Charlie annuì. «Lei è un investigatore speciale?» Il tono della sua voce lasciava intuire che Dwight Ericson era troppo inesperto, troppo giovane e troppo ingenuo per la posizione che ricopriva. Charlie si alzò pigramente. «Sicuramente saprà già tutto dei giochi e dei divertimenti che si sono svolti in questa casa la scorsa primavera, per cui è inutile ritornare sugli stessi argomenti. Ora però c’è una terza vittima da prendere in considerazione. Gli hanno sparato?»
Ericson lo guardò attraverso le fessure degli occhi e annuì.
«Credo sia meglio che scambiamo due parole» gli propose Charlie.
Ericson esitò un istante, sì voltò e condusse Charlie nella biblioteca. Uno degli agenti statali restò con il gruppo e l’altro lo seguì. L’uomo dello sceriffo se ne andò, mentre Charlie e Constance seguirono Ericson. Constance sapeva che tutti gli occhi erano puntati su Charlie, e che ognuno voleva chiedere cosa avrebbe raccontato dello stupido gioco a cui avevano accettato di partecipare alcuni mesi prima. Non c’era modo di rassicurarli sul fatto che aveva deciso di non parlarne. Se solo avessero ascoltato si sarebbero accorti che lo aveva già detto chiaramente.
Nella biblioteca, Ericson si fermò davanti a un lungo tavolo e sembrò quasi studiarlo con interesse. Poi si voltò e guardò Charlie e Constance più attentamente. «Meiklejohn. Lei si è occupato di quel caso di omicidio di Ashland, vero?»
Charlie annuì.
«L’hanno coinvolta per indagare sulle due morti di maggio?»
«Per essere precisi, Milton Sweetwater è venuto a casa nostra e
Dwight Ericson si sedette e si strofinò gli occhi. «Non la voglio ostacolare. Sa quanti abitanti ha l’Oregon? Quasi tre milioni, e si estende per un territorio enormemente vasto. Io sono l’investigatore speciale di questo stato, l’unico investigatore speciale. Sinceramente, Mr Meiklejohn, se mi potrà essere utile, mi creda, accetterò il suo aiuto.»
Charlie annuì cordialmente. «Tre, quattro milioni, poco cambia, lei rimane comunque sott’organico. Io posso mostrarle come Gary Elringer, e forse altri, si sono spostati in questa dannata casa senza essere visti la notte dei due assassinii.»
«Allora mi hanno mentito dicendo che il computer ha registrato ogni loro movimento.» Sembrava risentito, come un bambino a cui era appena stato rivelato che Babbo Natale non esiste.
«Non del tutto, o quantomeno solo alcuni le hanno mentito.»
«E che mi dice della ferita d’arma da fuoco? Come sapeva che avevano sparato a Sweetwater?»
«Non lo sapevo» ammise Charlie. «È stata una deduzione logica. Ho detto allo sceriffo delle macchie di sangue sul ciglio della scogliera ma non ho visto assolutamente nessuna arma. Sweetwater era un uomo robusto e in buona forma. Mi è sembrato poco logico supporre che qualcuno lo abbia semplicemente spinto giù, che sia caduto o si sia buttato. La presenza delle macchie di sangue mi ha fatto capire chiaramente che le cose non sono andate così. Non rimaneva molto altro a cui pensare se non a una pistola.»
«Va bene. E in che modo riuscivano a spostarsi senza che il computer registrasse i loro movimenti?»
«La cosa migliore per spiegarglielo è farle vedere cosa abbiamo scoperto nell’ufficio di Gary» rispose Charlie. «L’idea è venuta a Constance, è stata lei a sospettare che Gary Elringer avesse un passaggio privato per entrare e uscire.»
Scesero nel seminterrato.
«Vede» disse Charlie poco dopo nell’ufficio di Gary «basta selezionare "sala tv" nella
Ericson si avvicinò, poi chiese bruscamente: «Avete toccato qualcosa?»
«No. Lo avevamo appena scoperto quando Beth è rientrata a casa annunciando il ritrovamento del corpo di Milton Sweetwater. Non abbiamo avuto molto tempo per fare delle indagini. C’è una porta sulla parete di fondo dell’ascensore» aggiunse a bassa voce «e il solo posto in cui la si può aprire è al pianterreno, in corrispondenza dell’uscita dietro al grande freezer che porta nel piccolo corridoio dietro al bagno e allo spogliatoio. Da lì ci vuole un attimo per arrivare nella sala idromassaggio o per uscire fuori attraverso la porta che si trova in corridoio.»
Ericson fece segno di avvicinarsi all’agente in uniforme. «Voglio che verifichiate subito se ci sono delle impronte digitali. Passate al vaglio tutto quanto nella stanza.»