Beth si trovava in cima al lungo sentiero che portava alla spiaggia scendendo di una sessantina di metri. Il vento si era calmato e la temperatura era persino calda, un evento raro per la costa dell’Oregon. In lontananza vedeva le pozzanghere lasciate dalla bassa marea. Non c’era nessuno. Beth cominciò a scendere verso la spiaggia. In alcuni punti il sentiero era stato scavato nella roccia, in altri era ricoperto da una pavimentazione nera, e dove il percorso diventava pericolosamente ripido avevano costruito scale e ringhiere. L’ultima volta che era stata lì aveva capito che scendere era piuttosto facile, ma non risalire. Dopo aver parlato con Constance nella sala della colazione, si era sentita curiosamente vuota, senza energie. E i pensieri, così come erano arrivati, le erano sfuggiti senza lasciarle il tempo di fare delle considerazioni. Beth però sapeva che doveva ripensare alle cose che Maddie aveva farfugliato quella mattina. Continuava a ripetersi che non era giusto, questa volta cercando di fissare i pensieri nella sua mente ed esaminandoli a lungo. Se avesse accettato un pagamento differito per la sua quota azionaria sarebbe rimasta al verde per mesi, forse persino per anni, e di certo questo non era giusto. Se avesse preteso adesso quello che le spettava avrebbero dovuto vendere la società a un prezzo inferiore rispetto al valore di mercato, e anche questo non era giusto. Aveva lasciato il tetto coniugale a causa di quello che Gary era diventato. Non era diventato così perché lei se n’era andata. Tutto non era giusto! Bruce non era un suo problema, e nemmeno Maddie.
Quello che desiderava veramente, pensò, era ottenere parte del denaro che la società le doveva. Che le doveva, ripeté. Quei soldi li avrebbe investiti nella piccola casa editrice di Margaret Long, sarebbe tornata a occuparsi di quel genere di libri con cui nessun editore commerciale voleva avere a che fare. Nessuno considerava mai che anche lei aveva dei sogni, delle ambizioni, pensò tristemente.
Scivolò e afferrò la ringhiera. Sul sentiero c’era un tratto all’ombra attraversato da un rigagnolo d’acqua, che spariva tra i coriacei cespugli erbosi delle dune che scendevano fino al livello dell’alta marea. La marea era più bassa dell’ultima volta in cui si era spinta fino al mare. La spiaggia era più ampia di quello che immaginava potesse diventare. Era delimitata a nord da un promontorio, e sull’altro versante dalla scogliera su cui sorgeva Smart House. Quella mattina però Beth avrebbe potuto oltrepassare gli scogli in entrambe le direzioni e camminare per ore. Non era giusto, pensò nuovamente, e si morse il labbro per l’esasperazione. Fece l’ultima curva e lasciò il sentiero avanzando a fatica sulla sabbia, diretta verso la parte più compatta della spiaggia dove si poteva camminare agevolmente.
Nelle pozze d’acqua lasciate dalla marea c’erano stelle di mare rosa e rosse, e anemoni di mare multicolori che si chiusero ribollendo rabbiosamente appena li toccò. Piccoli granchi rosati correvano veloci spostandosi nella loro assurda andatura laterale. Si sedette sul bordo di uno scoglio, smosse l’acqua di una pozza e osservò le reazioni spaventate delle creature che l’abitavano finché fu assalita dalla vergogna e riprese a camminare.
Si arrampicò sugli scogli di basalto affiorati con la bassa marea, e guardò la spiaggia dalla tipica forma a mezzaluna che sorgeva oltre il confine a nord, deserta come quella in cui si trovava e con la stessa barriera di scogli all’estremità. Si voltò e ritornò sui propri passi. Non era giusto. Questa volta passò accanto alle pozze, alcune già traboccanti d’acqua per l’avanzare dell’alta marea, senza fermarsi. Camminava a passo svelto cercando di riflettere, di definire quali fossero realmente le sue responsabilità. Raggiunse l’altra estremità della spiaggia verso sud e si fermò ancora. La scogliera saliva quasi in verticale. Quando c’era l’alta marea, dall’alto si potevano vedere infrangersi le onde. Ora il livello del mare consentiva di arrampicarsi sui massi sparsi alla base della scogliera e arrivare fino in California, in Messico, andare avanti all’infinito.
Cominciò a inerpicarsi sugli spuntoni di roccia e si fermò nuovamente impietrita dal terrore, la bocca aperta ma incapace di emettere alcun suono. Era troppo spaventata, troppo sconvolta per gridare.
Incastrato tra le rocce c’era il corpo di un uomo con un vestito scuro, una mano appoggiata alla superficie di una pozza d’acqua rimasta imprigionata tre metri sopra il livello del mare. Beth riusciva a scorgerne la nuca, la parte superiore della schiena, le spalle, un braccio e una mano. L’uomo indossava un orologio d’oro. "Si è steso ad asciugarsi sugli scogli perché è bagnato" pensò. L’orologio d’oro brillava sotto il sole. L’altro braccio e l’altra mano non erano visibili. Poi, d’un tratto, si rese conto che erano stati certamente mozzati durante la caduta e si mise a vomitare.