Quando le pale del rotore, che ruotava a trecento giri al minuto, toccarono il cavo d'acciaio intrecciato, tarato per quindici tonnellate, il suono lacerante del metallo che veniva a contatto esplose nella notte, evocando lo stridore di un'epica battaglia. Dall'abitacolo dell'elicottero, Delta-Uno vide il rotore toccare il cavo come la lama di una gigantesca falciatrice che investa una catena d'acciaio. Ci fu un'eruzione accecante di scintille e le pale del Kiowa si disintegrarono. Il pilota sentì l'elicottero precipitare di sotto e i pattini colpire il ponte con violenza. Cercò di mantenere il Kiowa sotto controllo, ma non aveva più portanza. Rimbalzò due volte sulla superficie inclinata, poi slittò andando a fracassarsi contro il parapetto del ponte.
Per un momento, Delta-Uno si illuse che la battagliola avrebbe resistito.
Poi sentì che si spezzava. Il pesante elicottero sbandò fuoribordo e precipitò in mare.
Rachel sedeva paralizzata nel Triton. Con il corpo premuto contro il seggiolino, era riuscita a puntellarsi nel momento della violenta collisione tra il minisommergibile e il rotore dell'elicottero. Le pale, che si erano letteralmente avvolte attorno al cavo, avevano risparmiato lo scafo, ma Rachel sapeva che la treccia metallica era stata gravemente danneggiata.
Doveva uscire dal Triton al più presto. Il soldato sanguinante, intrappolato nei bracci meccanici e ustionato dalle schegge, pareva delirare. Appena oltre, Rachel poteva vedere Pickering ancora aggrappato alla galloccia, sul ponte inclinato.
"Ma dov'è Michael?" Ebbe solo un istante di panico, prima che un nuovo orrore la investisse. Sopra la sua testa, il cavo sfilacciato al quale era appeso il Triton sibilò minaccioso come una frusta, mentre la treccia d'acciaio si dipanava; poi, con un sonoro schiocco, cedette.
Rachel galleggiò per un attimo senza peso nell'abitacolo del batiscafo in caduta. Il ponte sparì e le passerelle sottocoperta sfilarono veloci davanti all'oblò. Il soldato intrappolato impallidì di paura mentre il batiscafo accelerava verso l'acqua. La caduta sembrò interminabile.
Quando il Triton si schiantò in mare e affondò sotto le onde, Rachel si sentì spingere con forza contro il seggiolino. La sua spina dorsale fu compressa, mentre l'acqua illuminata artificialmente si richiudeva sopra la cupola. Si sentì soffocare quando il batiscafo si fermò sott'acqua e poi riaffiorò velocemente, come un grande pezzo di sughero.
Gli squali attaccarono istantaneamente. Rachel sedette immobile nel suo posto in prima fila a osservare lo spettacolo raccapricciante davanti ai suoi occhi.
Delta-Due sentì la testa bislunga del pesce colpirlo con immane violenza. Una tenaglia, affilata come un rasoio, gli serrò l'omero. Un dolore devastante esplose nel suo corpo quando lo squalo si contorse e scosse la testa con violenza, strappandogli il braccio. Altri squali lo azzannarono alle gambe, al torso e al collo. Senza avere nemmeno la possibilità di urlare mentre i pesci gli martoriavano il corpo, l'ultima cosa che vide fu una chiostra di denti che si chiudevano sul suo volto. Poi, il buio.
Dentro il Triton, il tambureggiare delle teste cartilaginee degli squali contro lo scafo si acquietò. Rachel aprì gli occhi. L'uomo non c'era più e l'acqua era rossa.
Sconvolta, si rannicchiò sul sedile, le ginocchia contro il petto. Sentiva che il batiscafo si stava muovendo e sfregava contro il ponte inferiore della nave alla deriva nella corrente, ma anche verso il basso.
All'esterno, il caratteristico gorgoglio dell'acqua nei serbatoi di zavorra aumentò di intensità. Il livello dell'oceano, fuori dall'oblò, saliva.
"Sto affondando!"
In preda al panico, balzò in piedi. Afferrò la maniglia del portello sopra la sua testa. Se ce l'avesse fatta a uscire dal batiscafo, avrebbe potuto ancora saltare sul ponte della
"Devo uscire da qui!"
Il meccanismo del portello indicava chiaramente la direzione verso la quale bisognava ruotare la maniglia. Rachel tirò. Il portello non si smosse. Provò di nuovo. Niente. Era incastrato, forse deformato. La paura crebbe nel suo sangue come l'acqua intorno a lei. Fece un ultimo sforzo.
Il portello non si mosse.
Il Triton affondò ancora di qualche centimetro, rimbalzando contro la
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«No! La prego!» supplicò Gabrielle. Sexton stava finendo di fotocopiare. «Così condanna a morte sua figlia!»
Il senatore fece finta di non averla sentita e andò alla scrivania con dieci pile identiche di fogli. Erano le riproduzioni delle pagine che Rachel gli aveva mandato per fax, compreso il messaggio scritto a mano che dichiarava che il meteorite era un falso e accusava la NASA e la Casa Bianca di attentare alla sua vita.