«In tutto il mondo, i ricercatori stanno lavorando a pieno ritmo per trovare un antidoto. Stiamo lottando contro l'invasione dei granchi e gli attacchi dei cetacei e cercando di catturare quei vermi, anche se non è facile. Facciamo e faremo di tutto per ridurre i rischi, ma, se continueremo a mantenere un comportamento convenzionale, non sarà sufficiente. Il blocco della Corrente del Golfo ci condanna all'impotenza. Non è possibile fermare il 'massimo incidente ipotizzabile' col metano. Anche se riuscissimo a pescare dal mare milioni di quei vermi, non potremmo comunque vedere dove torneranno a insediarsi, e si ricomincerebbe da capo. Siamo diventati ciechi perché è impossibile mandare sott'acqua robot, sonde e batiscafi. Non abbiamo la minima idea di cosa stia succedendo là sotto. Ho sentito che oggi pomeriggio, davanti al Georges Bank, abbiamo perso due reti gigantesche. Si sono interrotti i contatti con tre trawler che stavano incrociando all'altezza della fossa Laurentius per pescare sui fondali. Aerei sorvolano la zona alla ricerca dei dispersi, ma le condizioni meteorologiche sono difficili. A est ci sono i banchi di Terranova, una zona di nebbia permanente, e da due giorni imperversano violente tempeste.» Fece una pausa. «Sono due esempi delle migliaia che potrei fare. Quasi tutte le notizie riflettono il nostro insuccesso. La dichiarazione dello stato d'emergenza funziona bene, siamo riusciti diverse volte a impedire l'invasione dei granchi, grazie ai lanciafiamme, ma in compenso essi continuano a uscire dal mare in altri punti. Dobbiamo ammettere che, per quanto riguarda il mare, abbiamo poche notizie. Sarebbe già molto se da lì non uscissero altre minacce, ma ora…»
«E gli attacchi col sonar?»
«Continuano, ma non si evidenzia nessun successo concreto. I cetacei non scappano dal rumore, come dovrebbe costringerli a fare l'istinto. Credo che soffrano terribilmente, però sono telecomandati. Il terrore continua.»
«Visto che parla di pianificazione, Jude, mi dica: dietro tutto questo, lei vede una strategia?» chiese il segretario alla Difesa.
«Credo di sì. A mio parere è articolata in cinque fasi. Il primo passo è l'allontanamento degli uomini dalla superficie del mare e dagli abissi. Il secondo è la distruzione e l'allontanamento delle popolazioni costiere, com'è successo nel Nordeuropa. Il terzo passo riguarda l'abbattimento delle nostre infrastrutture. Nel Nordeuropa, appunto, sono state colpite duramente le industrie offshore. Inoltre il blocco della pesca darà enormi problemi di approvvigionamento, specialmente al Terzo Mondo. Il quarto passo è la devastazione dei pilastri della nostra civiltà, le grandi città — con gli tsunami e gli attacchi biologici -, col conseguente spostamento della popolazione all'interno. E poi c'è il quinto e ultimo passo: il collasso del clima. La Terra diventa inabitabile per gli uomini. Si ghiaccia o viene sommersa, si scalda o si gela, o forse entrambe le cose, non siamo ancora in grado di dirlo.»
Per un po' regnò un silenzio assoluto.
«Ma la Terra non diventerebbe inabitabile anche per tutto il mondo animale?» chiese il consigliere per la sicurezza.
«Sulla superficie, sì. O, meglio, diciamo che ci lascerebbe le penne una gran parte del mondo animale. Però mi sono fatta spiegare che cos'è successo cinquantacinque milioni di anni fa: sono morti moltissimi animali e piante, ma hanno lasciato spazio a nuove specie. Credo che questi esseri abbiano riflettuto molto attentamente su come sopravvivere alla catastrofe senza danni.»
«Una simile guerra di distruzione è…» Il segretario all'Interno non trovava le parole. «È sproporzionata, inumana…»
«Non sono esseri umani», ribadì Judith.
«Ma possiamo fermarli?»
«Se scopriamo chi sono», intervenne Vanderbilt.
Judith Li si girò verso di lui. «Sbaglio o ha cambiato opinione?»
«La mia opinione non cambia», replicò Vanderbilt, ostentando indifferenza. «Svelando lo scopo di un'azione, spesso si può risalire a chi l'ha compiuta. In questo caso, riconosco che la sua strategia in cinque fasi è al momento la più convincente. Quindi dobbiamo agire. Chi sono? Dove sono? Che pensano?»
«Cosa possiamo fare contro di loro?», aggiunse il segretario alla Difesa.
«Il male…» sussurrò il presidente, tenendo le palpebre serrate. «Come si può sconfiggere il male?»
«Bisogna comunicare con loro», disse Judith.
«Entrare in contatto?»
«Si può trattare anche col diavolo. Al momento, non vedo altra scelta. Johanson sostiene che ci stiano tenendo sulla corda, per impedirci di trovare soluzioni. Non possiamo concedere loro altro tempo. Siamo ancora in grado di agire, allora dobbiamo cercare di stabilire un contatto. Poi li colpiremo.»
«Esseri degli abissi marini?» Il segretario all'Interno scosse la testa. «Santo cielo!»