«Come? Nessuna ambizione di raggiungere le grandi profondità?»
«A quale scopo? Picard è riuscito ad arrivare a 10.740 metri. Io non ne ho voglia. È stata un'impresa scientifica di prima classe, ma non c'era quasi niente da vedere.»
«Come fa a saperlo?»
«Non lo so, ma posso immaginarlo. Voglio dire, anche se la bentosfera è più divertente del batiscafo, è comunque un mortorio.»
«Scusi, ma… Picard non è arrivato a 11.340 metri di profondità?» chiese Stone.
«Oh, già.» Eddie sorrise. «Lo so, è scritto in tutti i libri di scuola. Un errore. Dipende dallo strumento di misurazione. Lo avevano calibrato in Svizzera, nell'acqua dolce. Capisce? L'acqua dolce ha una densità diversa. Per questo hanno sbagliato le misurazioni durante l'unica immersione con equipaggio nel punto più basso della superficie terrestre. Avevano…»
«Ehi!»
Davanti a loro, il cono di luce sparì nell'ombra. Nell'avvicinarsi, si resero conto che il fondale cadeva a strapiombo. La luce si perdeva nel precipizio.
«Si fermi.»
Le dita di Eddie volarono su tasti e bottoni. Sviluppò una controspinta e il Deep Rover si fermò. Poi cominciò progressivamente a girarsi. «Una corrente piuttosto forte», mormorò il pilota. Il batiscafo continuò lentamente a ruotare finché i proiettori non illuminarono il bordo del precipizio. «Sembra quasi che sia crollato da poco… Una cosa molto fresca.»
Gli occhi di Stone si muovevano nervosamente. «Che dice il sonar?»
«Si scende di almeno quaranta metri. A destra e a sinistra non sono in grado di dirlo.»
«Questo vuol dire che il plateau…»
«Qui non c'è più. È crollato.»
Stone si mordicchiò il labbro inferiore. Dovevano essere nelle immediate vicinanze della stazione. Ma un anno prima là non c'era nessun precipizio. Probabilmente non c'era neppure qualche giorno prima. «Scendiamo ancora», decise. «Guardiamo un po' dove si arriva.»
Il Deep Rover si mise in moto e scese lungo la parete dello strapiombo. Dopo circa due minuti, i proiettori illuminarono di nuovo il fondo. Sembrava un campo di macerie.
«Dovremmo risalire di qualche metro», disse Eddie. «Qui è troppo frastagliato, potremmo sbattere da qualche parte.»
«Sì, un attimo. Maledizione, davanti a noi! Guardi.»
Nel campo visivo era comparsa una grossa tubatura pesantemente danneggiata. Giaceva di traverso, sopra grandi frammenti di pietrisco, e spariva oltre il cono di luce. Dalla tubatura uscivano dense e scure chiazze di petrolio che salivano verticalmente.
«È un oleodotto», gridò Stone, sconvolto. «Mio Dio.»
«Era un oleodotto», precisò Eddie.
«Seguiamone il corso.»
Stone rabbrividì. Sapeva dove andava quell'oleodotto, sapeva da dove arrivava. Erano nella zona della stazione.
Ma non c'era più niente.
D'un tratto, davanti a loro, comparve una parete frastagliata ed Eddie la evitò per un pelo, riuscendo ad alzare il batiscafo. La seguirono per un pezzo — sembrava non finire mai — e alla fine passarono appena sopra il bordo. In quell'istante, Stone si rese conto che quella non era una parete, bensì un gigantesco pezzo di fondale marino che si era sollevato. Dalla parte opposta scendeva ancora verticalmente. Nella luce, vorticavano particelle di sedimenti che rendevano più difficile vedere i dintorni. Poi le luci illuminarono un'altra corrente di bolle che risalivano velocemente. Schizzavano fuori da una fossa coi bordi a spigolo.
«Santo cielo», sussurrò Stone. «Cos'è successo qui?»
Eddie non rispose. Virò in modo da evitare le bolle. La visuale peggiorò. Per un po', persero di vista l'oleodotto, poi esso ricomparve nel fascio di luce dei proiettori. Proseguiva verso il basso.
«Dannata corrente», eslcamò Eddie. «Siamo trascinati nel blow-out.»
Il Deep Rover cominciò a sprofondare a vite.
«Seguiamo l'oleodotto», ordinò Stone.
«È una follia. Dovremmo risalire.»
«La stazione è qui», dichiarò Stone. «Dovremmo vederla da un momento all'altro.»
«Non vedremo niente. Qui è tutto distrutto.»
Stone non replicò. Davanti a loro, l'oleodotto era piegato verso l'alto, come se un pugno gigantesco l'avesse colpito, e terminava con un troncone strappato. L'acciaio frastagliato formava bizzarre sculture.
«Vuole andare ancora avanti?»
Stone annuì. Eddie manovrò fino ad arrivare proprio sopra il tubo. Rimasero per un momento sospesi sopra l'apertura seghettata, simile a una bocca gigantesca. Poi il batiscafo superò l'oleodotto.
«Qui si precipita», disse Eddie.
Intorno a loro riapparvero le perle.
Stone strinse i pugni. Si rese conto che Alban aveva visto giusto. Avrebbero dovuto mandare il robot. Ma ormai rinunciare gli appariva assurdo. Doveva sapere! Si sarebbe presentato a Skaugen solo con un rapporto dettagliato. Stavolta non si sarebbe fatto liquidare.
«Avanti, Eddie.»
«Lei è pazzo.»
Dietro il tubo strappato, il campo di macerie scendeva a strapiombo e la pioggia di sedimenti aumentava. Per la prima volta, anche Eddie mostrava una certo nervosismo. In ogni momento potevano incontrare nuovi ostacoli.
Poi videro la stazione.