Читаем Breaking Dawn полностью

«Se pensi che l’imprinting possa dare un senso a questa pazzia...». Mi sforzai di trovare le parole. «Credi davvero che se incontrassi una sconosciuta e avessi l’imprinting, questo aggiusterebbe tutto?». Puntai un dito verso il suo corpo gonfio. «Allora dimmi a cosa è servito, Bella! Che senso ha avuto amarti? Che senso ha avuto il tuo amore per lui?». Avevo perso il controllo, ormai ringhiavo. «Pensi che quando morirai tutto tornerà a posto? Che senso avrà avuto tanto dolore, mio, tuo, suo!? Non che me ne importi, ma finirai per uccidere anche lui». Ebbe un fremito, ma proseguii spedito. «E a quel punto, la tua perversa storia d’amore a cosa sarà servita? Bella, se tu ci vedi un senso, per favore, mostralo anche a me, perché da solo non ci arrivo proprio».

Sospirò. «Non lo so, Jake. Ma sento... che tutto questo porterà a qualcosa di buono, anche se ora non riusciamo a vedere cosa. Penso che sia quella che chiamano fede».

«Stai morendo per niente, Bella! Per niente!».

Lasciò scivolare la mano dal mio viso verso il suo ventre rigonfio e se lo accarezzò. Stava morendo per quello.

«Non morirò», sibilò fra i denti e mi resi conto che stava ripetendo ciò che aveva già detto tante volte. «Il mio cuore continuerà a battere. Sono forte abbastanza».

«Stronzate, Bella. È troppo tempo che cerchi di tenere il passo del soprannaturale. Nessun umano può farcela. E tu non sei abbastanza forte». Le presi il viso fra le mani. Non dovetti fare alcuno sforzo per essere delicato. Tutto, in lei, pareva urlare: fragile.

«Posso farcela. Posso farcela», farfugliò, e per un attimo mi sembrò di avere di fronte la locomotiva di quel libro per l’infanzia, quella che ce la poteva fare.

«A me non pare proprio. Allora dimmi, qual è il tuo piano? Spero che tu ne abbia uno».

Annuì, evitando accuratamente di incrociare il mio sguardo. «Lo sapevi che Esme si è buttata da una scogliera quando era ancora umana?».

«Quindi?».

«Era più morta che viva, tanto che non si sono nemmeno presi la briga di portarla al pronto soccorso: è finita dritta all’obitorio. Però il cuore le pulsava ancora quando Carlisle l’ha trovata...».

Ecco cosa intendeva quando diceva che il suo cuore avrebbe continuato a battere.

«Quindi non è in forma umana che pensi di sopravvivere», sentenziai senza convinzione.

«No, non sono stupida fino a quel punto». Incrociò il mio sguardo. «Ma presumo che tu la veda in maniera diversa».

«Pronta vampirizzazione», brontolai.

«Con Esme ha funzionato. E anche con Emmett, con Rosalie, e pure con Edward. Nessuno di loro era in forma smagliante, sai? Carlisle li ha trasformati perché se non lo avesse fatto sarebbero morti. Lui non mette fine alle vite, le salva».

Come poco prima, sentii un improvviso senso di colpa nei confronti del dottore, il vampiro buono. Scacciai quel pensiero e ripresi a supplicarla.

«Dammi retta, Bells. Non farlo». Di nuovo, afferrai la differenza, proprio come quando era arrivata la telefonata di Charlie. Mi resi conto che per me contava solo una cosa: che sopravvivesse. Non aveva importanza in quale forma. Respirai a fondo. «Non aspettare che sia troppo tardi, Bella. Non così. Vivi, okay? Vivi e basta. Non farmi questo. E non farlo a lui». Alzai la voce, che si fece più aspra. «Sai cosa farà quando morirai. Lo hai già visto. Vuoi che torni da quegli assassini italiani?». Si rannicchiò nel divano e io sorvolai sul fatto che stavolta non sarebbe stato necessario.

Sforzandomi di addolcire la voce, le chiesi: «Ricordi quando mi sono fatto massacrare da quei neonati? Ricordi cosa mi hai detto?».

Aspettavo una risposta che non arrivò. Serrò le labbra.

«Mi hai detto di fare il bravo e dare ascolto a Carlisle», le ricordai. «E io cos’ho fatto? Ho dato ascolto al vampiro. Per te».

«Gli hai dato ascolto perché era la cosa giusta».

«Okay, una ragione vale l’altra, scegli quella che preferisci».

Fece un respiro profondo. «Ma ora non è la cosa giusta». Il suo sguardo si posò sul ventre tumido e bisbigliò a mezza voce: «Non lo ucciderò».

Mi tremarono le mani. «Oh, che bella notizia! Allora aspettiamo che nasca questo bel bambino che scoppia di salute. E sai che ti dico? I palloncini azzurri li porto io».

Il suo volto prese un po’ di colore. Vederla così rosea e bella fu come ricevere una pugnalata allo stomaco, con un coltello seghettato e affilatissimo.

Per l’ennesima volta, avrei dovuto fare i conti con la sconfitta.

«Non so se è un maschio», ammise, un po’ imbarazzata. «L’ecografia non può dirlo. La membrana che lo avvolge è troppo dura, come la loro pelle. Perciò sarà una sorpresa. Ma nella mia mente vedo sempre un maschietto».

«Non c’è un bel bambino li dentro, Bella».

«Vedremo», disse quasi compiaciuta.

«Tu no di certo», sbottai.

«Sei molto pessimista, Jacob. Secondo me, almeno una possibilità di farcela c’è».

Non riuscii a rispondere. Abbassai lo sguardo e respirai a fondo, lentamente, cercando di mettere un freno alla mia ira.

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