«Era anche così vulnerabile» si giustificò Maddie. «Non si accorgeva delle conseguenze che le sue scelte avevano sulle persone. Quella sera, quando ha tirato fuori la storia del gioco, era sincero. Per lui si trattava solo di un gioco. Avevo avuto una premonizione» disse quasi in un sussurro. «Non credo alle premonizioni, ma d’un tratto ho sentito distintamente che quel gioco sarebbe finito in una tragedia. Ne ho avuto la netta sensazione. Tutti erano risentiti e dentro di loro desideravano che fosse Gary la loro vittima. Ma non fu solo questo. Provai anche un sentimento di orrore, e dissi che non volevo saperne di partecipare al gioco. E così feci. Stasera, quando suo marito ha cominciato a parlare di nuovo del gioco, ho rivissuto quel terribile sentimento di orrore, di terrore.»
Quando Constance ritornò in soggiorno, Charlie la fissò con aria interrogativa.
«Sta riposando.»
Si mandarono alcuni messaggi con gli occhi, poi Charlie annuì leggermente e lei andò alla credenza per un caffè. A quanto pareva gli altri erano ancora tutti presenti. C’erano fogli di taccuino sparsi sui tavoli, sul pavimento accanto alle sedie, sul tavolino basso che Charlie utilizzava come piano di lavoro. Non fu affatto sorpresa nel vedere che stavano seguendo la proposta di Charlie.
«Bene» disse Charlie consultando gli appunti. «È l’una passata. Gary ha appena cercato di ucciderla ma vostra madre non può testimoniare perché non partecipa al gioco. Giusto?»
L’espressione di Bruce tradiva la sua impazienza, rispose di sì con una specie di gemito. Constance lo osservava e si chiese se avesse sviluppato quell’atteggiamento come reazione alla genialità del fratello. Si trattava del vero Bruce o dell’uomo che gridava, imprecava e urlava turpitudini un po’ a casaccio?
«Jake non collaborò» proseguì Bruce. «Quando capì cosa stava per fare Gary si allontanò.»
Jake annuì e prese appunti sul foglio. Anche Beth scrisse qualcosa. Quando anche Bruce ebbe terminato di scrivere, ognuno consegnò i propri appunti a Charlie che li aggiunse alla crescente pila di fogli.
«Qualcun altro vuole aggiungere qualcosa?» Non intervenne nessuno, allora Charlie chiese a Jake: «Perché non ha voluto testimoniare a favore di Gary?»
«Avevo cominciato a intuire l’importanza di ciò che Gary aveva realizzato con Smart House e volevo parlargli, seriamente però, non col gioco di mezzo. Quella sera pensavo che stessimo andando a discutere da qualche parte, ma sulla porta della sala tv Gary vide Bruce e disse qualcosa tipo: "Preso". Mi resi conto che sarei stato il testimone e, sinceramente, decisi di non aiutare Gary a vincere il gioco se potevo evitarlo, così mi allontanai.»
«Dov’è andato?»
«In giardino a prendere qualcosa da bere prima di andare a letto e poi in camera con il bicchiere.»
«Non ha più incontrato Gary quella sera?»
Jake scosse la testa.
Charlie si voltò nuovamente verso Bruce. «E lei dov’è andato?»
«Volevo andare in cucina a mangiare qualcosa, ma Gary continuava a venirmi dietro e a urlare così ho preso l’ascensore, sono andato in camera mia e lì sono rimasto. A quel punto penso che Gary si sia diretto in cucina.»
Charlie aprì il tabulato sul tavolo e corrugò la fronte. Picchiettò la gomma sui fogli con aria assente e disse: «Secondo il tabulato ufficiale Gary si è ritirato nella sua camera al secondo piano alle dieci e dieci di venerdì sera e non è più uscito. Risulta inoltre che è andato in cucina all’una e venticinque, e anche in questo caso non ne è più uscito. Forse le sue regole erano diverse da quelle che seguivate voi.»
«E cosa risulta quando ha preso quel dannato pugnale?» domandò Bruce alzandosi e avvicinandosi alle spalle di Charlie per consultare il tabulato.
Charlie scosse la testa. «Nulla.» Guardò Alexander con un’aria assorta. «Potrebbe aver programmato il computer in modo che cancellasse determinate funzioni, permettendogli comunque di aprire le porte?»
Alexander dovette ammettere miseramente di sì.
«D’accordo. Potrebbe aver programmato il computer in modo che non registrasse i suoi movimenti quand’era con un’altra persona, in questo caso Jake, per esempio?»
Alexander annuì.
«Non ne sono convinto» protestò Jake. «Insomma, anche se fosse stato in grado, perché farlo? Per l’amor del cielo, si trattava di un gioco! A cosa gli sarebbe servito programmare un gioco come questo e poi imbrogliare?»
«Non lo so» rispose Charlie. «Qualcun altro avrebbe potuto fornire al programma le stesse istruzioni, Alexander?»
Il ragazzo impallidì poi arrossì violentemente. «Sì. Io, o Rich. Nessuno conosceva ancora il programma, quantomeno nessuna delle persone che erano qui. A Palo Alto c’era un paio di tecnici che avevano lavorato al programma e anche loro avrebbero potuto modificarlo.»
«D’accordo» disse Charlie nel tono più cordiale possibile, il tono che a volte faceva rabbrividire Constance. «Siamo arrivati al momento in cui vi trovate tutti al sicuro nelle vostre stanze e nessuno sa dove sia Gary. Dopo cosa è successo?»