Читаем Il quinto giorno полностью

Poco è già un'esagerazione. Solo gli uomini accettano l'idea assurda di affidarsi a un apparato sensoriale artificiale quando il loro non funziona più. Con tutto il rispetto per i tuoi strumenti, per sapere dove va la tua specie, un cono luminoso è assai inadatto, Karen. Quella luce è solo uno spazio angusto, una prigione. Libera la tua mente. Vuoi vedere tutto?

Sì.

Allora spegni i proiettori.

Karen esita. Aveva comunque intenzione di farlo. Sarebbe stato necessario per vedere la luminescenza blu nell'oscurità, quando sarebbe arrivato il momento. Ma quando? Con sorpresa, si rende conto di quanto si fosse aggrappata a quel ridicolo cono luminoso. Troppo. Come a una piccola torcia elettrica sotto le coperte. Uno alla volta, spegne i potenti proiettori. Rimangono solo le spie della strumentazione. La pioggia di particelle sparisce.

Il nero assoluto la circonda.

Le acque polari sono blu. Nel Pacifico settentrionale c'è poca vita dipendente dalla clorofilla, come pure in determinate zone intorno al continente Antartico. A pochi metri sotto la superficie, quel blu sembra quasi un cielo. Come un astronauta che, in una navicella spaziale, vede il blu diventare sempre più scuro, finché lui non si trova circondato dal nero dello spazio, così su un batiscafo si sprofonda nella direzione opposta, verso un universo pieno di misteri, una zona d'intimità. In fondo, non importa se l'uomo sale o scende. In entrambi i casi, con le immagini abituali spariscono le sensazioni abituali o tutto ciò che i sensi umani trasformano in sensazioni, anzitutto la vista, seguita dal peso. Al contrario dello spazio, il mare è dominato dalla forza di gravità, ma chi si trova a mille metri di profondità, in viaggio nelle tenebre assolute, non può che fidarsi dell'indicatore digitale per sapere se sta scendendo o salendo. Simili informazioni non possono venire né dall'orecchio interno, né da uno sguardo all'esterno.

Karen è scesa alla velocità massima. Il Deepflight ha attraversato in fretta quel cielo polare capovolto, e tutto è diventato buio molto velocemente. Quando il batimetro aveva indicato i sessanta metri, già c'era solo il quattro per cento della luce presente in superficie, e lei aveva comunque acceso i proiettori. Un'astronauta impegnata a illuminare l'universo con una lampadina.

Sveglia, Karen.

Sono sveglia.

Sì, certo, sei sveglia e molto concentrata, ma stai sognando il sogno sbagliato. Tutta l'umanità è prigioniera del sogno a occhi aperti di un mondo che non esiste. Noi sogniamo un cosmo fatto di tabelle tassonomiche e medie statistiche, che colga oggettivamente la natura. Rifiutiamo di vedere la relazione intima delle cose, legate in un intreccio indistricabile, cerchiamo di scorporare ogni elemento, ordinandolo in una struttura gerarchica al cui vertice mettiamo noi stessi. Ci accordiamo su idoli e frammenti minuscoli che chiamiamo realtà, creiamo conseguenze e gerarchie, deformiamo spazio e tempo. Dobbiamo sempre vedere qualcosa per comprenderlo, ma, nel momento in cui lo rendiamo visibile, lo sottraiamo alla nostra comprensione. L'uomo vedente è cieco, Karen. Guarda nell'oscurità. L'origine di tutta la vita è scura.

L'oscurità è minacciosa.

E invece no! Semplicemente sottrae i punti di riferimento alla nostra esistenza visibile. È così brutta? La natura è obiettiva e ricca di varietà! S'impoverisce attraverso le lenti dei preconcetti, perché noi giudichiamo secondo ciò che approviamo o non approviamo. Vediamo sempre noi stessi in quel violento luccichio. Tutte quelle rappresentazioni sugli schermi dei nostri televisori e dei computer mostrano il mondo reale? La somma di tutte le impressioni può dare varietà, se ci dobbiamo sempre accordare su modelli come «il gatto» o «il colore giallo»? Senza dubbio c'è qualcosa di fantastico nel modo in cui il cervello umano strappa alla ricchezza della realtà questo mondo medio. È un comodo trucco per rendere possibile la comprensione dell'impossibile, ma il prezzo è l'astrazione. Ciò che rimane è un mondo idealizzato, in cui milioni di donne cercano di somigliare a dieci top model, ci sono famiglie che hanno un bambino virgola due, i cinesi arrivano in media a sessantatré anni e a un metro e settanta di altezza. Siamo così ossessionati dalla norma da non renderci più conto che la normalità è nell'anormalità, nella divergenza. La storia della statistica è la storia dell'incomprensione. Ci ha aiutato ad avere uno sguardo d'insieme, ma nega le varianti. Ci ha reso estraneo il mondo.

Ma in compenso ci ha resi più vicini.

Lo credi davvero?

Non abbiamo forse cercato una strada per comunicare con gli yrr? Non ha funzionato? Abbiamo scoperto la matematica come base comune.

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