La vibrazione si fece sempre più forte. Il suolo sembrò scosso da un terremoto e il rombo aumentò di volume fino a diventare intollerabile. Nihal e Laio si portarono le mani alle orecchie. Poi la barriera esplose.
L’onda d’urto si propagò verso l’esterno e investì i fammin con la violenza di un uragano. I mostri furono sbalzati all’indietro per parecchie braccia. Alcuni vennero sbattuti contro i tronchi degli alberi e crollarono a terra in modo scomposto, gli arti piegati in posizioni innaturali, i crani sfondati. Altri sparirono nel buio, travolti dallo spostamento d’aria.
Nel bosco tornò il silenzio. La pioggia ora scendeva più fine e imperlava di minuscole gocce le fronde degli alberi e i cespugli. Laio era pallido e respirava a fatica. «Cos’è successo, Nihal?»
La ragazza si passò una mano sul viso. «Non ne ho idea.»
4
Tempesta.
La nave prese il largo. La costa scomparve all’orizzonte e il mare inghiottì il panorama. Sennar sentì che ormai il passo era fatto. Non poteva più tornare indietro.
Nessuno dei libri che aveva portato con sé dava notizie certe sul gorgo. Il testo più attendibile era un resoconto dell’avventura dei conquistatori che un centinaio di anni prima avevano tentato di raggiungere il Mondo Sommerso, ma si trattava di un racconto pieno di imprecisioni, scritto alcuni anni dopo l’impresa, e non era chiaro quanto corrispondesse alla realtà e quanto fosse frutto della fantasia. Sennar non sapeva con esattezza dove si trovasse il gorgo, né quante miglia avrebbero dovuto percorrere per trovarlo. Bisognava procedere dritto verso occidente, questo era tutto.
Più la nave scivolava rapida sul mare, più Sennar sentiva l’ansia stringerlo alla gola.
Il capitano sembrava nutrire per lui una certa stima e accadeva sempre più di frequente che Aires gli rivolgesse la parola in modo quasi affabile. All’improvviso, Sennar riscuoteva le simpatie di tutti, tranne che dell’ospite misterioso.
I primi giorni non lo si vide granché. Stava sempre rintanato nella cabina di Aires, dove lei lo raggiungeva ogni volta che poteva. Quando iniziò a passeggiare sul ponte, sembrava un’altra persona rispetto al prigioniero malmesso che era stato caricato a bordo. Aveva l’aspetto di un damerino, con lunghi capelli castani che portava annodati in una corposa coda, occhi blu assai vivaci e una barba molto curata. Indubbiamente i suoi tratti regolari, ma allo stesso tempo pieni di virilità, erano fatti apposta per piacere alle donne, e in più il nuovo passeggero era sempre assai curato nell’abbigliamento. Portava camicie di raso candide con ampie maniche e preziosi corpetti di broccato pieni di fregi. Gironzolava da un capo all’altro della nave e faceva svolazzare al vento un lungo mantello di broccato nero, la mano sempre appoggiata all’elsa cesellata della spada; di tanto in tanto si fermava a scrutare il mare con sguardo pensoso, tutto preso dal proprio fascino piratesco. Se incontrava Sennar sul ponte, lo guardava di sbieco. Al mago pareva un perfetto idiota, ma sulla nave tutti lo trattavano con deferenza e nessuno si lamentava del fatto che non combinasse niente dalla mattina alla sera. La sera, Rool lo invitava nel castello di poppa a bere e a parlare fino a notte fonda.
Sennar volle saperne di più e Dodi non si fece pregare.
Una sera di burrasca, mentre il mago era squassato dal mal di mare, il ragazzo gli raccontò ogni particolare della vita del nuovo passeggero.