Anawak fece un cenno al barman e ordinò. Lei si avvicinò, ma non si sedette. Dai capelli bagnati le scorrevano sulle spalle alcune gocce di acqua fredda, che poi si raccoglievano tra i seni. In genere, non aveva problemi ad andare in giro mezza nuda, ma ora si sentiva a disagio. Un bicchiere e poi sarebbe sparita. «E come stai?» chiese, sorseggiando il liquore cremoso.
Anawak aggrottò la fronte. «Non lo so.»
«Non lo sai?»
«No.» Prese una nocciolina, la posò davanti a sé e poi la lanciò via con un colpo. «Mio padre è morto.»
«Non ne ho idea.»
«I medici non lo sanno ancora?»
«
«Strano…» mormorò Karen. «Qualcosa di simile si prova da ubriachi. Quando sei talmente pieno che qualsiasi posizione ti fa stare male, non importa come ti giri, se stai sulla schiena o sulla pancia.» S'interruppe. «Scusa. Ho detto una stupidaggine.»
«No, per niente! Hai ragione. Stai meglio solo dopo aver vomitato. Mi sento esattamente così. Probabilmente devo proprio vomitare, ma non so come.» Fece scorrere le mani sul bordo del bicchiere. La musica continuava, incessante.
«Avevi un buon rapporto con tuo padre?»
«Non avevo il minimo rapporto con lui.»
«Davvero?» Karen aggrottò la fronte. «Ma è possibile? È possibile non avere il minimo rapporto con una persona che si conosce?»
Anawak si strinse nelle spalle. «E tu?» chiese. «Cosa fanno i tuoi genitori?»
«Sono morti.»
«Oh. Mi dispiace.»
«Non preoccuparti, non c'è niente di strano. È successo quando avevo dieci anni. Un incidente durante un'immersione, in Australia. Io ero rimasta all'hotel. Sono morti per una corrente profonda molto violenta. Sai come sono quelle correnti: prima è tutto tranquillo, poi, improvvisamente vieni afferrato e trascinato in mare aperto. Loro erano cauti ed esperti, ma…» Scrollò le spalle. «Il mare cambia sempre.»
«Li hanno trovati?» chiese Anawak sottovoce.
«No.»
«E tu? Come te la sei cavata?»
«Per qualche tempo è stata molto dura. Avevo avuto un'infanzia splendida, sai com'è. I miei genitori erano insegnanti e affascinati dall'acqua. Abbiamo fatto di tutto: vela alle Maldive, immersioni nel mar Rosso, nelle grotte dello Yucatan… Ci siamo immersi anche in Scozia e in Islanda. Naturalmente, quand'ero con loro, restavano vicini alla superficie e, se le immersioni erano pericolose, non mi portavano. E durante una di quelle più pericolose sono morti.» Sorrise. «Ma, come vedi, me la sono cavata.»
«Sì.» Ricambiò il suo sorriso. «Non si può non notare.»
Era un sorriso triste, disperato. Per un po', Anawak si limitò a guardarla. Poi scese dallo sgabello. «Dovrei cercare di dormire. Domani c'è il funerale.» Esitò. «Allora, buonanotte e… grazie.»
«E di che? Buonanotte.»
Karen rimase seduta davanti al suo Baileys bevuto per metà e ripensò ai suoi genitori, al giorno in cui la direttrice le aveva detto che doveva essere molto coraggiosa. Una ragazzina coraggiosa. Piccola, forte Karen.
Fece ondeggiare il liquore nel bicchiere.
Non aveva raccontato ad Anawak fino a che punto era stata dura. La nonna l'aveva presa con sé, una bambina scossa e impaurita che aveva trasformato il suo dolore in rabbia, al punto che l'anziana donna non sapeva mai cosa fare. I suoi risultati a scuola erano rapidamente peggiorati e lo stesso si poteva dire del resto della sua vita. Non aveva raccontato ad Anawak delle continue fughe, della prima canna e delle droghe che aveva preso quando viveva per strada. Era sempre completamente ubriaca o sballata e andava a letto con chiunque fosse disponibile, e nessuno si tirava indietro. Poi i piccoli furti, l'espulsione dalla scuola, un aborto clandestino, le droghe pesanti, i furti nelle auto, i servizi sociali. Sei mesi in un istituto di correzione. Il corpo pieno di piercing. La testa rasata e cicatrici ovunque. L'anima e il corpo ridotti a un campo di battaglia.