«Va bene, va bene. Faccia attenzione, perché non è difficile. Deve sapere che l'acqua non ha sempre lo stesso peso: la più leggera è l'acqua dolce e calda; l'acqua salata è più pesante di quella dolce, molto più pesante. In fondo il sale ha un peso, no? A sua volta, l'acqua fredda è più pesante di quella calda, ha una densità maggiore, quindi diventa tanto più pesante quanto più si raffredda.»
«Dunque l'acqua fredda e salata è la più pesante», completò Karen Weaver.
«Giusto, giustissimo!» si rallegrò Bauer. «Quando parliamo di correnti marine, dobbiamo tenere presente che esse scorrono su diversi piani. Le correnti calde sono superficiali, le più fredde sono sul fondo e, in mezzo, ci sono le correnti intermedie. Allora, succede che una corrente possa scorrere per migliaia di chilometri in superficie, finché non capita in una zona fredda, dove, ovviamente, l'acqua si raffredda, vero? E se l'acqua diventa più fredda…»
«Diventa più pesante.»
«Brava, sì. Diventa più pesante e sprofonda. La corrente superficiale diventa una corrente intermedia o addirittura profonda, e l'acqua rifluisce. Ovviamente funziona allo stesso modo nel caso contrario. Dal basso verso l'alto, dal freddo al caldo. In questo modo, tutte le correnti marine del mondo sono costantemente in movimento. Sono tutte collegate l'una all'altra, in uno scambio costante.»
Il drifter fu lasciato andare sulla superficie dell'acqua. Bauer si affrettò al parapetto e guardò giù, poi si girò e fece un cenno impaziente a Karen. «Venga, venga qui, si vede meglio.»
Lei si avvicinò. Gli occhi di Bauer scintillavano. «Sogno che questo drifter venga trascinato da tutte le correnti», disse. «Sarebbe veramente fantastico, scopriremmo tantissime cose.»
«A che cosa servono quelle sfere di vetro?»
«Come? Che cosa? Ah, sì. Corpi spinta. Permettono al drifter di muoversi nella colonna d'acqua. In basso ci sono dei pesi, ma il vero cuore è quella barra là in mezzo. Là dentro c'è tutto: guida elettronica, microcontroller, accumulatori d'energia. Ma anche un idrocompensatore. Non è fantastico? Un idrocompensatore!»
«Sarebbe ancora più fantastico se mi spiegasse che cos'è.»
«Oh, ah… naturalmente.» Bauer si tirò il pizzetto. «Già, abbiamo riflettuto su come il drifter… Allora, è così: i liquidi sono praticamente incomprimibili, non si può schiacciarli, ma l'acqua fa eccezione. Non si può comprimerla molto, ma un po' sì. E noi lo facciamo. La comprimiamo in quella barra in modo che all'interno ci sia sempre la stessa quantità, ma facendo anche in modo che l'acqua sia a volte più leggera e a volte più pesante. Così, mantenendo lo stesso volume, il drifter cambia il proprio peso.»
«Geniale.»
«In effetti. Possiamo programmarlo in modo che faccia tutto da solo: compressione, decompressione, compressione, decompressione, affondare, risalire, affondare, tutto senza il nostro intervento… Carino, vero?»
Karen annuì e guardò la lunga struttura che s'immergeva nelle onde grigie.
«In questo modo, il drifter può muoversi da solo in mare per mesi, se non per anni, e mandare segnali acustici. Noi possiamo localizzarlo e ricostruire velocità e percorso delle correnti. Ah, s'immerge. È andato.»
Il drifter era sparito in mare. Bauer annuì soddisfatto.
«E ora dove va?» chiese Karen.
«Questa è una bella domanda.»
Lei lo osservò. Lo sguardo di Bauer si illuminò, poi lui fece un sospiro rassegnato. «Lo so. Vuole parlare del mio lavoro.»
«E in questo momento.»
«Lei è una rompiscatole, cara mia, e anche testarda. Va bene, andiamo in laboratorio. Ma l'avverto, i risultati del mio lavoro sono inquietanti, per usare un eufemismo…»
«Il mondo ama farsi inquietare. Non ha sentito? Invasioni di meduse, anomalie, persone disperse, un disastro navale dietro l'altro. I suoi risultati sarebbero in ottima compagnia.»
«Ah, sì?» Bauer scosse la testa. «Probabilmente ha ragione. Non riuscirò mai a capire il lavoro dell'addetto stampa. Ma io sono solo un professore, andrebbe oltre le mie capacità.»
Mar di Norvegia, margine continentale
«Dannazione», imprecò Stone. «Questo è un blowout.»
Nella sala di controllo, tutti fissavano il monitor, come stregati. Là sotto sembrava scoppiato l'inferno.
Bohrmann disse al microfono: «Dobbiamo andarcene. Comando al ponte. Avanti tutta».
Tina si girò e corse fuori dalla stanza. Johanson esitò, poi le corse dietro. Gli altri li seguirono. Scoppiò il panico. Improvvisamente sembrava che tutti a bordo si fossero messi in movimento. Johanson corse sul ponte, dove marinai e tecnici, coordinati da Tina, stavano spostando a fatica la cisterna frigorifera. Quando la
Tina vide Johanson e lo raggiunse di corsa.
«Cos'è successo?» gridò lui.