«Preparare popcorn e Coca-Cola», scherzò Eddie. «Inizia lo spettacolo.»
Poi accese i proiettori esterni.
Gullfaks C, zoccolo continentale norvegese
Lars Jörensen era sulla piattaforma superiore del vano con la scala d'acciaio che portava dall'eliporto alla zona residenziale e guardava la torre di perforazione. Si era appoggiato al parapetto con le braccia incrociate e le punte dei suoi baffi bianchi vibravano al vento. Nelle giornate limpide sembrava di poter toccare la torre, ma quel giorno era difficile vederla. Col passare delle ore, con l'infittirsi della foschia che precedeva la tempesta in arrivo, diventava sempre più irreale, come se volesse impallidire completamente per diventare un puro ricordo.
Dall'ultima visita di Tina, Jörensen era diventato malinconico. Continuava a chiedersi cosa volesse costruire la Statoil sulla scarpata continentale. Senza dubbio stavano progettando una stazione completamente automatizzata e magari collegata a una nave di produzione. Tina era convinta di averlo abbindolato con le sue risposte, ma lui non era stupido. Aveva capito quello che stavano facendo; intendevano mettere da parte gli uomini e sostituirli con le macchine. In fondo aveva senso. Una macchina non si preoccupava della buona cucina come faceva lui, non dormiva, lavorava in condizioni pericolosissime… e tutto ciò senza chiedere lo stipendio. Inoltre non si lamentava e, dopo qualche anno, poteva essere buttata nella spazzatura. D'altra parte, Jörensen si chiedeva come un robot potesse sostituire occhi e orecchie e prendere decisioni intuitive. Di certo, senza uomini, non c'erano errori umani. Ma se le macchine sbagliavano e non c'erano uomini nelle vicinanze, allora succedeva come in quei film di fantascienza che lui spesso guardava di notte, quando il mare sbatteva contro i piloni. L'uomo avrebbe perso il controllo. E le macchine non si curavano della vita e dell'ambiente, né avevano la minima comprensione per gli interessi degli uomini che le costruivano e che intanto si autoeliminavano, spinti da un'idea di razionalizzazione.
La luce scemava. Il cielo divenne ancora più grigio e iniziò a piovigginare.
Non bastava che da un po' di tempo il mare puzzasse come se l'acqua fosse piena di prodotti chimici. Ora ci si metteva anche il tempo a far toccare il fondo della tristezza.
Jörensen sospirò.
Quelle riflessioni potevano aiutare qualcuno? Erano espresse con troppa semplicità? Erano troppo di parte, troppo grette, troppo presuntuose? L'automobile aveva segnato la fine delle carrozze pubbliche. Ma c'era forse qualcuno che le voleva ancora, le carrozze? Probabilmente su tutta quella faccenda avevano ragione gli altri e lui era solo un vecchio che odiava l'idea di andare in pensione.
Eppure c'era stato un momento magico. Uomini splendenti di nero, grondanti petrolio, si erano abbracciati, mentre alle loro spalle uno zampillo usciva dal terreno sabbioso, sprizzando verso il cielo e promettendo ricchezza. Era successo davvero? Nel