Sue guardò i colleghi. «Fino a poche settimane fa, non accadevano cose del genere», disse, scuotendo la testa. «Si poteva starsene seduti tranquilli e scambiarsi indisturbati tutte le sciocchezze immaginabili. Adesso sembra di essere in un film di James Bond. Allarme, allarme! Per favore la dottoressa Oliviera nel laboratorio di massima sicurezza! Puah!» Si alzò e batté le mani. «Va bene.
Laboratorio di massima sicurezza
L'elicottero atterrò di fianco all'istituto poco dopo l'arrivo dei granchi. Un assistente accompagnò Johanson all'ascensore. Scesero due piani e seguirono un corridoio spoglio, illuminato dai neon. L'assistente aprì una porta pesante ed entrarono in una stanza piena di monitor. Solo un cartello di avvertimento sul pericolo biologico appeso a una porta d'acciaio rivelava che là dentro aleggiava la morte. Johanson vide scienziati e personale della sicurezza. Riconobbe Roche, Anawak e Ford, che stavano parlando tra loro a bassa voce. Sue Oliviera e Ray Fenwick erano presi da una conversazione con Rubin e Vanderbilt. Quando Rubin vide Johanson, gli si avvicinò e gli porse la mano. «Non si può mai stare tranquilli, vero?» Rise nervosamente.
«No.» Johanson si guardò intorno.
«Finora abbiamo avuto poche occasioni per confrontarci», disse Rubin. «Mi deve assolutamente raccontare tutto su quei vermi. È terribile che ci si debba conoscere in una simile circostanza, ma in un certo senso tutto questo è entusiasmante… Ha sentito le ultime notizie?»
«Credo di essere qui proprio a causa di quelle.»
Rubin indicò la porta d'acciaio. «Incredibile, vero? Fino a poco tempo fa qui c'erano i magazzini, ma in breve tempo l'esercito ha installato un laboratorio chiuso ermeticamente. Sembra provvisorio, ma non c'è nulla da temere. Gli standard di sicurezza corrispondono al livello L4. Possiamo esaminare gli animali senza rischi.»
L4 era il livello di sicurezza più alto per i laboratori.
«Entra anche lei?» chiese Johanson.
«Io e la dottoressa Oliviera.»
«Credevo che fosse Roche l'esperto di crostacei.»
«Qui tutti sono esperti di tutto.» Jack Vanderbilt e Sue Oliviera si erano avvicinati. L'uomo della CIA aveva un leggero puzzo di sudore. Diede a Johanson una pacca sulla spalla, come se fossero vecchi amici. «Il nostro gruppo di teste d'uovo, con un'intelligenza nove volte superiore alla media, è stato messo insieme in modo che specialisti di tutti i tipi formino una sorta di pizza. Inoltre Judith Li va pazza per lei. Scommetto che passerebbe volentieri con lei giorno e notte per scoprire quello che pensa.» Fece un ampio sorriso. «Oppure vuole qualcos'altro? Chi lo sa?»
Johanson rispose con un sorriso gelido. «Perché non lo chiede direttamente a lei?»
«L'ho fatto», rispose Vanderbilt con indifferenza. «Temo, amico mio, che lei debba rassegnarsi all'idea che Judith Li sia interessata solo alla sua testa. La conosco. È convinta che lei nasconda qualcosa.»
«Davvero? E cosa?»
«Me lo confidi.»
«Io non nascondo niente.»
Vanderbilt lo osservò con sguardo indagatore. «Nessuna teoria entusiasmante?»
«Mi sembra che la sua teoria sia sufficientemente entusiasmante.»
«E lo è finché non salta fuori niente di meglio. Se va subito là dentro, dottore, pensi a qualcosa che noi in America chiamiamo 'sindrome della Guerra del Golfo'. Nel 1991 in Kuwait, l'esercito americano è riuscito a contenere il numero delle perdite, ma, in seguito, circa un quarto di tutti i soldati impegnati laggiù si è ammalato, mostrando misteriosi sintomi che somigliavano, in forma attenuata, a quelli provocati dalla
«E lei crede che abbiamo a che fare con qualcosa del genere?»
«Io credo che farebbe bene a tirare in barca la zia Li.» Vanderbilt gli strizzò l'occhio. «Detto fra noi, è un po' matta. Capisce? I pazzi bisogna lasciarli fare a modo loro.»
«Non mi è sembrata pazza.»
«È un problema suo. Io l'ho avvisata.»
«Il mio problema è che sappiamo ancora troppo poco», disse Sue e indicò la porta. «Andiamo là dentro e facciamo il nostro lavoro. Ovviamente verrà anche Roche.»
«E io? Non ha bisogno di una guardia del corpo?» rise Vanderbilt. «Mi offro volontario.»
«Molto gentile, Jack», replicò Sue, scrutandolo. «Purtroppo gli abiti della sua misura sono finiti.»