“Ah! certo il nome ch’ei merita `i un solo per tutto il mondo”, – favella in suono sconsolato il Bandino lasciando le redini del cavallo…
“Noi altri Italiani c’innamoriamo in chiesa. Rammento il giorno e il luogo in che lei primamente mi comparve dinanzi”, – continua il Bandino senza rispondere alle parole del principe, fisso com’era nel suo pensiero, – “per la festa di san Zanobi in santa Maria del Fiore, l`a presso alla parete dov’`e sospeso il simulacro del divino poeta, i nostri occhi s’incontrarono insieme; parve che i miei sguardi la infiammassero, Perch'e lei si fece accesa nel volto, come le vampe di fuoco le ardessero davanti, e abbass`o il velo: poco importa; ormai la sua immagine mi stava incisa nel cuore; dovunque guardassi io la vedevo; e quando lei si part`i dalla chiesa, io non rimossi mai gli sguardi dal luogo che lei tenne occupato; gli uffici divini cessarono, tacquero gli organi, spensero le cere, ed io per sempre mi rimanevo immobile credendo tuttavia di vederla. Secondo il costume dei giovani cominciai a passare sovente sotto alle sue finestre; presi dimestichezza con gli artefici vicini per avere onesto motivo di trattenermi nella contrada; nella notte o sul mattino, accompagnandomi sul liuto, le cantai sotto il balcone dolcissimi versi d’amore; praticai insomma quello che costumano le persone quando le scalda il petto l’ardente fuoco della passione e loro non sanno che fare solo che manifestarlo alla donna amata. Con quanta speranza io mi muovevo da casa, e come avvilito ci rientravo! Nessun cenno apparve alle finestre mai; mai vidi sporgere un capo il quale indicasse intendere all’amoroso lamento; io conducevo tristissimi giorni disperato della vita.
Venisse l’istante nel quale la fanciulla, vinto il pudore verginale, mi confessava: “Io ti amo… Io vi giuro, monsignore… in che vi giurer`o io? Non conosco pi`u nulla di sacro nella terra o nel cielo.”
L’altra notte un famiglio mi conduce verso il palazzo della mia donna. Mi vidi al capezzale il padre della donna, il quale con volto benigno, mi disse: “Attendete a ristorarvi e preparatevi ad ascoltarmi; quello che il cielo vuole forza `e che uomo anche voglia!” Lo rividi verso sera, ed accostatosi quanto pi`u presso poteva al mio volto, “Figliuol mio, – cominciava, – poich`i umano argomento non vince l’amore che la mia figlia porta per te, e poich'e vedo a prova manifesta come anche tu ardentissimamente l’ami, e il contristarvi le nozze sarebbe certa ragione della morte di entrambi, a Dio non piaccia che in questa mia vecchia et`a prossimo a rendere conto della mia vita all’Eterno, contro al mio sangue mi renda micidiale. La tua stirpe `e gentile, i tuoi costumi onesti: una sola cosa mi offende in te, e non `e tua colpa, voglio dire il difetto dei beni di fortuna, ci`o mi trattenne fin qui dal consentire che tu tolga in moglie la mia figliuola Maria: tu saprai un giorno quanto piaccia al cuore del padre allogare i figliuoli in famiglie pi`u potenti della sua e quanto all’opposto rincresca scemare; per`o siete giovani entrambi, che tu non mi sembri toccare il diciottesimo anno, e la fanciulla appena ne conta quindici: la fortuna, come donna, ama i giovani; viviamo in tempi nei quali riesce di leggeri, a cui vuole davvero, metter insieme denari; sopra tutte le parti del mondo vedo prosperare i nostri mercadanti in Spagna, fuori di misura doviziosa per l’oro che a lei manda l’India non ha guari scoperte. Io ti prometto la figlia: fidanzatevi, ve lo concedo: poi su questa croce giurami che te ne andrai a procacciare tua ventura in Spagna per tornare presto a condurre donna e statuire famiglia con lo splendore conveniente alla stirpe donde esci e a quella a cui la tua moglie appartiene.” – Promisi e con pieno cuore; – che cosa non avrei promesso? Restituito alla vita, rigoglioso di giovanezza, felice per potere consumare i miei giorni al fianco della donna amata e dirle: “Io ti amo”, e sentirla rispondere: “Ed io pure ti amo”; parole mille volte ripetute e mille volte ascoltate con dolcezza ineffabile… miracolo nuovo di amore!
La fortuna, per flagellarmi meglio, spir`o un fiato favorevole nelle vele; partii, giunsi e arrivai a Cadice e a Siviglia, dove impresi traffici smisurati: nei traffici rovina agli altri, io crescevo; i pazzi consigli miei riuscivano meglio dei savi provvedimenti altrui; apparvi oracolo, e fui soltanto avventuroso; la turba m’invidiava, mi applaudiva e adulava.