi», sputai.

Mi fissò con un’espressione millenaria.

«Nemmeno tu, Jacob Black, puoi odiarmi quanto odio me stesso».

Sbagliato, pensai, troppo adirato per parlare.

«Uccidendomi non la salverai», aggiunse pacato.

«Quindi?».

«Jacob, devi farmi un favore».

«Neanche morto, parassita!».

Continuava a fissarmi con quegli occhi stanchi e spiritati. «Per lei».

Serrai i denti. «Ho fatto il possibile per tenerla lontana da te. Ho fatto di tutto. Ora è troppo tardi».

«La conosci, Jacob. Comunichi con lei in un modo che io nemmeno capisco. Sei parte di lei e lei è parte di te. A me non darà ascolto, perché crede che io la sottovaluti. Pensa di essere abbastanza forte per...». Un nodo in gola lo bloccò. Poi deglutì. «A te potrebbe dare retta».

«Perché mai?».

Vacillò, i suoi occhi ardevano sempre di più, fuori controllo. Mi chiesi se stesse impazzendo sul serio. I vampiri potevano andare fuori di testa?

«Forse», rispose al mio pensiero. «Non lo so. Sembrerebbe di sì». Scosse la testa. «Davanti a lei devo fingere e nasconderglielo, perché lo stress la fa peggiorare. Non può sobbarcarsi anche questo. Devo tenere un certo contegno, non posso renderle la vita ancora più difficile. Ma ora non importa. A te deve dare ascolto!».

«Non posso dirle niente di più di quello che ha già sentito da te. Cosa vuoi che faccia? Devo dirle che è una stupida? Probabilmente lo sa già. O che sta per morire? Penso sappia anche questo».

«Puoi offrirle tutto ciò che vuole».

Incomprensibile. Era davvero impazzito?

«L’unica cosa che conta è che sopravviva», disse, improvvisamente determinato. «Se ciò che vuole è un figlio, lo avrà. Può averne mezza dozzina. Tutti quelli che desidera». Fece una breve pausa. «Può anche avere dei cuccioli, se serve».

Per un attimo incrociò il mio sguardo: sotto il velo del controllo, il suo viso era in preda al delirio. La mia occhiata severa si sgretolò appena metabolizzai le sue parole e mi ritrovai con la bocca spalancata per la sorpresa.

«Ma così non può sopravvivere!», sibilò prima che potessi riprendermi. «Non con una cosa che le succhia la vita mentre io resto impotente e non posso fare altro che vederla peggiorare, deperire e soffrire!». Inspirò veloce come se qualcuno gli avesse appena dato un pugno allo stomaco. «Devi farla ragionare, Jacob. A me non dà più ascolto. Rosalie non la lascia un attimo e non fa che alimentare questa follia, non fa che incoraggiarla. La protegge. Anzi no, protegge lui. A lei non importa niente della vita di Bella».

La mia gola emise un rumore strano, come se mi stessi strozzando.

Cosa stava dicendo? Che Bella doveva... avere un figlio? Con me? Cosa? Come? Gettava la spugna? O pensava che a lei sarebbe andato bene che ce la spartissimo?

«Qualsiasi cosa, purché viva».

«È la cosa più assurda che tu abbia mai detto», bofonchiai.

«Ti vuole bene».

«Non abbastanza».

«È pronta a morire pur di avere un figlio. Potrebbe accettare un compromesso meno estremo».

«Allora non la conosci proprio!».

«Lo so, lo so. Bisognerà fare opera di convincimento. Per questo ho bisogno di te. Tu sai come pensa. Puoi farla ragionare».

Non riuscivo a crederci. Era troppo. Impossibile. Sbagliato. Malsano. Cosa voleva? Noleggiare Bella per il fine settimana e restituirla il lunedì mattina, come un film? Che casino.

E che tentazione.

Non volevo prendere in considerazione l’idea, non volevo immaginarla, invece lo feci. Avevo fantasticato parecchio su Bella, al tempo in cui c’era ancora una possibilità per noi, e anche dopo, quando era ormai chiaro che certe fantasie avrebbero lasciato solo piaghe incancrenite perché non c’era nessuna, nessunissima possibilità. All’epoca non ero riuscito a trattenermi. E neanche in quel momento. Bella fra le mie braccia, Bella che sussurrava il mio nome...

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