Una volta iniziato il viaggio sul ghiaccio, avrebbero seguito solo le regole della natura. Per sopravvivere là fuori era necessario assumere un atteggiamento che si poteva definire panteistico. Non ci si doveva dare troppa importanza. Non si era importanti in se stessi, perché si era solo una parte dell'anima del mondo, che si manifestava negli animali, nelle piante, nel ghiaccio e occasionalmente anche negli uomini.
Con un leggero scossone, il gatto delle nevi che trainava la slitta su cui avevano trovato posto Anawak, Akesuk e la moglie si mise in moto. Poi cominciarono a scivolare sul mare ghiacciato e innevato. Il disgelo era iniziato, ma si limitava agli strati superiori. Girarono intorno alla riva collinosa di Pond Inlet e tennero la direzione nord-est finché non giunsero ad alcuni chilometri dalla costa dell'isola di Baffin, che si sviluppava verso sud oltre la coltre di ghiaccio. Dalla parte opposta, spiccavano le rocce dell'isola Bylot, circondata da iceberg. Un'imponente lingua di ghiaccio scendeva dalle vette fino alla riva. Anawak comprese che quella che stavano attraversando non era terra, bensì la crosta gelata del mare. Sotto di loro nuotavano i pesci. Di tanto in tanto, quando trovavano un dislivello, i pattini della
Dopo un po' i due inuit delle
«Potrebbe volerci un po'», disse Akesuk.
«Sì, ci costerà del tempo», concordò Anawak, rammentando come, in passato, avessero costeggiato a lungo simili crepacci.
Akesuk si grattò il naso. «No. Perché dovrebbe
Anawak rimase in silenzio.
Sorridendo, lo zio proseguì: «Forse è stato questo il problema che ci ha afflitto nel secolo scorso: i
Anawak lo guardò. «Non dovresti rammaricarti per lui, ma per mia madre», disse.
«Anche lei si è rammaricata per lui», ribatté Akesuk. Poi si mise a chiacchierare con Mary-Ann.
In effetti furono costretti a percorrere diversi chilometri prima che il crepaccio si stringesse a sufficienza per poter passare dall'altra parte. Una delle due guide inuit sganciò il proprio gatto delle nevi e superò il crepaccio a tutta velocità. Poi gettò delle corde alle
Esitando, Anawak ne prese una. Era pelle di narvalo. Un tempo, quand'erano in viaggio, avevano sempre della pelle di narvalo tra le provviste. Sapeva che aveva molta vitamina C, più del limone e dell'arancia. La masticò e gustò il sapore di noci fresche.
Il sapore innescò la reazione a catena delle immagini e delle sensazioni. Sentì delle voci, ma non erano quelle dei membri della spedizione. Appartenevano a persone con cui era stato in viaggio vent'anni prima. Sentì la mano di sua madre che gli accarezzava i capelli.
«Crepacci di ghiaccio sul mare, barriere di ghiaccio pressato…» Lo zio rise. «Questa non è un'autostrada, Leon. Dimmi la verità, non ti sono mai mancate queste cose?»
Se Akesuk aveva notato lo stato emotivo in cui era improvvisamente sprofondato Anawak e aveva pensato di rafforzarlo con quella domanda, si era sbagliato di grosso. Anawak scosse la testa. Forse fu solo l'orgoglio, ma disse asciutto: «No».
Nello stesso istante si vergognò della risposta.
Akesuk scrollò le spalle.