Dodi era davvero un gran narratore. Sennar aveva ascoltato senza fiatare, si era dimenticato persino del mal di mare.
«Come era finito sulla nave dove l’abbiamo trovato?» chiese alla fine.
«Semplice» rispose Dodi, soddisfatto per il successo della sua storia. «Il cacciatore di taglie che Benares ha fatto fuori aveva molti amici, tra la feccia dei porti della Terra del Mare. Dalla liberazione di Rool, non hanno dato tregua a Benares. Lo hanno assalito di notte, mentre era alla fonda in una baia nascosta, uno dei nostri ritrovi. Uno schieramento di forze mai visto, si dice. Quando lo abbiamo ripescato, lo stavano portando a terra per venderlo ai militari.»
«Venderlo?»
«Funziona così, non lo sapevi? Qualcuno fa il lavoro sporco, qualcun altro paga e si prende l’onore della cattura.»
«Dovresti fare lo scrittore, Dodi» disse Sennar alla fine della storia.
Dodi sorrise. «Vedrai, mago. Quando avrò guadagnato abbastanza soldi come pirata, scriverò le mie gesta e diventerò più famoso di Benares.»
L’umidità della notte iniziava a farsi sentire. Sennar diede a Dodi una pacca sulla spalla e si alzò in piedi con uno sbadiglio. «Non so tu, ma io vado a dormire.»
«Aspetta, Sennar» lo fermò il mozzo. «Posso darti un consiglio?»
«Certo.»
«Se fossi in te, mi guarderei le spalle.»
Sennar lo fissò, stupito. «In che senso?»
«Benares non vede di buon occhio le chiacchierate che ti fai con la sua donna» rispose malizioso Dodi. «E poi, per dirla tutta, il fatto che tu abbia convinto Aires a lanciarsi in un’impresa tanto pericolosa lo insospettisce.»
Il mago scoppiò a ridere. «Può dormire tranquillo. Aires non mi vede neanche.»
Dodi gli strizzò l’occhio. «Non è detto, Sennar, non è detto.»
Per un mese la navigazione procedette tranquilla e senza intoppi. C’era vento e il mare alzava la voce solo di tanto in tanto.
Sennar ormai si era abituato al rollio della nave. La mattina, appoggiato al parapetto del ponte, guardava lo spettacolo dell’oceano che restituiva il sole al mondo e provava un senso di consolazione. Quel viaggio in fondo gli piaceva. Forse avrebbe portato a termine la sua missione e ne sarebbe uscito vivo.
Nihal gli mancava. Una sera le scrisse una lettera. Aveva già iniziato a recitare la formula per mandargliela, quando si fermò e la rilesse.
I problemi iniziarono alla quinta settimana di navigazione. Il mare si fece sempre più impetuoso, le tempeste presero a susseguirsi senza sosta. Avevano raggiunto la zona inesplorata. Nessuno era mai arrivato fin là e orientarsi era difficile.
Una sera Rool convocò Sennar nella sua cabina.
«Secondo i miei calcoli, dovremmo essere quasi in vista delle isole sconosciute. Queste.» Indicò la mappa. «Ma per il momento non se ne vede nemmeno l’ombra.»
«Ed è grave?» chiese Sennar preoccupato.
«Sì. Non rimane molto in cambusa. Quando l’abbiamo riempita pensavamo che a questo punto avremmo potuto rifornirci. Se non troviamo in fretta quel dannato arcipelago, saranno guai.»
Più i giorni passavano, più l’equipaggio scrutava la distesa d’acqua con apprensione. Ma l’orizzonte era avaro di novità e tutto quel che proponeva era un blu intenso e crudele.
Sennar decise di rinunciare a metà della sua razione di cibo.
«Sei sempre così giudizioso, Sennar?» chiese Aires, quando venne a saperlo. Erano seduti sul ponte, l’uno accanto all’altra.
«Mi sento responsabile di questa situazione» rispose lui, compunto.
«Che bravo ragazzo» ridacchiò lei. «Sei proprio da sposare.»
Sennar era stupito di vederla così tranquilla. Anche Benares e Rool non sembravano preoccuparsi. Per loro era tutto normale: il rischio, la fame, le incognite del mare.
«Non hai paura di quello che potrebbe succedere?» le chiese.
Aires allungò le gambe e appoggiò i piedi su una botte di rum. «Paura? Perché? Il rischio mi diverte, è il sale della vita. Se non ci si diverte nel poco tempo che ci è dato, che cosa si vive a fare? E poi è una sfida.» Si voltò verso Sennar. «Sai perché ho deciso di accettare questa impresa?»
«Per i soldi?»
«Bravo il mio maghetto. Sei perspicace, quando vuoi» lo canzonò Aires. «Ma i soldi non sono niente senza avventura. Arrivare dove nessuno ha mai messo piede... Ci pensi che pochi prima di noi hanno visto questo blu? E che nessuno è tornato indietro a raccontarlo? Be’, io arriverò fino in fondo. E tornerò indietro. Allora saprò di essere la migliore. Adesso piantala di preoccuparti, non ci avvicinerà di un miglio alla meta.»
Poi arrivò la bonaccia. Il mare era piatto come l’olio, l’orizzonte sempre più blu. Senza acqua piovana da raccogliere, le riserve iniziarono presto a scarseggiare. Furono tagliati i viveri e con la fame crebbe il malcontento. Non tutti avevano la forza d’animo di Rool o l’incoscienza di Aires.