Osservarono il giardino, la piscina, la sistemazione delle sedie, dei tavoli, del bar, il modo in cui l’ambiente era stato costruito per assomigliare a una collina rocciosa coperta da un’intricata giungla verde. L’aria era opprimente.
«Lei sa perché siamo qui?» le domandò Charlie fermandosi per studiare il muro di roccia da cui scendeva l’acqua che si riversava in piscina.
«Me l’hanno spiegato.»
«Mi sembra di essere nel palazzo di un pascià» fu il commento di Charlie, e riprese a camminare. «Sarà qui per il fine settimana? Potremmo avere bisogno di parlare con lei e suo marito.»
«Naturalmente» rispose. «Viviamo in un cottage all’interno della proprietà. Può venire quando vuole.»
Charlie pensò che si trattasse della tipica governante imperturbabile e impeccabile, e si chiese cosa nascondesse dietro quel volto sereno, quegli occhi neri e prudenti. Dopo aver attraversato l’atrio la donna si fermò nuovamente.
«Ecco l’ascensore» disse.
L’ascensore si trovava in fondo al corridoio e da lì si dipartiva un corridoio più piccolo, percorrendo il quale ci si allontanava dalla piscina. L’ascensore era al piano con le porte aperte e vi salirono. Sulla parete accanto alle porte il pannello di controllo era costituito da un pentagramma con note e pulsanti a filo del muro. Strisce di metallo dorato dividevano le pareti in sezioni irregolari, ognuna di un colore pastello differente che andava dall’azzurro al verde e al giallo. Per terra c’era una moquette di borgogna eccessivamente folta. Il soffitto color avorio era luminescente e costituiva la fonte di luce principale. Charlie aveva letto sui verbali che la cabina era lunga tre metri, larga uno e mezzo e alta due e mezzo.
«Dov’è l’aspirapolvere automatico?» domandò a Mrs Ramos.
«Nel pannello centrale della parete di fondo» rispose indicandolo con il mento. «A questo piano non posso mostrarglielo. Funziona soltanto quando l’ascensore è nel seminterrato. Questi sono gli indicatori di piano» spiegò loro, e premette una delle note. «La prima nota fa chiudere le porte.» Le porte si chiusero silenziosamente. «Quella successiva serve per farle aprire, e le note in scala corrispondono ai piani. Ora ci troviamo al pianterreno, la vostra stanza è al primo.» La donna premette un’altra nota. Non si percepiva alcun movimento e sembrava che la cabina fosse immobile. «Quando il computer è in funzione non è necessario premere alcun tasto, si dice semplicemente dove si vuole andare. È tutto automatico.»
Li condusse lungo il corridoio del primo piano avanzando tra la vetrata e le porte delle stanze; tra le porte delle stanze si aprivano ampie porzioni di muro su cui erano appesi quadri di valore, ognuno illuminato da una lampada posta al di sopra della cornice. Passarono davanti a parecchie porte chiuse prima che la donna si fermasse e ne aprisse una. Mrs Ramos non entrò, ma tenne loro aperta la porta. «Spero che starete comodi. Se avete bisogno di qualcosa potete chiamare la cucina digitando il numero sei sul telefono. Mi assicurerò che Mr Sweetwater venga messo al corrente del vostro arrivo.»
Durante il percorso e per tutto il tempo delle spiegazioni Constance era rimasta in silenzio e vigile. «Lavorava per Gary Elringer?» chiese d’un tratto a Mrs Ramos.
«No. Lavoro per la società. Mr Elringer stava qui solo in alcuni periodi. Mi occupo della casa per la società.»
«E le piace, Mrs Ramos? Mi riferisco a Smart House, al computer che controlla ogni cosa.»
Per un istante il volto amabile e ben allenato della governante lasciò il posto a un’espressione dura e severa. Ma se Constance non avesse osservato attentamente il viso della donna non se ne sarebbe accorta, tanto quel cambiamento fu impercettibile.
«Il computer è spento, non comanda più nulla.» Per dovere professionale diede uno sguardo alla stanza in modo da assicurarsi che fosse tutto a posto, si voltò e se ne andò.
Mentre Constance apriva le tende, Charlie esaminò la serratura della porta e la targhetta numerata all’esterno, cercando d’immaginare come quel marchingegno funzionasse quando il computer era operativo. Decise che non sarebbe mai riuscito a capirlo, così accostò la porta e cercò un modo a lui più familiare per chiuderla a chiave. Non trovò niente.
«Questa non è una casa!» esclamò Constance davanti alla vetrata. La finestra si affacciava sulla distesa grigia e bellissima dell’oceano coperto di foschia. La stanza era decorata con sfumature di colore che andavano dal violetto al lavanda e al blu scuro, e aveva qua e là oggetti