Читаем Il quinto giorno полностью

«'Maledette bestioline' è la definizione giusta, Sal», esordì Vanderbilt in tono giulivo. Quindi si guardò intorno, raggiante, come se dovesse comunicare la buona novella. «Ma noi daremo loro fuoco finché non gli bruceremo il culo. Ve lo prometto. Okay, veniamo alle nostre supposizioni. Non è molto. Il nostro carissimo petrolio, da cui siamo tutti così dipendenti e che tutti vorremmo scolarci, è andato a farsi fottere. Espresso in parametri economici, ciò significa che possiamo dire addio a una parte consistente della produzione mondiale. Per i cammellieri dell'OPEC è una gran botta. La navigazione internazionale si scontra con sempre nuovi scherzi della natura, e si blocca, come ha appena dimostrato esaurientemente Peak. E così il terrore mostra i suoi effetti. Sì, insomma, detto fra noi: gli attacchi di squali e balene sono storielle per bambini, onestamente, enormi sciocchezze. È seccante se un'intera famiglia americana non torna più a casa dopo essere uscita a pescare, ma all'umanità non importa un fico secco. Non è bello, anzi è una vera porcheria, se, in uno dei Paesi in via di sviluppo, un piccolo pescatore, che con la sua sardina quotidiana deve sfamare diciassette figli e tre mogli, è costretto a rimanere sulla spiaggia a fissare il mare con sguardo vuoto perché, uscendo a pescare, rischia di essere mangiato. Proviamo tutti un sincero dispiacere, ma non possiamo fare assolutamente nulla. L'umanità ha altri problemi. Sono i Paesi ricchi a essere stati colpiti. I pesci cattivi non si fanno più catturare, anzi spediscono nelle reti della robaccia velenosa, oppure fanno ribaltare i pescherecci. Benché si tratti di casi isolati, ormai quei casi sono maledettamente troppi. E questo è un male per i Paesi in via di sviluppo, perché non riceveranno più niente da noi.» Vanderbilt ammiccò furbescamente al di sopra del bordo degli occhiali. «Sapete, signori, se uno vuole distruggere il mondo, ne potrebbe far fuori due terzi semplicemente tenendo impegnati i Paesi più ricchi, pressandoli a tal punto da impedire loro di risolvere i problemi. Il Terzo Mondo conta sul fatto che i grandi gli tendano la mano. Di tanto in tanto si fa sentire la giusta ira dell'America, poi si concorda coi boss della droga un piccolo cambiamento di regime e lo si collega agli aiuti economici. Tutto fila liscio. Forse suona ridicolo che le balene saltino sulle barche, perché la fortuna o la crisi della nostra economia non dipende da canoe e fasci di giunchi. Però lo standard di vita occidentale non è propriamente rappresentativo. Pensateci stasera, mentre vi servite al buffet freddo. Per il Terzo Mondo le anomalie sono la fine! El Niño è la fine! Se facciamo il bilancio delle cose stravaganti che la natura ci ha offerto negli ultimi mesi, fenomeni come quelli del passato ci sembrano cari, vecchi amici. Ci si potrebbe addirittura augurare che vengano un'altra volta a farci visita ma, egregi signori, adesso abbiamo altri ospiti, che diamine! In alcune zone dell'Europa vige lo stato d'emergenza. Cosa vuol dire? Che, col calare delle tenebre, nessuno può più andare in strada perché si corre il rischio di sparire? Vorrei spiegarvi che cosa significa. Significa che l'Europa non è in grado di controllare la catastrofe umanitaria. Che le opere assistenziali, la Croce Rossa, i supporti tecnici, l'UNESCO non arrivano più con le tende e i viveri. Che, nella dorata Europa, gli uomini muoiono di fame e per le infezioni. Che sono scoppiate epidemie. Delle epidemie in Europa! Come se non bastassero la Pfiesteria e i suoi compagni, in Norvegia infuria il colera! I rifornimenti di medicinali per i feriti non possono essere più garantiti e le ferite degli onesti europei spettatori di quiz del sabato sera brulicano di piccoli vermi e sono coperte di mosche che, a loro volta, provvedono a diffondere ulteriormente le malattie. Vi sentite già male? Be', questo non è niente. Lo tsunami è senza dubbio una brutta faccenda. Ma rammentate che, oltre alla distruzione, quando uno tsunami arriva tutto esplode. Nessuno riesce a cavarsela nella lotta contro il fuoco. Le fasce costiere sono state prima inondate e poi bruciate. Ah, già, poi è successa anche un'altra cosa: il risucchio della massa d'acqua che stava rientrando in mare ha interrotto il ciclo di raffreddamento di alcune centrali, stupidamente costruite nei pressi della costa. Abbiamo avuto un 'massimo incidente ipotizzabile' in Norvegia e uno in Inghilterra. Vi basta? Posso continuare col tracollo delle forniture energetiche. Signore e signori, per quanto mi possa dispiacere, vi devo dire di non contare sull'aiuto dell'Europa. E neppure su quello del Terzo Mondo. L'Europa trasmette soltanto il monoscopio. L'Europa è nella merda!»

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