Johanson sorrise. «Sono qui perché qualcuno ha bisogno di una risposta. Non per estorcerla.»
«L'industria e i militari dipendono dagli scienziati, che gli piaccia o no», s'intromise Sahling. «Comunichiamo, certo. Ma il problema è che non possiamo mediare i nostri punti di vista.»
«Del resto non lo si vuole neppure!» esclamo Johanson.
«Giusto. Ciò che i nostri uomini fanno sul ghiaccio potrebbe servire a evitare una carestia. Ma potrebbe anche portare alla costruzione di una nuova arma. Guardiamo la stessa cosa, ma ognuno la vede in modo diverso», disse Sahling.
«E tutto il resto ci sfugge», confermò Bohrmann. «Quegli animali che ci ha mandato, dottor Johanson, ne sono un buon esempio. Non so se per causa loro si dovranno mettere in discussione i progetti sulla scarpata continentale, ma, quando sono nel dubbio, tendo ad agire con precauzione e a sconsigliare gli interventi. Forse è questa la differenza di fondo tra l'industria e la scienza. Noi diciamo: finché non è sufficientemente provato quale ruolo abbiano questi vermi, non possiamo consigliare una perforazione. L'industria parte dalla medesima premessa, ma arriva a un altro risultato.»
«Finché non è dimostrato quale ruolo giochino questi vermi, non ne giocano nessuno», disse Johanson. E poi, guardando Bohrmann, aggiunse: «E lei che ne pensa? Giocano qualche ruolo?»
«Non posso ancora dirlo. Quello che ci ha mandato è… Sì, è a dir poco insolito. Non vorrei deluderla, quello che abbiamo scoperto finora avrei potuto anche dirglielo per telefono, ma… Insomma, ho pensato che lei volesse saperne di più. E qui possiamo mostrarle diverse cose.»
Raggiunsero una pesante porta d'acciaio. Bohrmann azionò un interruttore sulla parete e la porta si aprì senza un rumore. Nel centro della stanza oltre la porta si trovava un'imponente cisterna, alta come una casa di due piani. In essa, a intervalli regolari, erano inseriti degli oblò. Scale d'acciaio conducevano a passerelle circolari e poi alle apparecchiature, erano collegate alla cisterna tramite tubature.
Johanson entrò.
Su Internet aveva visto delle fotografie di quella cosa, ma non si era aspettato che fosse così grande. Fu colto da una vertigine all'idea della pressione mostruosa che doveva esserci in quella cisterna piena d'acqua. Lì dentro, un individuo non sarebbe sopravvissuto neppure un minuto. Quella cisterna era il motivo per cui Johanson aveva mandato una dozzina di vermi all'Istituto di Kiel. Si trattava di un simulatore di abissi marini. Conteneva un mondo artificiale, con tanto di fondale marino, scarpata e zoccolo continentale.
Bohrmann fece scivolare la porta d'acciaio alle sue spalle. «Ci sono persone che dubitano del senso e dello scopo di questa struttura», disse. «Il simulatore può dare solo un quadro approssimativo della realtà, ma è sempre meglio che dover uscire ogni volta in mare. Oggi come ieri, il problema della geologia marina rimane invariato: riusciamo a vedere soltanto una minuscola porzione della realtà. Perlomeno qui siamo in grado di avanzare tesi di ordine generale, benché sia necessario farlo con estrema cautela. Per esempio, possiamo studiare meglio la dinamica degli idrati di metano in diverse condizioni.»
«Lì dentro ci sono degli idrati di metano?» chiese Johanson.
«Circa due quintali e mezzo», rispose Bohrmann. «Recentemente siamo riusciti a estrarne una parte. Ma preferiamo non fare troppa pubblicità alla cosa. Le industrie vorrebbero che mettessimo subito il simulatore al loro servizio. E a noi farebbero molto comodo i soldi dell'industria. Ma non al prezzo di mettere in discussione la nostra libertà di ricerca.»
Johanson piegò la testa all'indietro e osservò la cisterna. Sopra di lui, sulla passerella circolare più alta, si era radunato un gruppo di scienziati. L'intera scena aveva un che d'irreale, come se fosse uscita da un film di James Bond degli anni '80.
«Nella cisterna, si possono regolare pressione e temperatura», proseguì Bohrmann. «Al momento, corrispondono a una profondità marina di ottocento metri. Sul fondo è immagazzinato uno strato di idrati stabili spesso due metri, che in natura corrisponde a una quantità da venti a trenta volte superiore. Al di sotto dello strato, simuliamo il calore dell'interno della Terra e così abbiamo gas libero. Quindi un fondale marino completo in scala.»
«Affascinante», disse Johanson. «Ma che cosa fate esattamente? Voglio dire, potete osservare lo sviluppo degli idrati, ma…» Cercava le parole adatte.
Sahling gli venne in aiuto. «Che cosa facciamo qui, oltre a osservare?»
«Sì.»