Improvvisamente la telecamera fu vicinissima allo scafo, ricoperto da una sostanza raggrumata che, alla luce dei riflettori, scintillava e risplendeva come cera fusa.
Rubin si chinò in avanti, con un'espressione nervosa in volto. «Com'è arrivata lì quella roba?» gridò.
«Cosa crede che sia?» chiese Peak.
«Sono meduse.» Rubin socchiuse le palpebre. «Piccole meduse. Devono essere milioni. Ma perché sono aggrappate alla nave?»
«Come mai le cozze zebrate improvvisamente sanno navigare?» ribatté Peak. «Da qualche parte sotto quella gelatina ci sono le prese a mare e di certo sono irrimediabilmente intasate.»
Un diplomatico alzò una mano, esitante. «Che cosa sono… ehm, esattamente…?»
«Le prese a mare?»
«Una petroliera modernissima esplode perché le meduse intasano le prese a mare?» chiese Roche.
Peak pensò a quanto fosse ridicola quella domanda. Radunati lì c'erano forse i migliori scienziati del mondo, e guardavano quelle immagini come bambini delusi dal fallimento della tecnica.
«Navi cisterna e cargo sono solo per metà prodotti di alta tecnologia. L'altra metà è antica. I motori diesel delle navi e i sistemi di manovra del timone possono essere molto complessi e all'avanguardia, ma in ultima analisi servono sempre a far girare un albero a vite e a muovere da una parte e dall'altra un pezzo d'acciaio. Si naviga col GPS, ma l'acqua di raffreddamento viene sempre pompata all'interno attraverso un buco. Perché dovrebbe essere diverso? Si naviga in questo modo. È così semplice… Di tanto in tanto, una presa a mare s'intasa, se vi entrano delle alghe o cose simili, ma poi essa viene pulita. Se una è intasata, si usano le altre. La natura non aveva mai attaccato le prese a mare, dunque perché migliorarle?» Lasciò passare qualche secondo. «Dottor Roche, se domani alcuni minuscoli insetti dovessero decidere di ficcarsi nelle sue narici, ciò costituirebbe un pericolo mortale per il suo fantastico, complicatissimo corpo. Non ha mai pensato che potrebbe succedere? Ecco qual è il nostro problema. Abbiamo mai pensato che queste cose avrebbero potuto accadere?»
Johanson non ascoltava quasi più. Conosceva nei dettagli la parte seguente dell'esposizione, dato che erano stati lui e Bohrmann a strutturarla. Trattava dei vermi e degli idrati di metano. Quindi, mentre Peak parlava, lui affidava al laptop il corso dei propri pensieri.
Attraverso che cosa?
Doveva trovare un concetto. Era faticoso trovare sempre nuove espressioni. Johanson fissava lo schermo con aria assente. L'unità di crisi aveva accesso al programma? Il pensiero che Judith Li e i suoi uomini potessero spiare i suoi pensieri lo spingeva a essere diffidente. Aveva la sua teoria e si sarebbe confrontato con gli altri soltanto quando lo avesse deciso lui.
Il caso volle che a un certo punto il medio e l'anulare della sua mano sinistra scrivessero una parola. In realtà era ancor meno di una parola. Erano tre lettere, che apparvero sullo schermo del laptop.
Johanson fu tentato di cancellarle. Poi si fermò.
Perché no?
Qualsiasi parola poteva andare bene. E quella era persino meglio di una parola
Suonava bene. Per il momento sarebbe rimasta così.
Karen Weaver ascoltava, rosicchiando per bene la terza matita.