Читаем La casa che usside полностью

«Accidenti!» esclamò Charlie fermandosi. Davanti a loro un’onda particolarmente grande si era infranta contro la scogliera. Gli scogli che si protendevano verso il mare a nord dell’insenatura venivano coperti dalla marea che guadagnava rapidamente terreno. Le onde si abbattevano contro di essi sollevando in alto spruzzi d’acqua e di schiuma. «Da queste parti la marea quando arriva non perde tempo» commentò Charlie, e ripresero a camminare.

«È terribilmente difficile spostare un cadavere» disse Charlie dopo un istante. «L’espressione "a peso morto" non è nata per caso. Ma perché ucciderlo e gettarlo giù dalla scogliera? Perché cancellare le impronte? È vero, prima che Milton morisse chiunque sarebbe potuto entrare e uscire dalla sua camera. L’assassino avrebbe potuto organizzare una messinscena, altrimenti perché sparargli un colpo in testa quando ormai era già spacciato?»

«Forse voleva assicurarsi che nessuno fingesse di credere a una morte accidentale.»

Charlie si fermò di colpo conficcando le dita nel braccio di Constance. «Gesù, ci sono!»

Con una certa sorpresa Constance si voltò a guardarlo. Immobile fissava le onde che s’infrangevano sugli scogli neri.

Charlie tornò indietro. «Abbiamo camminato abbastanza. Camminare, correre, fa male alle articolazioni, alle ginocchia. Andiamo.»

Ripercorsero la strada a passo svelto. Di tanto in tanto Charlie borbottava qualcosa a bassa voce, mentre in altri momenti canticchiava quasi impercettibilmente. In casa loro vigeva una regola non scritta, per cui chiunque poteva borbottare tutto il tempo che voleva senza essere interrotto. Talvolta, quando non era chiaro se la persona stesse borbottando o semplicemente conversando a un volume troppo basso, era consentito domandare: "Stai borbottando?". Constance non ebbe difficoltà a riconoscere che in quel momento Charlie stava borbottando e si guardò bene dall’interromperlo.

Sotto la veranda di mattonelle rosse incontrarono Beth. «Salve» disse Constance. «Niente bridge?»

Beth si avvicinò trascinando i piedi. «A Maddie non sembra importare molto che si giochi o meno, e poi oggi non riesco a concentrarmi sulle carte. Stanno eseguendo nuove perquisizioni. Non possiamo nemmeno andare nelle nostre camere. Cosa stanno facendo?»

Prima che Constance potesse parlare Charlie le diede una breve stretta al braccio e si ritrasse. «Vedo se riesco a sapere qualcosa» disse. «Arrivederci, signore» e si allontanò lentamente.

«Ovvio che è difficile concentrarsi in questo momento» disse Constance. «Le racconto una storia. C’era una volta una bella principessa i cui genitori morirono all’improvviso lasciandola orfana.» Constance ignorò lo sguardo incredulo di Beth e disse con un sorriso: «Mi dispiace, ma è così che iniziano sempre le storie, vanno dritte al punto senza girarci tanto intorno. Allora la fata buona andò dall’infelice ragazza e le disse: "Devi andare a vivere con lo zio più vecchio finché non diventerai grande". Così la ragazza andò a vivere dallo zio.»

Constance proseguì il racconto senza badare all’espressione di Beth. L’espressione stupita e preoccupata di chi ha di fronte una pazza.

«Sin dal primo giorno lo zio picchiò la ragazza se faceva troppo rumore, o se stava troppo in silenzio, se piangeva o non piangeva per i genitori, se mangiava troppo o troppo poco. Pian piano la nipote cominciò a capire che cosa desiderava da lei e a farlo prima che la picchiasse. Quando la fata buona venne a trovarla per vedere come stava, trovò la bambina rannicchiata in un angolo che osservava lo zio, cercando di intuire cosa potesse scatenare la sua ira. La fata buona portò via la ragazza da quella casa e la condusse dal secondo zio più anziano. "Dovrai rimanere qui finché diventerai grande" le disse come la prima volta, e la lasciò nella nuova casa.

«Quello zio era sposato con una donna che non appena vide la bambina disse: ’Oh, tu sei così giovane e in forze, mentre io sono vecchia e debole e presto dovrò morire’. La ragazza rise e la zia disse: ’Oh, tu sei così felice e spensierata mentre io sono triste e piena di pensieri e presto dovrò morire’. Quando vide la ragazza correre disse: ’Oh, tu sei piena di salute e di vita mentre io sono stanca e soffro e presto dovrò morire’. Questa volta, quando la fata buona ritornò, trovò la ragazza con i capelli legati in una stretta crocchia, una gonna voluminosa che le nascondeva le giovani gambe, e la poverina camminava con la schiena curva e piegata strofinandosi spesso gli occhi per arrossarli e farli lacrimare. Ovviamente la portò subito via.»

Beth ascoltò la storia passeggiando insieme a Constance sotto la veranda e mostrandosi stranamente restia all’idea di rientrare in casa.

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