Nelgar le spiegò i particolari e le diede una mappa per orientarsi nella foresta. «Partirai domani. Puoi andare.»
Nihal si congedò con un inchino, seguita da Ido.
«Cos’è, sono stata retrocessa? Da aspirante Cavaliere a semplice attendente?» chiese imbronciata al suo maestro. «Mi pare che per un lavoro del genere gli scudieri non manchino.»
«Ti ho proposta io» rispose calmo Ido.
«Grazie tante. Non vedevo l’ora di farmi quattro passi nei boschi.»
«Non prenderla alla leggera. È ora che inizi a muoverti da sola. L’addestramento procede bene, entro l’anno potresti essere Cavaliere.»
Nihal si voltò di scatto. Le brillavano gli occhi.
Ido non si scompose. «Finora sei stata appiccicata a me come un pulcino alla chioccia, stavolta invece dovrai contare solo sulle tue forze. La missione in sé non è complicata, ma ti muoverai lungo confini che non sono affatto sicuri. Sarà un buon allenamento.»
Nihal aveva sempre combattuto sul campo, non aveva mai avuto a che fare con la guerriglia. Alla peggio, si disse, sarebbe stata un’esperienza nuova.
«E poi sono mesi che te ne stai rintanata nella Terra del Sole. Un po’ d’aria di mare ti farà bene» concluse lo gnomo.
«Aria di mare? Ma l’accampamento è all’interno.»
«Vedrai...» Ido sorrise. «Vedrai.»
Nihal lasciò la base alle prime luci dell’alba. Niente Oarf per quel viaggio, la missione richiedeva un certo grado di segretezza e un drago non passava certo inosservato. Così montò a cavallo e partì con scarso entusiasmo.
C’era stato un tempo, prima che Salazar venisse distrutta, in cui viaggiare le piaceva. Ricordava con quanta eccitazione, da bambina, accompagnava Livon dai fornitori. E come le era piaciuto galoppare con Soana e Sennar verso la Terra dell’Acqua, dove il suo amico aveva ricevuto l’investitura a mago. Era stata la prima volta che Nihal aveva lasciato la Terra del Vento e il tragitto le era sembrato pieno di meraviglie. Le pareva che fossero trascorsi secoli, da allora.
Se almeno ci fosse stato Sennar. Era bello bivaccare con lui accanto al fuoco, guardare le stelle e parlare di tutto e di niente.
Forse anche con Ido sarebbe stato piacevole viaggiare. Così invece si sentiva indifesa contro i fantasmi del passato. Si allontanò dalla base di pessimo umore.
La Terra del Sole e la Terra del Mare condividevano un unico grande bosco, il più esteso di tutto il Mondo Emerso: la Foresta Interna.
Quando Nihal passò il confine, dopo due giorni di viaggio, il paesaggio restò identico. La foresta continuava a essere fitta e intricata, ma l’odore di salsedine arrivava fin lì.
Nihal non aveva mai visto il mare. Quel profumo le fece venire voglia di spingersi fino alla costa. Le tornarono in mente i racconti di Sennar sulla sua Terra. Il Piccolo Mare poco distante dal confine con la Terra dell’Acqua. Il Faro di Dessa, ultima propaggine del Mondo Emerso. La vastità dell’oceano.
Durante il tragitto, soprattutto di notte, non era tranquilla. Il confine con la Grande Terra, regno incontrastato del Tiranno, era vicino e i boschi pullulavano di spie. Si trattava più che altro di uomini, perché i fammin non erano certo adatti a lavori tanto delicati. Quelli erano piuttosto inclini a massacrare: lunghi arti potenti ottimi per stritolare, mani e piedi corazzati di artigli affilati per ghermire la vittima, grugni truci con bocche fitte di denti buoni solo a straziare le carni. Massicci e del tutto ricoperti da un disgustoso vello rossiccio e riccioluto, sapevano solo incutere orrore.
Il Tiranno mandava piuttosto uomini e gnomi a controllare i confini con la Grande Terra, a cercare di carpire eventuali strategie di avvicinamento da parte dell’esercito delle Terre libere e a uccidere chiunque si inoltrasse nei suoi territori. Nihal non li vide, ma più di una volta ebbe la sensazione dei loro occhi vigili incollati addosso. Il viaggio, tuttavia, fu breve e solitario. In quattro giorni Nihal giunse a destinazione.
Le guardie si meravigliarono di veder arrivare una donna con i capelli blu e le orecchie a punta, vestita da soldato.
«Sono un apprendista Cavaliere» si presentò Nihal. Arrossì. «Devo consegnare un messaggio al sovrintendente.»
L’accampamento assomigliava alla sua base: un’ampia cittadella fortificata che ospitava non solo guerrieri, ma anche donne e bambini. Lì però le cose sembravano andare meglio che alla Terra del Sole. La Terra del Mare aveva confini sicuri ed era esposta a possibili attacchi solo verso sud, dove incombeva la Grande Terra. La figura oscura della Rocca del Tiranno si ergeva ostile al di sopra degli alberi, grande come Nihal non l’aveva mai vista.