La distanza tra Mozart e tutto ciò era incommensurabile.
Mentre il suono del pianoforte si perdeva, la conversazione di Judith Li col presidente era risalita fino allo spazio e poi era ridiscesa. Allo zenit della loro telefonata, i due si erano intrattenuti nella parte esterna dello spazio e si erano scambiati informazioni che appunto provenivano dallo spazio. Senza l'esercito dei satelliti, l'America non avrebbe potuto condurre la Guerra del Golfo, né quelle in Kossovo e in Afghanistan. Senza il supporto dallo spazio, l'Aeronautica non sarebbe riuscita a colpire con precisione. Senza l'obiettivo ad alta risoluzione di Crystal, detto anche KH-12, il comando generale sarebbe stato cieco rispetto ai movimenti del nemico nelle inaccessibili regioni montuose.
KH stava per
Alle 20.00, ora locale, due uomini in una sala sotterranea al Buckley Field, nei pressi di Denver, ricevettero una chiamata. La Buckley Field Station apparteneva a una serie di stazioni di terra dell'NRO — la National Reconnaissance Organisation — incaricata della pianificazione dello spionaggio via satellite per conto dell'Aeronautica e in stretto contatto con l'NSA. Il suo compito consisteva nell'intercettare e ascoltare. L'alleanza tra i due servizi segreti offriva alle autorità americane la possibilità di attuare una sorveglianza senza precedenti. Nel frattempo, una rete in gran parte automatizzata, detta Echelon, aveva ricoperto il pianeta e, coi suoi diversi sistemi tecnici, sorvegliava le comunicazioni internazionali, dai satelliti alle radio a bassa frequenza sino alle fibre ottiche.
I due uomini stavano sotto una gigantesca antenna parabolica. Circondati dai monitor, ricevevano in tempo reale i dati da Keyhole, Lacrosse e dalle altre sonde, li interpretavano, li rielaboravano e li mandavano negli uffici competenti. Erano entrambi agenti segreti, anche se non corrispondevano all'immagine che normalmente si aveva di simili personaggi. Portavano jeans e scarpe da ginnastica e il loro aspetto era quello dei membri di una band grunge.
La chiamata informava i due uomini su un peschereccio in difficoltà al largo della punta nord di Long Island. Se la notizia era vera, all'altezza di Montauk c'era stata una collisione provocata da un capodoglio. L'isteria collettiva sfociava in un flusso contìnuo di falsi allarmi. Sembrava che sul luogo della disgrazia si stesse indirizzando una grande nave, ma anche quella notizia non era verificata. Il contatto con l'equipaggio si era interrotto qualche secondo dopo l'SOS.
Il KH-12-4, uno dei satelliti del sistema Crystal-Keyhole, si avvicinava da sud-ovest di Long Island. Era in una posizione favorevole. Chi aveva chiamato ordinò alla squadra a terra di orientare immediatamente il telescopio verso la zona dell'incidente.
Uno dei due uomini diede una serie di comandi.
Centonovantacinque chilometri al di sopra della costa dell'Atlantico sfrecciava il KH-12-4, un tubo fornito di un telescopio lungo quindici metri, con un diametro di quattro metri e mezzo e pesante quasi venti tonnellate. Ai due lati si spiegavano dei pannelli solari. L'ordine impartito da Buckley Field azionò uno specchio girevole davanti all'obiettivo in movimento. Con quello, il satellite poteva ricevere un'informazione da ogni direzione fino a una distanza di mille chilometri. In quel caso, bastò una minima correzione. Visto che non era ancora completamente buio, si accesero i dispositivi per potenziare la luce residua e si ottenne un'immagine come se fosse mezzogiorno. Il KH-12-4 scattava una foto ogni cinque secondi e spediva i dati a un satellite relè che a sua volta li inviava a Buckley Field.
I due uomini fissarono il monitor.