La bioluminescenza era una caratteristica di molti abitanti degli abissi, ottenuta grazie a batteri con cui essi vivevano in simbiosi. C'erano organismi luminosi anche sulla superficie marina, come alcune alghe e piccole seppie. Però il vero mare di luce cominciava là dove spariva la luce del sole. Nel buio totale degli abissi marini.
Johanson fissò lo schermo. Il blu si riusciva più a intuirlo che a vederlo. Un occhio non abituato non l'avrebbe notato. Ma la telecamera del robot aveva una definizione molto elevata. Probabilmente Tina aveva ragione. Si fregò la barba. «Secondo te, quanto è grande?»
«Difficile dirlo. A giudicare dalla rapidità con cui è sparito, doveva essere al limite del fascio luminoso. Ad alcuni metri di distanza. Tuttavia la sua superficie ha occupato quasi tutto l'obiettivo. Che ne deduci?»
«La parte che abbiamo visto dovrebbe essere grande dai dieci ai dodici metri quadrati.»
«Quella che abbiamo
A Johanson venne un'idea. «Potrebbe essere una massa di pLancton. Microrganismi. Ce ne sono di luminosi…»
«E come spieghi il disegno?» domandò Tina.
«Le linee chiare? Un caso. Siamo noi a credere che sia un disegno. Abbiamo pensato che anche i canali di Marte formassero un disegno.»
«Io non credo che sia plancton», disse lei.
«Quello che vediamo non è così chiaro.»
«E invece sì. Guarda un'altra volta.»
Tina aprì le immagini successive. L'oggetto si ritirava sempre più nell'oscurità. In effetti, si era visto per poco più di un secondo. Il secondo e il terzo ingrandimento mostravano ancora la macchia debolmente luminescente. Ma, nel corso della sequenza, sembrava che la posizione delle linee fosse cambiata. Nella quarta, le linee erano sparite del tutto.
«Ha spento la luce», mormorò lui, sbalordito. Poi rifletté. Alcune specie di polpi comunicavano attraverso la bioluminescenza. Non era così insolito che un animale, in caso di pericolo, spegnesse, per così dire, l'interruttore e sparisse nell'oscurità. Ma quell'animale era grandissimo. Molto più grande di qualsiasi specie conosciuta di piovra. L'inevitabile conclusione non gli piaceva affatto. Non si trattava di un essere originario del margine continentale norvegese. «L'
«Il calamaro gigante», confermò Tina. «È la prima cosa che viene in mente. Ma la sua presenza non è mai stata segnalata in queste acque.»
«Sarebbe la prima volta che vediamo quell'essere vivo.»
Non era del tutto vero. Da molto tempo circolavano storie incredibili sugli
«Che cosa, no?»
«Ci sono troppi elementi contrari. Questa non è la zona dei calamari giganti.»
«Certo, ma…» Tina agitò le mani. «In realtà non sappiamo dove vivono. Non sappiamo nulla.»
«Non vivono in questa zona», insistette lui.
«Neppure i vermi dovrebbero essere qui», precisò Tina.
Vi fu un momento di silenzio.
«E se anche fosse?» riprese infine Johanson. «Gli
«I testimoni non la pensano così.»
«Oddio, Tina! È possibile che abbiano seguito qualche barca. Ma. non è il caso di mettersi a discutere sulla minaccia rappresentata dai calamari giganti per l'estrazione petrolifera. Devi ammettere che è ridicolo.»
Tina osservò scettica l'ingrandimento della fotografia. Poi chiuse il file. «Okay, hai qualcosa per me? Qualche risultato?»
Johanson tirò fuori la busta e l'aprì. Dentro c'era una spessa mazzetta di fogli, fittamente stampati.
«Santo cielo», si lasciò sfuggire lei.
«Aspetta, dovrebbe esserci un riassunto. Ah, eccolo!»
«Fammi vedere.»
«Un attimo.» Lui scorse il rapporto.
Tina si alzò e andò alla finestra. Poi si mise a camminare avanti e indietro. «Su, dimmi qualcosa», sbuffò.
fohanson aggrottò la fronte e sfogliò il plico. «Hmm, interessante.»
«Sputa il rospo», insistette lei.