— Ecco qui — disse Morgan, con orgoglio. — Dal momento che mi avete visto camminare in verticale per un centinaio di metri, dovete avere un'idea piuttosto esatta di come funziona.
— Il buonsenso mi ha suggerito una risposta, ma nemmeno il mio eccellente cannocchiale l'ha confermata. Avrei giurato che non c'era niente a sostenervi.
— Non era questa la dimostrazione che avevo in mente, ma deve aver fatto effetto. E adesso passiamo ai soliti trucchetti. Infilate il dito in quest'anello, per favore.
Rajasinghe esitò. Morgan teneva il piccolo anello di metallo, grande circa il doppio di una vera matrimoniale, come se fosse percorso dalla corrente elettrica.
— Riceverò una scossa? — chiese.
— Non una scossa, ma forse una sorpresa. Provate ad allontanarlo da me.
Rajasinghe afferrò l'anello con cautela, e poi quasi lo lasciò cadere. Perché sembrava vivo; si tendeva verso Morgan, o per meglio dire verso la scatola che l'ingegnere stringeva in mano. Poi dalla scatola uscì un ronzio smorzato, e Rajasinghe sentì che il suo dito veniva spinto in avanti da una forza misteriosa. Magnetismo?, si chiese. Ovviamente no; nessun magnete poteva agire a quel modo. La sua prima teoria, per quanto improbabile, era esatta; non esistevano proprio altre spiegazioni. Fra loro due si stava svolgendo un tiro alla fune in piena regola, "ma con una corda invisibile".
Per quanto si sforzasse, Rajasinghe non vedeva traccia di fili o altro che collegassero l'anello a cui aveva agganciato il dito alla scatola che Morgan stava manovrando come un pescatore alle prese col mulinello. Tese l'altra mano per esplorare lo spazio intermedio che sembrava vuoto, ma l'ingegnere l'allontanò bruscamente.
— Scusate — disse. — Ci provano tutti, quando capiscono cosa succede. Potreste ferirvi molto seriamente.
— Allora avete un filo invisibile. Bello… Ma a che serve, a parte per questi giochi?
Morgan gli rivolse un sorriso enorme. — Non posso biasimarvi per essere saltato a questa conclusione. È la reazione più normale. Ma siete in errore. Se non vedete il filo è perché ha un diametro di soli pochi micron. È molto più sottile di una ragnatela.
Per una volta, pensò Rajasinghe, quella frase logora era più che giustificata. — È… incredibile. Che cos'è?
— Il risultato di circa duecento anni di ricerche sui materiali a stato solido. Se vogliamo essere più precisi, si tratta di un cristallo di diamante continuo pseudo-mono-dimensionale, però non è carbonio puro. Ci sono diversi oligoelementi in quantità accuratamente controllata. Può essere prodotto in serie solo sulle stazioni orbitanti, dove la gravità non interferisce col processo di crescita.
— Affascinante — mormorò Rajasinghe, quasi fra sé. Diede qualche colpetto all'anello attorno al suo dito, per assicurarsi che la tensione fosse ancora presente, che non si trattasse di un'allucinazione. — Capisco che potrebbe avere un'infinità di applicazioni pratiche. Sarebbe uno strumento splendido per tagliare il formaggio…
Morgan rise. — Con questo si può abbattere da soli un albero, in un paio di minuti. Ma non è facile maneggiarlo, ed è pericoloso. Abbiamo dovuto costruire apparecchi speciali per arrotolarlo e srotolarlo. Li chiamiamo "filiere". Questa va a batteria ed è stata costruita per le dimostrazioni. Il motore può sollevare fino a duecento chili, e io ne scopro sempre nuovi usi. La modesta esibizione di oggi non era la prima, fra l'altro.
Quasi riluttante, Rajasinghe tolse il dito dall'anello. L'anello cominciò a cadere, poi si mise a penzolare avanti e indietro come sospeso nel vuoto. Morgan schiacciò un bottone, e con un ronzio delicato il filo rientrò nella filiera.
— Non sarete venuto fin qui, dottor Morgan, solo per impressionarmi con quest'ultima meraviglia della scienza… Per quanto io sia impressionato. Voglio sapere cosa c'entro io in questa faccenda.
— C'entrate moltissimo, signor ambasciatore — rispose l'ingegnere, fattosi improvvisamente serio e formale come Rajasinghe. — Avete perfettamente ragione a pensare che questo materiale possa avere molte appplicazioni pratiche, alcune delle quali stiamo appena cominciando a intravedere. E una di queste applicazioni, nel bene o nel male, farà della vostra pacifica isoletta il centro del mondo. No, non solo del mondo. Dell'intero sistema solare. Grazie a questo filamento, Taprobane sarà il punto di partenza verso tutti i pianeti. E un giorno, forse, verso le stelle.
10
Il Ponte dei ponti
Paul e Maxine erano due dei suoi amici migliori e di più antica data. Eppure fino a quel momento non si erano mai incontrati, e nemmeno, per quanto risultava a Rajasinghe, erano mai entrati in contatto. Non ne avevano motivo. Oltre i confini di Taprobane nessuno aveva mai sentito parlare del professor Sarath, ma l'intero sistema solare avrebbe riconosciuto all'istante il volto o la voce di Maxine Duval.