— Stiamo cercando qualcuno che ci dia una mano con le fotocopie, e mi sembra che tu abbia due braccia perfettamente a posto. — Marge gli lanciò un’occhiata speranzosa da dietro gli occhiali ottagonali, con la montatura in oro. — Che ne dici, John?
— Mi spiace, ma con le macchine non ci so fare. — Redpath le girò le spalle e si avvicinò a Leila, che era seduta alla scrivania e teneva gli occhi puntati su un blocchetto di carta millimetrata. Lei lo ignorò.
— Leila — le sussurrò, toccandole il polso — devo parlarti.
Leila scostò il polso. — Ho da fare.
— Senti, mi spiace per quello che ho detto.
— Dal punto di vista del lavoro non fa nessuna differenza. Ho sempre da fare.
Lui la fissò, con un desiderio disperato. — Possiamo mangiare assieme?
Leila scosse la testa. — Nell’intervallo di pranzo devo tornare a casa a prendere certe carte.
— Be’… — Redpah si girò a scoccare un’occhiata di fuoco a Marge Rawlings, che aveva smesso di fotocopiare e manteneva un silenzio attentissimo. — Potrei venire con te.
— Solo se la tua bicicletta riesce a stare al passo con la mia macchina — rispose Leila, con crudeltà improvvisa.
— Leila. — Redpath abbassò ancora di più la voce. — Mi sta succedendo qualcosa.
— Non preoccuparti. È un fenomeno che si chiama pubertà.
— Vedo. — Redpath tentò inutilmente di trovare una risposta degna. — Se le cose stanno così…
Leila prese una penna e cominciò a tracciare punti su un foglio di carta millimetrata. Redpath aspettò un attimo prima di accettare l’invito a congedarsi, poi si tirò su e uscì dall’ufficio. Appena ebbe chiuso la porta, dentro scoppiò una cascata di risate. Si fermò in quell’oscurità verdastra, umiliato. Adesso Leila stava parlando di lui con una semplice collega di lavoro. Strinse le mani a pugno. Gli venne un’idea disperata: era molto facile mettere fine a quelle risate, a quei discorsi velenosi. Nella guerra dei sessi le donne avevano ottenuto la vittoria, ma proprio perché erano donne non avevano accettato il peso di qualcosa d’ingombrante come un codice d’onore. E se fosse stato “lui”, una volta tanto, a infrangere le regole della cavalleria? Le donne sanno di essere uguali agli uomini nei campi in cui per un filo non riescono a essere superiori; ma nessuna donna è brava a fare a pugni. Fare a pugni! Redpath abbassò gli occhi sull’arma complessa, pericolosa, che era attaccata all’estremità del suo braccio. Un ticchettio martellante gli risuonava in testa. Le risate di compatimento e le chiacchiere velenose si sarebbero interrotte subito, se lui avesse spalancato la porta dell’ufficio e avesse riempito Leila di pugni. Il primo pugno l’avrebbe fatta volare giù dalla poltrona, mandandola lunga distesa per terra; il secondo avrebbe distrutto quel sorriso arrogante al gin and tonic; il terzo avrebbe fatto nascere nei suoi occhi la paura, e paura significa rispetto…
L’ingresso principale dell’edificio si apri. Un fascio di luce penetrò fino nel corridoio sul retro dove era fermo Redpath, e lui si sentì osservato. Si avviò verso la porta, oltrepassò i due uomini che erano entrati, uscì nell’aria che sapeva di muffa.
Un jet volava alto nel sole. La sua scia bianca si allargava e si spezzettava in tante nuvolette ricurve. Redpath prese la bicicletta e la condusse a mano sulle pietre del sentiero. Quando raggiunse la strada asfaltata montò in sella, oltrepassò il cancello dell’istituto e girò verso il centro cittadino. A quell’ora il traffico era alquanto ridotto. Riuscì a viaggiare spedito, con la bicicletta che oscillava da una parte e dall’altra a ogni pedalata.
Era quasi arrivato al centro commerciale di Calbridge quando gli venne in mente che non aveva idea di dove stesse andando. Frenò di colpo, rischiando di essere travolto dal camioncino Ford sporco di fango che lo seguiva, e svoltò nel cortile sul davanti di un pub in stile Tudor. Un uomo corpulento stava aprendo il locale. Fece un breve cenno di saluto a Redpath, scrutò il cielo e tornò dentro, a cominciare il lavoro della giornata. Redpath scese dalla bicicletta, sedette sul muretto di mattoni che circondava il cortile e cercò di decidere cosa fare. Provava una sensazione stranamente simile a quella dell’unico giorno in cui aveva marinato la scuola: poteva andare dove più gli piaceva, ma gli sembrava che non ne valesse più la pena.