Читаем La casa che usside полностью

Beth si ritrovò a osservare Harry. Era impassibile come un pezzo di metallo e così anche il suo sguardo. Gli accadeva quando c’era Laura di mezzo, pensò Beth con un brivido. In qualche modo riusciva ad astrarsi. Si trasformava in un pezzo di ferro o in qualche altro metallo freddo e scuro che non lasciava trapelare nulla dei propri sentimenti. Bruce lanciò un’occhiata astiosa a Laura e Milton, si voltò di scatto come se volesse cercare un altro bersaglio su cui sfogare la propria ira ma incontrò lo sguardo granitico di Harry. Bruce si fermò di colpo e, dopo un istante, lasciò il soggiorno in silenzio. Beth esaminò nuovamente il volto di Harry, e capì che se l’avesse guardata con quell’espressione sarebbe fuggita anche lei. Non che avesse un aspetto particolarmente minaccioso, pensò, era qualcosa di peggio. Aveva un che di disumano.

Beth si accorse con sorpresa di essere dispiaciuta per Harry. Non le era mai piaciuto, le era sempre sembrato troppo brusco, troppo determinato, eppure ora gli faceva pena. Nessuno avrebbe dovuto essere costretto a rifugiarsi in un atteggiamento tanto disumano. Si ritrovò a chiedersi cosa provasse Harry quando era felice, quando stava per raggiungere la vetta di una nuova montagna e sapeva di avercela fatta. Beth non aveva mai conosciuto quell’aspetto del suo carattere.

Jake le sfiorò il braccio e Beth si allontanò con lui.

«Nei prossimi giorni verranno fuori molte cose spiacevoli» disse Jake a bassa voce mentre si avvicinavano alla cucina. «Capisco che sia necessario, e suppongo che non se ne possa fare a meno, ma mi dispiace che sia avvenuto in questo modo.»

Beth scosse la testa. «Non c’è problema. Lo sapevo già.» Lo sapeva. Non ne conosceva i dettagli, come quando era iniziata o da quanto tempo andava avanti, ma lo sapeva. «Però hai ragione» disse. «Ora le cose verranno tutte fuori. Ricorderemo particolari che avevamo dimenticato, li vedremo sotto una nuova luce. Charlie incute un po’ di paura, vero?»

«È intelligente, sa cosa sta facendo.»

Si erano fermati davanti alla porta della cucina. Beth lo guardò e disse quasi in tono di scusa: «Mentre ripensavo al gioco mi sono ricordata di quanto ero arrabbiata con te, non per il fatto che mi avessi uccisa, ma perché ti stavi divertendo.»

Jake si fece serio e pensieroso. «È vero, avevi ragione tu, Maddie e persino Harry. Quella sera, quando ci siamo incontrati in corridoio e abbiamo sceso insieme le scale, ero muto come un liceale il primo giorno di scuola. Pensavo che ce l’avessi ancora con me, mentre io ero tutto eccitato per la casa e per il gioco che mi stava davvero divertendo.»

Beth accennò un sorriso al ricordo di quanto fosse stato formale e impacciato il loro breve incontro, e rammentò il sollievo provato quando Jake se n’era andato lasciandola in mezzo al grande corridoio vicino alla sala tv.

«E poi abbiamo sentito la risata di Gary» disse Jake con una voce più roca. «Forza, cerchiamo il caffè e tutto il resto.»


«Mi parli di Rich» chiese Charlie ad Alexander mentre si dirigevano nell’ufficio di Rich. Era stato faticoso ma alla fine Alexander aveva raccontato loro qualcosa esprimendosi con esitazione, incespicando nelle frasi e lottando disperatamente con le parole. Raccontò del gruppo che Gary aveva cominciato a mettere assieme oltre cinque anni prima. Constance lo guardò in modo penetrante e Alexander si strinse nelle spalle.

«Andavo ancora all’università quando Gary ebbe l’intuizione di Smart House» disse. «Un sistema integrato che si serve di entrambi i tipi di computer…»

«Basta parlare di computer» lo interruppe Charlie. «Ha detto che Gary formò un gruppo di lavoro. Continui da lì.»

«D’accordo, ma quella è l’idea di base… Va bene. Rich era a capo di uno studio per lo sviluppo di un particolare CAD, un programma di disegno e progettazione per architetti» si affrettò a spiegare. «I giornali avevano parlato di lui, così Gary lo chiamò, si incontrarono, parlarono e Rich si unì al gruppo. Gary gli diede anche una percentuale delle sue azioni perché sapeva che, con l’andare del tempo, il denaro sarebbe scarseggiato, e voleva essere sicuro che Rich non mollasse tutto se la situazione si fosse complicata. Non sarebbe stato necessario, ma Gary era fatto così. Anche a me diede una percentuale di azioni, quando entrai nella squadra. Mi disse che lo faceva perché gli altri avrebbero potuto cercare di estrometterci, di smantellare la squadra, una volta scoperto cosa aveva in mente. In questo modo, invece, non sarebbero riusciti a farlo.»

«D’accordo, ho capito. Ormai la casa era quasi finita, il lavoro di Rich stava per terminare, cosa aveva intenzione di fare Gary?»

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