Читаем La missione di Sennar полностью

Il mago seguì la sua corsa con lo sguardo e rimase abbagliato dal luccicare delle spade levate al sole. Poi gli apparve la ciurma dell’altro vascello: tutti uomini, tutti armati.

Per un istante fu come se il tempo si fosse fermato. Ghigni truci da un lato e dall’altro, spade strette in pugno, muscoli pronti allo scatto. Infine, all’improvviso, un fracasso assordante; urla, clangore di armi e lo scintillio di decine di lame che si incrociavano.

Sennar restò inchiodato al suo posto. Quello non era un semplice arrembaggio, era un regolamento di conti tra pirati. Avevano attaccato un’altra nave di bucanieri.

Nel giro di pochi minuti, il ponte fu viscido per il sangue, molti corpi caddero a terra e altri furono scaraventati fuori dalla murata.

Sennar ebbe un moto di disgusto e decise che aveva visto fin troppo. Riprese con rabbia la via della stiva e si andò a rincantucciare in un angolo, al riparo dalla battaglia. Sono tagliagole che regolano i loro conti, non ti riguarda , si ripeteva. Ma dall’alto continuavano ad arrivare urla, gemiti e i lugubri tonfi dei corpi che cadevano a terra. Sennar si premette le mani sulle orecchie.

Lo scontro non durò più di mezz’ora.

Quando i passi sul ponte si fecero meno frenetici e le grida si spensero del tutto, Sennar, ancora adirato, si azzardò a risalire.

Solo un paio di uomini della ciurma erano feriti gravemente e, se non fosse stato per le macchie di sangue sull’impiantito, non si sarebbe detto che si era appena concluso un duro combattimento. Evidentemente i corpi dei caduti giacevano già tutti sul fondo dell’oceano.

Sotto gli occhi soddisfatti di Aires, alcuni pirati portavano a spalla pesanti bauli, orci e barili, che scaricavano sul ponte.

Quando anche l’ultima cassa fu caricata e furono pronti a partire, la donna si avvicinò a Sennar. «Impressionato?»

Il mago non rispose.

Lei ridacchiò. «Come immaginavo. Non avevi mai visto ammazzare nessuno, vero, bel bimbo?»

Sennar sentì il sangue corrergli al viso. «Di morti ne ho visti fin troppi, credimi» rispose con voce dura.

Aires alzò le spalle, poi si voltò verso i suoi. «È a bordo il pezzo forte?»

Si fecero avanti due uomini, che ne portavano a braccia un terzo; non si reggeva in piedi e la barba e i capelli lunghi gli coprivano il volto.

Aires gli si avvicinò e sorrise. «Ben ritrovato, amore mio.»

Quando lo baciò, l’intera ciurma levò un grido di trionfo.

3

Un prodigio.

Nihal e Ido erano nell’arena, come quasi sempre di mattina presto. Costituivano uno spettacolo quanto meno insolito per la base in cui vivevano: lei, aspirante Cavaliere di Drago, era l’unica donna dell’accampamento, anzi, di tutto l’esercito delle Terre Libere, lui, il suo maestro, l’unico gnomo che fosse mai riuscito a diventare Cavaliere di Drago. Per questo parecchia gente assisteva ai loro scontri mattutini. Del resto, guardarli era un piacere. Fraseggiavano con le lame, intrecciavano duelli che sembravano danze, si battevano ritmi forsennati. Bisognava poi ammettere che Nihal era un bel guardare, nonostante fosse un guerriero decisamente truce e nascondesse le sue forme sotto panni militari: lunghe gambe affusolate, un addome scolpito da anni di addestramento, un seno florido e ben disegnato. Per non parlare dei suoi esotici capelli blu o dei profondi occhi viola, tipici della sua stirpe. In molti ne erano attratti, ma era una preda del tutto fuori portata: Nihal era assai poco socievole e per nulla interessata alle questioni sentimentali.

Quella mattina il pubblico era piuttosto scarso, forse perché l’aria era davvero gelida, forse perché minacciava pioggia. Nihal e Ido non si facevano scoraggiare da così poco; come al solito si battevano senza sosta, e il soldato dovette chiamarli più volte prima che si decidessero finalmente a calare le spade.

«Siete attesi entrambi da Nelgar, ora.»

Nihal si recò nel suo alloggio stupita. Non le capitava spesso di avere a che fare con il responsabile della base in persona. Non che fosse il tipo che incutesse timori reverenziali. Bassetto e piuttosto robusto, aveva più l’aria di un pacifico oste che del comandante di una delle più grandi basi delle Terre libere. Non era neppure uno di quelli fissati coi gradi e la disciplina a tutti i costi, eppure sapeva come farsi obbedire, e dai suoi era ammirato e rispettato.

Nihal entrò nella tenda di Nelgar timidamente, Ido si andò subito a stravaccare senza problemi sulla sedia più vicina.

«Siediti pure» le disse Nelgar in tono cortese. «Ti ho chiamata perché ho una missione da affidarti.»

Il cuore di Nihal ebbe un sobbalzo. Non le era mai stato assegnato un compito. Fino a quel giorno aveva sempre agito insieme a Ido.

«Si tratta di portare un messaggio al di là del confine, in un campo nella Terra del Mare. Ci servono rinforzi per un attacco. Porterai la nostra richiesta e tornerai con la loro risposta.»

Tutto qua? Nihal fu delusa.

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