«Eccome, se sono maledette quelle bestiole, perdio!» tuonò una voce dal fondo. A parlare era stato un uomo dall'aspetto singolare, che era anche balzato in piedi. Svettava come una roccia, alto e massiccio. Indossava una tuta arancione e un berretto da baseball, dal quale spuntavano folti riccioli neri. Un paio di enormi occhiali colorati si reggeva a fatica su un naso troppo piccolo, ma talmente appuntito che balzava agli occhi, a dispetto della bocca grande come un forno. Quando apriva la bocca e spingeva in basso il mento colossale, somigliava a uno dei vecchietti brontoloni del
«Sì, perché ciò corrisponde all'esempio norvegese. Prima pochi animali, poi da un giorno all'altro un'orda.»
«Non dobbiamo concentrarci solo su quello.»
«Vuole che ripeta quello che è successo nell'Europa settentrionale?»
«Maggiore Peak! Ho forse detto che non dobbiamo badare alla scarpata continentale? Non ho sostenuto niente del genere! Ho parlato dell'
Peak si grattò la testa. «Potrebbe chiarire la sua affermazione, dottor Frost?»
Il vulcanologo inspirò profondamente. «No», rispose.
«Come? Ho capito bene?»
«Dobbiamo forse seminare il panico? No, vero? Allora prima devo fare chiarezza. Pensi alle mie parole.» Si guardò intorno, sicuro di sé, col mento gigantesco proteso in avanti, poi si sedette.
Vanderbilt avanzò pesantemente verso il podio. Judith Li lo seguì, socchiudendo le palpebre, e poi notò che il vice direttore della CIA stava inforcando un paio di occhiali ridicoli e la cosa la riempì di un misto di fastidio e ripugnanza.