La barriera si restrinse vistosamente.
Fu Rool il primo ad accorgersene. «Forza, ragazzo! Forza!» urlò.
Ma il mago sembrava incosciente.
«Maledizione! Sta per crollare! Ecco che cosa si ottiene a mettersi nelle mani di un ragazzino» imprecò Benares.
Aires lo fulminò con lo sguardo. «Taci! Se non fosse per lui, saremmo già morti.» Poi alzò la voce. «Continua così, Sennar! Siamo fuori, siamo quasi fuori!»
Dalla coffa non arrivò risposta. Lo scudo argentato si rimpicciolì ancora.
«Voi, là sotto! Aumentate il ritmo!» ordinò Rool, ma si rendeva conto di chiedere troppo ai suoi uomini. «Siamo finiti» mormorò.
«Guardate!» urlò all’improvviso Benares.
Nel nero delle nuvole si era aperto uno squarcio. Una lama di luce tagliava l’oscurità. Aires iniziò a ridere, tanto che il timone quasi le sfuggì di mano.
«Remate più che potete» intimò Rool.
Tra i fulmini si intravide uno spicchio di cielo azzurro e subito dopo un pezzo di terra incorniciata di verde. Viste da quell’inferno, le isole sembravano terre paradisiache. La salvezza era lì, a portata di mano, ma la tempesta non accennava a diminuire. I fulmini e le onde si abbattevano incessanti sulla barriera.
«Resisti, Sennar! Manca poco!» urlava Aires con quanto fiato aveva in corpo, ma ormai la barriera lambiva la polena della nave e continuava a restringersi.
D’un tratto, la polena si frammentò in centinaia di schegge argentate e la figura scolpita nel legno della prua si trovò a fronteggiare la furia degli elementi. La nave iniziò a deviare, mentre la tempesta inghiottiva l’imbarcazione, un’asse dopo l’altra. Ormai buona parte della prua era in balia della burrasca e la barriera era sottile come un velo. La nave continuò a ruotare su se stessa, mutando rotta ogni volta. Dal ponte si alzarono urla, incitamenti confusi, ordini.
Di tutto quel baccano a Sennar non giungevano che suoni ovattati. Sentiva solo che le forze lo abbandonavano e che uno strano languore si impossessava di lui.
Davanti alla nave si dispiegò un arcipelago tranquillo. A poppa, la macchia nera come la pece che aveva quasi inghiottito la
Aires si liberò dall’abbraccio del capitano e corse verso l’albero maestro. «Sennar! Sei stato grande, Sennar!» gridò al colmo della gioia.
Nessuna risposta.
«Sennar» chiamò ancora.
Sul ponte scese il silenzio.
«Ci avrà rimesso le penne» commentò Benares.
Aires si voltò di scatto. «Non dire idiozie!» sibilò, quindi dimenticò la stanchezza e prese ad arrampicarsi.
Quando si riaffacciò dalla coffa, gli occhi di tutti i pirati erano puntati su di lei.
«Non ci crederete mai» urlò Aires con un sorriso. «Dorme.»
5
Laio diventa scudiero.
Laio non riusciva ad appoggiare il piede e a Nihal la ferita alla spalla bruciava. Di rimettersi in cammino non se ne parlava proprio, così decisero di attendere le prime luci dell’alba. Si allontanarono il più possibile dal luogo dello scontro e si arrampicarono a fatica su un grande albero. Almeno lassù sarebbero stati al sicuro.
Laio studiò con occhio clinico la ferita dell’amica. «Posso disinfettarla, se vuoi» propose titubante.
Nihal gli rivolse uno sguardo interrogativo. «E come?»
«Ora ti faccio vedere.»
Tirò fuori dalla bisaccia che portava al fianco alcune foglie e iniziò a masticarle. Quindi si tolse il bolo di bocca e lo spalmò sulla spalla di Nihal. «È solo un graffio, ma almeno così non farà infezione. Per un po’ ho lavorato come sguattero in una locanda e la donna che la gestiva conosceva le proprietà delle erbe. Mi ha insegnato qualche segreto.»
Quando ebbe finito, Laio si appoggiò al tronco e chiuse gli occhi, esausto.
Nihal fece altrettanto, ma un pensiero le rimbalzava nella testa.
Prese in mano la spada e la guardò. Il drago scolpito da Livon si avvolgeva sinuoso intorno all’elsa. Sul cristallo nero, la testa dell’animale si stagliava come una stella nel buio della notte; era incisa in una gemma bianca, al cui interno brillavano migliaia di pagliuzze colorate.
La Lacrima.
Era così abituata a vederla che aveva smesso di considerarla altro che un ornamento. Come aveva potuto dimenticarsene?
Nihal ripensò a quando, a tredici anni, aveva deciso di imparare la magia e aveva perseguitato Livon perché le presentasse un mago disposto ad accettarla come allieva. Livon da principio non ne aveva voluto sapere, ma era stata così insistente che alla fine lui aveva ceduto.