Constance annuì con serietà. La stanza successiva in cui entrarono era l’ufficio laboratorio di Gary. Un labirinto di cavi elettrici, computer senza telaio, altri con telaio, pannelli di controllo, tastiere di supporto, unità a disco e monitor sembravano sparsi qua e là a caso, ma Charlie era certo fosse stato seguito un metodo sebbene non riuscisse a individuarlo. Sul muro di fondo c’erano degli scaffali, uno schedario, un bancone da lavoro con altre apparecchiature che sembravano servire per testare i nuovi modelli.
«Cosa c’è dietro quel muro?» domandò Charlie dopo aver osservato la stanza per alcuni istanti.
«Una cella frigorifera per la frutta. Vi si accede dalla dispensa al piano di sopra.»
«Proseguiamo» disse Charlie. «Voglio vedere come funziona l’aspirapolvere automatico nell’ascensore.»
Alexander spiegò che era la cosa più semplice del mondo, una delle invenzioni migliori della casa per quanto concerneva l’aspetto commerciale. Le unità di aspirazione erano incassate nelle pareti di ogni ambiente. Ogni stanza aveva un dispositivo di comando, ma ogni singolo apparecchio o l’intero sistema poteva anche essere programmato tramite un timer. Alexander premette il pulsante di comando, una piccola barra posta sotto il pentagramma musicale che sembrava un elemento puramente decorativo. Appena premuto il pulsante il pannello di fondo dell’ascensore si staccò e scivolò sul pavimento attraverso rotelle orientabili nascoste dall’intelaiatura del macchinario. Tutto l’apparecchio era alto solo pochi centimetri, circa trenta per quaranta. La parte alta era costituita dallo stesso materiale delle pareti dell’ascensore, una plastica semilucida azzurro pastello. L’aspirapolvere cominciò a muoversi lungo il pavimento dell’ascensore. Raggiunta la fine della parete fece una curva ad angolo retto e proseguì ripetendo la stessa operazione alla fine della parete successiva, emettendo un leggero ronzio.
Sulla parete dove era contenuto c’erano due guide di metallo che servivano per aiutare l’aspirapolvere a rientrare nel suo alloggiamento, e un foro rotondo. Charlie indicò con il mento la parete. «È lì che viene svuotato?»
Alexander si chinò e capovolse l’aspirapolvere ronzante che subito smise di funzionare. Sul fondo del piccolo elettrodomestico si vedevano uno scopino, le quattro ruote con cuscinetto a sfere e un foro tondo da cui veniva aspirata la polvere. Parte del meccanismo era nascosta da una piastra di metallo. «Vede» disse Alexander indicando il foro. «Mentre pulisce questo foro è aperto. Quando è a riposo il coperchio si chiude aprendo l’altro foro in modo che l’aspirapolvere possa essere svuotato dal sistema di aspirazione. Qui ci sono le bocchette di ventilazione per supportare la fase di aspirazione.»
Le bocchette lungo le guide di metallo su entrambi i lati dell’apparecchio erano quasi invisibili. Charlie studiò l’aspirapolvere con un’aria dubbiosa. «Sono davvero convinti che da lì possa essere aspirata abbastanza aria da provocare anossia?»
Alexander posò la macchina e premette nuovamente il tasto a forma di barra. L’aspirapolvere si avvicinò silenziosamente alla parete e ritornò a posto. Il ronzio aumentò per qualche secondo, poi svanì.
«Questo è un esempio di come dovrebbe funzionare» fu il suo commento. «Hanno fatto misurare l’ascensore, calcolare i metri cubi e la quantità d’aria che può essere aspirata in un minuto e hanno concluso che, nel caso di un malfunzionamento dell’impianto, potevano verificarsi le condizioni per provocare un’anossia.»
«E secondo loro la vittima avrebbe semplicemente aspettato di morire.»
«Hanno detto che le cose sono andate così.»
«Mi sembra di capire però che lei non è d’accordo.»
Alexander Randall si mordicchiò l’unghia del pollice, spostò il peso da un piede all’altro, guardò Constance, Charlie, l’aspirapolvere e nuovamente il pollice. «Non lo so» rispose infine.
«Non importa. Riusciamo ad arrivare sul retro all’ascensore dove passano le condutture e tutto il resto?»
Il ragazzo parve sollevato da quella richiesta. «Certo. La strada migliore è attraverso l’impianto di riscaldamento.»
Riattraversarono la sala giochi, raggiunsero la parte opposta del seminterrato ed entrarono in un’altra grande area della casa. Passarono davanti a una caldaia a gasolio, un condizionatore d’aria altrettanto gigantesco e altri macchinari di grosse dimensioni. Allineate da una parte lungo il muro c’erano file di serbatoi da cui fuoriuscivano tubi che poi svanivano dietro un pannello. Cloro, antialghe, altri prodotti chimici per la piscina, biossido di carbonio.
Lo sguardo di Charlie si spostò dall’ultimo serbatoio ad Alexander. «A cosa serve quello?»