Era stato così che Nihal aveva scoperto di avere una zia. La sorella di suo padre si chiamava Soana e viveva ai margini della Foresta; si era allontanata da Salazar perché gli informatori del Tiranno non venissero a sapere che era un membro del Consiglio dei Maghi.
Soana l’aveva accolta senza chiederle nulla, se non di superare una prova: Nihal avrebbe dovuto passare due giorni e due notti da sola nella Foresta e dimostrare di essere stata accettata dagli spiriti della natura.
Là Nihal aveva incontrato per la prima volta una comunità di folletti. Era stato Phos, il loro capo, a darle quella pietra. «È una specie di catalizzatore naturale» le aveva detto. «Potenzia e aumenta la durata delle magie. Ho pensato che fosse un bel regalo da farti, per quando sarai maga.»
Nihal si ricosse dai ricordi.
Si ripromise di indagare. Poi la stanchezza ebbe la meglio e lei scivolò in un sonno profondo e senza sogni.
Il viaggio di ritorno alla base fu privo di sorprese. Non incontrarono tracce dei soldati del Tiranno, tuttavia si mossero con circospezione. Laio zoppicava, ma non si lamentò mai. Arrivarono con un giorno di ritardo sulla data prevista. Quando vide che Nihal non era sola, la sentinella ebbe un attimo di esitazione.
«Garantisco io per lui» la anticipò Nihal. «È un mio vecchio compagno d’armi.»
La notizia si diffuse per il campo più rapida della folgore.
«È tornata accompagnata...»
«Un ragazzo, più piccolo di lei...»
«Sarà l’amante...»
«Macché amante! L’hai visto? Uno così Nihal se lo mangia a colazione...»
«Ho sentito dire che è suo fratello...»
«Come no. Lei con i capelli blu e le orecchie a punta, lui biondo e paffuto. Due gocce d’acqua...»
Nihal tirò dritta fino alla capanna di Ido. Laio la seguì, a disagio. Dovunque girasse lo sguardo, c’erano occhi curiosi che lo fissavano.
«Ma cos’hanno da guardare?» sussurrò all’amica.
Nihal alzò le spalle. «Ignorali.»
Ido la aspettava sulla soglia. «Che cosa è successo? Sei tutta intera?» chiese, mentre le andava incontro.
«Tutto a posto. La ferita è una sciocchezza» rispose lei, ma lo gnomo aveva già puntato gli occhi su Laio.
Il ragazzo abbassò la testa e arrossì fino alla radice dei capelli.
Laio fu spedito in infermeria a farsi controllare il piede e Nihal restò sola con Ido.
Lo gnomo le porse in malo modo una sedia. «Che cos’è questa storia? Da dove salta fuori quel bamboccio?»
«Aspetta, Ido. Lascia che ti spieghi. Era con me all’Accademia.»
Nihal raccontò tutto d’un fiato della loro amicizia. Sapeva che alla prima pausa Ido sarebbe esploso. Dalla sua pipa le nuvole di fumo si facevano sempre più nervose e frequenti.
Poi arrivò al punto cruciale del discorso.
Nella capanna scese un silenzio che non prometteva nulla di buono.
«A volte mi chiedo se sei una gran furba o una perfetta idiota, Nihal» disse Ido con calma.
«Non capisco cosa intendi.»
«Oh, insomma» sbottò lo gnomo. «Hai una vaga idea di chi sia figlio questo Laio?»
«E che ne so? Mica conosco tutti i Cavalieri di Drago.»
Lo gnomo si sporse in avanti, le sopracciglia aggrottate. «Allora te lo spiego io. Il padre di Laio si chiama Pewar e discende dalla più antica famiglia di Cavalieri del Mondo Emerso. Non si sa se sia venuto prima il suo capostipite o un uovo di drago! Quella è gente che cavalca draghi dalla notte dei tempi. Al momento, Pewar dirige le operazioni nella Terra dell’Acqua. Ed è amico intimo di Raven.»
Nihal continuò a fare la gnorri. «E allora?»
Ido saltò in piedi. «Se Pewar scopre che il figlio mi fa da scudiero, mi mangia vivo! Già Raven mi detesta, ci manca solo questa per farmi cacciare dall’Ordine.»
La discussione si scaldò. Le voci di Nihal e Ido si sentivano a parecchie braccia di distanza. Tornato dall’infermeria, Laio si era seduto fuori dalla capanna con l’aria preoccupata. Di tanto in tanto, un soldato si fermava ad ascoltare l’alterco e in breve davanti all’alloggio di Ido si formò un capannello di curiosi.
«Tutte queste storie per te?» chiese uno scudiero a Laio.
Lui scrollò le spalle. «Credo di sì.»
«Ma tu chi sei?» intervenne un soldato.
«Un compagno di Accademia di Nihal» mormorò il ragazzo.
Quando Nihal uscì, rossa in viso, il piccolo assembramento si dileguò in un istante.
«Tutto a posto?» chiese Laio.
«Vieni dentro» fu la sola risposta.
Ido era seduto al tavolo e fumava nervosamente.