Di colpo, il motore rombò e lo zodiac scattò in avanti. Anawak si rovesciò aU'indietro. Riuscì ad afferrare uno dei sostegni della cabina e rientrò. Le sue mani strinsero il timone. Sfrecciò a tutta velocità nell'hangar, fece una virata mozzafiato e sfrecciò verso il passaggio per l'elevatore esterno.
L'apertura diventava sempre più bassa.
Più si avvicinava, più il passaggio si restringeva. La velocità con cui il ponte si stava riempiendo aveva dell'incredibile. L'acqua entrava dal basso e dai lati in ondate grigie e increspate. Nel giro di qualche secondo, gli otto metri di altezza dell'hangar si erano ridotti a quattro.
Meno di quattro.
Tre.
Il fuoribordo ululava in maniera straziante.
Meno di tre.
Ora!
Schizzarono fuori come una palla di cannone. Il tetto della cabina strisciò violentemente contro il bordo superiore del passaggio, poi lo zodiac volò sopra la cresta delle onde, rimase sospeso in aria per un attimo e ricadde con un tonfo.
Il mare era in tempesta. Tutt'intorno a loro rotolavano grigie onde mostruose. Anawak strinse con tale forza il timone che le nocche gli diventarono bianche. Risalì la successiva montagna d'acqua e cadde nell'abisso appena dietro, risalì di nuovo e ricadde. Poi diminuì la velocità. Era meglio andare più lentamente. Le onde erano molto alte, ma non ripide. Girò lo zodiac di centottanta gradi, si lasciò sollevare dalla successiva montagna che rotolava verso di lui, quindi procedette molto lentamente, guardando fuori.
La vista era spettrale.
L'isola in fiamme dell'
Continuava a fissare quello spettacolo, ammutolito.
«Forme di vita intelligenti…» Samantha gli comparve al fianco, bianca come un lenzuolo, con le labbra blu e tremante. Si stringeva nella giacca, e teneva piegata la gamba ferita. «Con loro si hanno solo guai.»
Anawak rimase in silenzio.
Guardarono insieme l'
PARTE QUINTA
Contatto
«La ricerca di un'intelligenza aliena è sempre la ricerca della propria.»
Sogni
Sveglia!
Sono sveglia.
Come fai a saperlo? Intorno a te c'è la più totale oscurità. Ti stai avvicinando alle origini del mondo. Cosa vedi?
Niente.
Cosa vedi?
Vedo le luci verdi e rosse degli strumenti davanti a me. Strumenti che indicano la pressione interna ed esterna, le riserve di ossigeno del Deepflight, l'angolazione con cui scivolo in basso, le riserve di combustibile, la velocità. Il batiscafo esamina la composizione chimica dell'acqua e mi mostra dati e tabelle. I sensori registrano la temperatura esterna e me la trasmettono.
Cos'altro vedi?
Vedo un vortice di particelle. Nella luce dei proiettori sembra neve. Sostanze organiche che sprofondano. L'acqua è satura di composti organici. Un po' torbida. No, molto torbida.
Puoi vedere ancora molto. Non vuoi vedere tutto?
Tutto?
Karen ha messo quasi mille metri tra sé e la superficie dell'acqua e non è ancora stata aggredita. Non ha incontrato né orche né yrr. Il Deepflight lavora in maniera impeccabile. Si avvita verso il basso in un'ampia spirale ellissoidale. Di tanto in tanto, qualche piccolo pesce finisce nella luce e scappa via subito. Tutt'intorno danzano detriti. Krill, granchi minuscoli… Nient'altro che punti bianchi nel cono del proiettore. L'abbondanza di particelle riflette la luce verso la sorgente.
Da dieci minuti, Karen fissa concentrata il bozzolo sporco, grigio, formicolante che le luci del Deepflight proiettano davanti a sé. Oscurità illuminata artificialmente. Luce che non illumina. Dieci minuti in cui ogni senso del sopra e del sotto è scomparso. Ogni due o tre secondi controlla sugli strumenti quello che la vista all'esterno non può dirle: a che velocità va, con quale inclinazione, da quanto tempo.
L'affidabilità del computer.
Naturalmente sa che è la sua voce quella con cui sta dialogando quasi inconsapevolmente. È la quintessenza delle esperienze fatte, della vita imparata e vissuta: punti di vista solo al limite della coscienza. Qualcosa le sta parlando, qualcosa che, nel contempo, è fuori di lei e con lei, la cui esistenza le era rimasta nascosta fino a quel momento. Quella cosa nella sua testa le pone domande, le fa proposte, la confonde.
Cosa vedi?
Poco.