Читаем La missione di Sennar полностью

«Sì. La base è un bel posto. E poi, non dicevi di voler fare lo scudiero? Là potresti imparare il mestiere, renderti utile.»

Laio scosse la testa.

«Non sarà per sempre» continuò Nihal. «Il tempo di rimetterti in sesto, di capire cosa vuoi. Insomma, non ti va di stare un po’ con me? Come ai vecchi tempi?»

Laio sorrise. «Fammici pensare.»


Stesa su un po’ di paglia ammassata alla buona, Nihal si svegliò di colpo. Scostò rapida il mantello che la copriva e la sua mano corse alla spada. Pioveva ancora. Insieme al rumore delle gocce sulle pareti udì il suono di passi nel fango. Sembrava che qualcuno si stesse appostando intorno alla casa. Nihal rimase immobile, i sensi tesi, per cercare di capire quanti fossero. Si alzò in silenzio, si avvicinò all’amico e gli scosse una spalla.

«Che ora è?» borbottò Laio, con la voce impastata dal sonno.

Nihal gli fece segno di parlare più piano. «Prendi la spada e mettiti alle mie spalle» sussurrò.

Il ragazzo si svegliò di colpo. «Che cosa succede?»

«Ci attaccano. Siamo circondati» sussurrò Nihal. Si accostò alla porta e si mise in ascolto. «Appena abbiamo via libera, scappiamo. Chiaro?»

Laio annuì.

Ora i passi erano più vicini. Due persone, subito fuori dalla casa. Gli altri dovevano essere almeno una quindicina, ma Nihal non riusciva a capire dove si trovassero. Sono tanti, maledizione. Troppi.

La porta venne sfondata all’improvviso.

Laio urlò, ma Nihal non si lasciò prendere alla sprovvista. Sbatté a terra il primo nemico, un grassone grosso quanto una montagna e armato di una corta daga, non appena ebbe varcato la soglia e lo trafisse senza dargli il tempo di fiatare. Un istante dopo, un tizio truce e nerboruto, del tutto calvo, brandì una scure davanti a lei. Gli altri erano sul retro. Sentiva i loro grugniti concitati. Fammin.

«Fatti sotto, bambina» ringhiò l’uomo con la scure.

Nihal si gettò avanti e lo spinse con violenza. «Scappa!» urlò a Laio.

L’uomo cadde a terra ma si rialzò subito imprecando. Nihal, però, fu più veloce. Con un fendente gli mozzò la mano e lo lasciò a urlare sulla soglia della casa diroccata.

Laio aveva raggiunto il cavallo di Nihal ed era montato in sella. Raccolse al volo l’amica e partirono al galoppo. La corsa non era facile. La pioggia aveva reso viscido il terreno e al buio era quasi impossibile orientarsi.

Un sibilo acuto fendette la cortina d’acqua.

«Hanno gli archi!» urlò Nihal.

Laio incitò il cavallo, ma l’animale incespicava di continuo. Quando una freccia lo raggiunse a una zampa, Laio e Nihal caddero sul terreno fangoso.

Nihal si rialzò subito, Laio restò a terra e iniziò a gemere. I passi degli inseguitori si fecero più rapidi e incalzanti.

«Alzati!» gridò Nihal.

«Non ce la faccio. Il piede...»

Nihal lo sollevò a forza e lo trascinò nel bosco, senza seguire una direzione precisa. Scivolava e la pioggia fitta la accecava. I sibili alle loro spalle ricominciarono, poi li raggiunse una pioggia di frecce. Nihal sentì un forte bruciore alla spalla sinistra e fu costretta a fermarsi.

Laio ansimava, il viso contratto dal dolore. «Ti hanno colpita.»

Una ferita di striscio aveva lacerato il corpetto di pelle. La spalla sanguinava. Nihal riprese ad avanzare, tirando Laio per un braccio. «Non è niente, avanti.»

La foresta sembrava impenetrabile. I fammin erano sempre più vicini.

Nihal procedette tra i rami che le frustavano il corpo, mentre cercava di pensare a una soluzione. Che cosa devo fare? Cosa? Il dolore al braccio era terribile e Laio non era in condizioni di combattere, ma se continuavano a fuggire in quel modo, senza meta e dando le spalle al nemico, non avrebbero avuto scampo. Ormai sentiva i respiri affannati dei loro inseguitori. Che cosa devo fare?

«Eccoli!» urlò una voce disumana.

Una torma di fammin emerse di corsa dalla boscaglia e si abbatté su di loro come una frana.

Nihal cadde in avanti e trascinò con sé anche Laio. Si girò sulla schiena, strinse l’elsa della spada e puntò un gomito a terra per rialzarsi. Non voglio morire! Scivolò, annaspò, ricadde nel fango. Non voglio morire! Mentre la pioggia le sferzava il viso, ebbe il tempo di vedere i grugni deformi dei fammin chini su di loro, le braccia innaturalmente lunghe piegate nell’attacco, le scuri sollevate pronte a massacrarli. I fulmini riverberavano sulle loro lunghe zanne.

Nihal chiuse gli occhi. Non voglio morire! Non ancora!

«No!» urlò Laio tra i singhiozzi.

Dietro le palpebre serrate, Nihal percepì un forte bagliore. L’elsa della spada divenne bollente. Aprì gli occhi. Una barriera argentata circondava lei e Laio.

Le armi dei fammin vi si abbatterono ripetutamente e la barriera prese a vibrare e a emettere un rombo sordo.

«Nihal» gemette Laio.

I fammin continuarono a colpire, ringhiando di rabbia, ma quello scudo trasparente era impenetrabile.

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