«Vorrei prendere a esempio una normale cellula umana», disse. «In fondo, non è altro che un sacco pieno d'informazioni, con tutt'intorno una membrana. Il nucleo contiene i cromosomi, il complesso di tutti i geni. Insieme formano il genoma o DNA, la doppia elica, come sapete. Detto in modo informale, il nostro progetto di costruzione. Più un organismo è sviluppato, più quel progetto è differenziato. Grazie all'analisi del DNA, è possibile scoprire un assassino o chiarire rapporti di parentela, ma, nelle sue linee generali, il progetto è uguale per tutti gli esseri umani: piedi, gambe, busto, braccia, mani e così via. L'analisi del DNA ci dice quindi due cose. In generale: questo è un essere umano. In particolare: di quale persona si tratti.»
Sul volto dei presenti si accese una scintilla d'interesse. Evidentemente era stata una buona idea iniziare con qualche nozione basilare di genetica.
«È chiaro che le differenze tra due esseri umani, come individui, sono molto più numerose rispetto a quelle tra due organismi unicellulari della stessa specie. Statisticamente, il mio DNA mostra circa due milioni di piccole differenze rispetto a quello di tutte le altre persone. Le differenze tra un essere umano e un altro dipendono da una coppia di basi diversa ogni milleduecento coppie identiche. A sua volta, se si esaminano le cellule dello stesso essere umano, si trovano minime differenze, divergenze biochimiche nel DNA dovute a mutazioni. Se analizzate una cellula della mia mano sinistra e una del mio fegato, avrete quindi risultati diversi. Tuttavia, ognuna di esse dice senza possibilità di equivoco: si tratta di Sue Oliviera.» Fece una pausa. «Con gli organismi unicellulari ci sono meno problemi, perché, come dice il loro nome, si deve analizzare un'unica cellula. C'è un solo genoma e, dato che gli yrr si riproducono per scissione e non per accoppiamento, non avviene nessun miscuglio di cromosomi di mamma e papà. L'essere si duplica con tutte le informazioni genetiche e basta.»
«Quindi se si conosce il DNA di un unicellulare si conosce anche quello di tutti gli altri», disse Peak con parole che sembravano essere sospese su un filo da equilibrista.
«Sì.» Sue gli regalò un sorriso. «È del tutto naturale. Una popolazione di unicellulari mostrerà sempre un genoma identico. Se lasciamo da parte le mutazioni occasionali, il DNA di tutti gli individui è identico.»
Rubin si mosse sulla sedia, irrequieto. Poi aprì e chiuse la bocca. Normalmente, a quel punto, avrebbe cercato d'inserirsi nel discorso.
«Ma il problema inizia proprio qui», riprese. «A una prima occhiata, le cellule della gelatina sembrano identiche. Sono amebe, come si trovano negli abissi marini. Neppure particolarmente strane. Per poter descrivere tutto il loro DNA, dovremmo far lavorare diversi computer per alcuni anni. Ci limitiamo quindi ai controlli a campione. Isolando piccole sezioni di DNA otteniamo una parte del codice genetico, un amplicon, in termini tecnici. Ogni amplicon mostra una serie di coppie di base, il vocabolario genetico. Analizzando gli amplicon della stessa sezione di DNA di diversi individui e confrontandoli tra loro otteniamo interessanti informazioni. Gli amplicon di più individui della stessa popolazione dovrebbero dare un quadro più o meno come questo.»
Sollevò una stampata che aveva ingrandito apposta per la riunione.
Al : AATGCCAATTCCATAGGATTAAATCGA
A2: AATGCCAATTCCATAGGATTAAATCGA
A3: AATGCCAATTCCATAGGATTAAATCGA
A4: AATGCCAATTCCATAGGATTAAATCGA
«Vedete che le sequenze analizzate sono identiche in tutta la stringa. Quattro unicellulari identici.» Mise da parte il foglio e ne mostrò un secondo. «Invece abbiamo ottenuto questo.»
Al: AATGCCA CGATGCTACCTG
AAATCGAA2: AATGCCA ATTCCATAGGATT
AAATCGAA3: AATGCCA GGAAATTACCCG
AAATCGAA4: AATGCCA TTTGGAACAAAT
AAATCGA«Sono le sequenze di base dell'amplicon di quattro esemplari della gelatina. I DNA sono identici, tranne che per alcune piccole regioni ipervariabili. Non c'è nessuna affinità. Abbiamo esaminato dozzine di cellule. Alcune differiscono nelle regioni ipervariabili solo di poco, altre sono completamente diverse. Una cosa del genere non si può spiegare con la mutazione naturale. In altri termini: non può essere un caso.»
«Forse sono di specie diverse», disse Anawak.
«No. Senza dubbio è la stessa specie. Com'è pure indubbio che ogni essere vivente non può cambiare nel corso della vita il proprio codice genetico. Il progetto viene sempre per primo. Solo poi si costruisce, e ciò che è stato costruito può corrispondere unicamente a quel progetto e a nient'altro.»
Per lungo tempo nessuno parlò.