«Che cosa sono?» chiese, chinandosi in avanti. «Dov'è il fondale marino?» Poi capì che cosa stava risalendo verso di loro. Erano bolle. Salivano a vite, alcune goffamente e sussultando, altre — più piccole — come se fossero legate a un filo.
Il sonar continuava a emettere i suoi caratteristici sibili e schiocchi. Con le sopracciglia aggrottate, Eddie studiava i segnali luminosi della console: stato delle batterie, temperatura esterna e interna, riserve di ossigeno, pressione della cabina e tutti gli altri dati ricevuti dai sensori esterni.
«Tanti auguri», ringhiò. «È metano.»
La cortina di perle divenne più fitta. Eddie sganciò i due pesi d'acciaio fissati allo scafo e spinse aria nei serbatoi per stabilizzare il batiscafo. Quelle manovre avevano lo scopo di farli restare sospesi, invece loro continuavano a sprofondare.
«Non riusciamo a portare su il culo. Non posso crederci!»
Nella luce dei proiettori apparve il fondale. Si avvicinavano troppo velocemente. Stone riuscì a vedere fessure e buchi, poi furono di nuovo avvolti dalle bolle. Eddie imprecò e fece uscire altra acqua dai serbatoi.
«Cos'è successo?» chiese Stone. «Abbiamo problemi con la spinta?»
«Credo sia il gas. Siamo in mezzo a un blowout.»
«Dannazione.»
«Calma.»
Il pilota accese l'elica. Il batiscafo cominciò a muoversi in avanti attraverso le collane di bolle. Per un momento, Stone si sentì come su un ascensore che si ferma dolcemente. Cercò con lo sguardo il batimetro. Il Deep Rover sprofondava più lentamente, ma la velocità con cui si avvicinava al fondale era ancora troppo elevata. Tra poco si sarebbero schiantati.
Stone si morse le labbra e lasciò che Eddie facesse il proprio lavoro. In una situazione del genere non c'era niente di peggio che distrarre il pilota con le chiacchiere. Vide le cortine di bolle diventare più spesse e il fondale che s'intravedeva in mezzo al blowout inclinarsi lentamente. Il pattino destro sparì in un violento gorgoglio e il batiscafo si piegò di lato.
Trattenne il respiro.
Erano fuori.
Fino a un attimo prima, il mare ribolliva; adesso invece avevano davanti agli occhi il fondale tranquillo. Il batiscafo riprese a salire. Senza particolare fretta, Eddie manovrò la valvola e fece entrare acqua marina nei serbatoi finché il Deep Rover non si fu stabilizzato e scese dolcemente lungo la scarpata.
«Tutto sotto controllo», disse.
Ora procedevano a una velocità massima di due nodi, cioè di 3,7 chilometri all'ora. Facendo jogging si andava più veloci, ma negli abissi non ci si poteva muovere troppo in fretta. Inoltre si trovavano nella zona in cui Stone aveva installato la stazione. Non poteva essere lontana.
Il pilota sorrise. «Avremmo dovuto metterlo in preventivo, vero?»
«Non un blowout di questa violenza.»
«No? Il mare puzza come una fogna, quindi il gas da qualche parte deve uscire. Già, ma per lei non aveva importanza. Lei voleva assolutamente immergersi.»
Stone non si degnò di rispondere. Si concentrò, cercando i segni degli idrati, ma al momento non ne vedeva. L'unica cosa visibile erano i vermi. Sul fondale riposava un pesce piatto, simile a una sogliola. Al loro avvicinarsi, si sollevò pigramente, fece vorticare il fango e nuotò fuori dalla zona illuminata.
Era irreale stare là, mentre sulla sfera di vetro acrilico l'acqua esercitava una pressione di cento chili per centimetro quadrato. Era tutto artificiale: la zona illuminata del plateau abissale con le sue ombre cangianti prodotte dal passaggio del Deep Rover, il nero in ogni direzione oltre la luce diffusa, la pressione interna mantenuta costante dalle apparecchiature, l'aria che usciva regolarmente dalle bombole, e il biossido di carbonio della respirazione che veniva eliminato chimicamente.
Nulla invitava a trattenersi in quella situazione.
Stone provò a parlare, ma la lingua gli si appiccicò al palato. Ricordò che non beveva da ore. Per ogni evenienza, a bordo c'erano delle Human Range Extender, bottiglie speciali cui far ricorso se proprio non si poteva aspettare, benché, prima di salire su un batiscafo, si consigliava caldamente di vuotare la vescica. Dal primo mattino, lui e Eddie avevano mangiato solo sandwich con burro di noccioline e durissime barrette di cioccolato e crusca. Alimenti per l'immersione. Alimenti nutrienti e secchi come la sabbia del Sahara.
Cercò di rilassarsi. Eddie fece un breve rapporto alla
«Non ci sono zone in cui l'acqua è così limpida che la luce arriva fino a mille metri?» chiese Stone.
«Certo. Ma nessun occhio umano è in grado di percepirla. Oltre i cento, centocinquanta metri per noi è buio pesto. È mai stato oltre i mille metri?»
«No, e lei?»
«Qualche volta.» Eddie scrollò le spalle. «È più o meno dannatamente buio come qui. Preferisco stare dove c'è la luce.»