Dopo un breve pasto con panini e caffè, ripartirono, superarono un crepaccio ancora più grande e si diressero verso l'isola Bylot. Gli
«Facciamo una passeggiata», disse Akesuk.
«Ne abbiamo appena fatta una», si meravigliò Anawak.
«È stato tre ore fa, ragazzo.»
A differenza della tundra dell'isola di Baffin, che saliva dolcemente, l'isola di Baylot si mostrava assai impervia già nella zona costiera. Più che una passeggiata fu una scalata. A un certo punto, Akesuk indicò ad Anawak una scia bianca di escrementi di uccello. «Girifalchi», disse. «Splendidi animali.»
Emise una serie di fischi straordinari, ma i falchi non si fecero vedere. «Nell'interno avremo più possibilità di vederli. E potremo incontrare anche volpi, oche delle nevi, gufi, falchi e poiane.» Sorrise, ironico. «O forse no. L'Artico è così. Non si può prendere appuntamento. Il pack è inaffidabile, per gli animali come per gli inuit. Vero, ragazzo?»
«Io non sono un
«Oh.» Lo zio fiutò l'aria. «Va bene. Penso che ci risparmieremo la salita. Lo faremo un'altra volta. Certamente tornerai qui, visto che non sei più un
Da quel momento in poi, il tempo smise di esistere.
Mentre si dirigevano verso est, lasciandosi alle spalle l'isola di Bylot, il ghiaccio si fece più irregolare e i colpi contro la slitta divennero più violenti. Il vento freddo aveva congelato almeno in parte le pozzanghere formate dall'acqua del disgelo. Il ghiaccio strideva, come se stessero viaggiando sul vetro. Anawak si alzò e vide un piccolo crepaccio. Lo fece notare all'autista della
«Ti ricordi ancora qualcosa», rise Akesuk.
Anawak lo guardò perplesso. Poi rise con lui. Si sentiva orgoglioso. Incredibile. Si sentiva orgoglioso di aver visto il crepaccio.
Nel pomeriggio, come per magia, nel cielo apparvero i «cani del sole». Così gli inuit chiamavano l'occasionale apparizione ai lati del sole di grandi anelli splendenti, generati dalla luce che attraversava minuscoli cristalli di ghiaccio. In lontananza, il pack si accatastava in gigantesche barriere, profondamente frastagliate. Poi, improvvisamente, alla loro destra apparve l'acqua. Una foca emerse, si guardò velocemente intorno e sparì. Un poco più avanti, ricomparve. Si lasciarono alle spalle quel buco e si fermarono davanti a un altro, di dimensioni enormi. Ci volle un po' ad Anawak per rendersi conto che quello non era un buco, bensì il bordo del ghiaccio. Al di là di esso, iniziava il mare aperto.
Dopo un po' incontrarono un accampamento e si fermarono. Ci fu una serie di saluti cordiali. Alcuni degli uomini si conoscevano e gli altri furono presentati con dovizia di particolari. Quelli dell'accampamento provenivano da Pond Inlet e Igloolik. Avevano catturato un narvalo e, dopo averlo squartato, ne avevano lasciato i resti più a est, nelle vicinanze del bordo del ghiaccio, all'incirca dov'era diretto il gruppo di Anawak. Vennero offerti pezzi di pelle e ci s'intrattenne sulla caccia. Poi arrivarono due cacciatori coi loro
Verso sera lasciarono l'accampamento.